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Lunedì 28 OTTOBRE 2024
La statistica: un pollo a testa, come diceva Trilussa
Gentile Direttore,
mi piace tantissimo quanto scritto dal collega Pietro Cavalli, a proposito dei dati statistici che dimostrerebbero una maggiore sopravvivenza in mancanza di cure. È un esercizio divertente e anche ironico su come possano essere manipolati i numeri con una certa eleganza e scaltrezza. Esercizio molto usato dalle diverse fazioni politiche quando portano acqua al proprio mulino, manipolando i numeri che dovrebbero essere, invece, la cosa più onesta di cui disponiamo.
Nella disamina del collega, si considera un solo parametro: il numero di morti per annata, passando sotto silenzio un aspetto molto importante che dà senso al nostro lavoro di medici: la cronicità. Se si taglia con l’accetta un dato considerando solo vivi e morti, non si tiene conto di come si arrivi alla morte: non esiste solo il parametro quoad vitam, ma anche quell’altro, croce e delizia del SSN: il parametro quoad valitudinem.
Se un paziente oggi, in media vive 83 anni, prima di raggiungere la casa del Padre, avrà interpellato il medico almeno un centinaio di volte per tutte le problematiche legate alla senescenza: disuria, pressione, diabete, cataratta, artrosi, menopausa, ulcere gastriche e piedi diabetici, demenza, sciatiche, tutto quel mondo di sofferenza che si trova in mezzo tra la vita e la morte. Vogliamo archiviare tutto questo e considerare che oggi si vive di più anche grazie alle migliori condizioni di vita rispetto al passato, e ritenere molto semplicemente che se non si va dal medico si campa di più ? Ottimo.
Allora la logica conseguenza di tutto questo è l’abolizione della Medicina e incrociare le dita: ognuno per se e Dio con tutti. Se proprio salta fuori qualche acciacco ricordiamoci di quanto sosteneva Seneca: Se gli dei ti vogliono male, allora sarai morto, se al contrario ti vogliono bene, basta aspettare e tutto passa. Quindi i medici non servono.
Quanto scritto dal collega Cavalli è molto divertente perché dimostra quanto si possa arrivare per absurdum a sostenere pseudo-verità partendo dalla volontaria o involontaria (spero...) manipolazione dei dati. Considerando un solo parametro: vita o morte, ignorando ogni altro aspetto reale, quale quel mondo di mezzo che intercorre tra la vita e la morte, si può arrivare alla divertente e tragica conclusione che la Medicina faccia più danni che benessere. Archiviando anche Ippocrate quando sostiene che è divino alleviare le sofferenze.
C’è una sottile e perversa pericolosità in questo ragionamento: sulla scorta di questi dati, qualche Governo di passaggio, potrebbe decidere di abbattere la spesa sanitaria, tanto è dimostrato che curare non serve. Ma è solo un’ipotesi o la stiamo già mettendo in atto?
Allora, io, il dottor Cavalli e qualche migliaio di protagonisti di questa storiella, abbiamo sbagliato mestiere. Potevamo dedicarci all’agricoltura che in fatto di prodotti, non sbaglia mai.
Enzo Bozza
Medico MMG Belluno
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