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Martedì 22 OTTOBRE 2024
L’impatto del cambiamento climatico sui servizi di emergenza sanitaria: una sfida globale ancora troppo sottovalutata
Gentile Direttore,
il cambiamento climatico, ormai riconosciuto come una delle più grandi sfide della nostra epoca, sta già avendo effetti devastanti non solo sull’ambiente, ma anche sui sistemi sanitari di tutto il mondo. Evidenze epidemiologiche in Italia ed altri paesi documentano l'impatto significativo sulla salute pubblica di eventi estremi derivanti dai cambiamenti climatici, soprattutto ondate di calore, incendi ed inondazioni, associati a un incremento degli accessi nei pronto soccorso.
Il bacino del Mediterraneo è considerato particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici, i modelli di previsione indicano che le temperature stanno aumentando più rapidamente rispetto alla media globale, portando a ondate di calore più frequenti e intense, mentre i modelli di precipitazione ci dicono che alcune aree del nostro paese sperimenteranno inondazioni più severe, mentre altre subiranno periodi di siccità prolungata (fonte: cmcc)
Il Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio – ASL Roma 1 (DEP Lazio) ha condotto numerosi studi epidemiologici sugli effetti a breve termine di ondate di calore e inquinamento sulla salute nel nostro paese. Come sottolinea Paola Michelozzi, direttrice della U.O.C. Epidemiologia Ambientale, Occupazionale e Registro Tumori del DEP Lazio, “le elevate temperature e le ondate di caldo, ad esempio, sono in grado di esacerbare condizioni preesistenti come malattie cardiovascolari e respiratorie, con effetti a breve termine, entro 24-48 ore dall'esposizione, determinando un aumento del numero di pazienti che richiedono assistenza. Ma anche altri eventi, - sottolinea ancora Michelozzi - come inondazioni e uragani, possono causare lesioni fisiche, traumi psicologici e aumentare il rischio di malattie infettive. L’aumento dell’inquinamento atmosferico, aggravato dai cambiamenti climatici, può esacerbare condizioni respiratorie come asma e bronchite, mentre il rialzo delle temperature e dei livelli di CO2 favorisce la proliferazione di allergeni, come polline e muffe, causando crisi allergiche o asmatiche. Evidenze epidemiologiche indicano inoltre che soprattutto le persone con condizioni preesistenti, come asma o malattie cardiache, sperimentano un peggioramento dei sintomi che richiedono assistenza medica urgente”.
Eppure, nonostante questi crescenti allarmi, pochi paesi hanno realmente valutato l’impatto che queste trasformazioni avranno sui loro servizi di emergenza o predisposto piani per affrontare le conseguenze imminenti. In Italia è attivo dal 2003 il Piano nazionale prevenzione caldo nell’ambito nel quale sono stati realizzati sistemi di allarme per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute, linee guida per la prevenzione e programmi di prevenzione a livello locale.
Durante una recente sessione speciale del Congresso Europeo di Medicina d’Emergenza, esperti di tutto il mondo hanno lanciato un avvertimento serio: il cambiamento climatico influirà profondamente sulle capacità dei sistemi sanitari di rispondere alle emergenze. Questo è stato il punto focale di un'indagine condotta da Luis Garcia Castrillo, professore emerito di medicina d’emergenza in Spagna, insieme al gruppo di lavoro della Giornata Europea della Medicina d’Emergenza. Il team ha consultato 42 gruppi di esperti provenienti da 36 paesi e ha raccolto dati preziosi che saranno presto pubblicati sull’European Journal of Emergency Medicine.
La percezione della gravità
Gli esperti coinvolti hanno assegnato un punteggio medio di 7, su una scala da 0 a 9, per descrivere l’entità del potenziale impatto del cambiamento climatico sui sistemi sanitari, e in particolare sui servizi di emergenza. Questo riflette una crescente preoccupazione, anche se alcune regioni del mondo, come il Nord Europa, considerano il problema meno pressante rispetto ad aree come l’Australia.
L’indagine ha rivelato che solo una minima parte dei paesi coinvolti ha intrapreso azioni concrete per prepararsi all’impatto del cambiamento climatico sui servizi di emergenza: il 21% ha dichiarato di aver eseguito valutazioni e solo il 38% ha implementato misure preventive. Ciò significa che in molte nazioni i governi e i sistemi sanitari non sono adeguatamente preparati a fronteggiare le conseguenze dei disastri naturali, sempre più frequenti e intensi a causa del riscaldamento globale.
Nonostante le crescenti preoccupazioni degli operatori sanitari, una significativa mancanza di consapevolezza è stata riscontrata in molte aree del mondo. Il 62% dei partecipanti all'indagine ha dichiarato che il proprio governo non ha effettuato alcuna valutazione riguardo all’impatto climatico sui servizi di emergenza, mentre oltre la metà ha affermato che non sono state adottate misure per prepararsi a queste sfide. Ciò è particolarmente preoccupante, considerando che le emergenze mediche legate al clima colpiranno indistintamente paesi ricchi e poveri.
Roberta Petrino, primaria del Pronto Soccorso dell'Ente Ospedaliero Cantonale di Lugano, coautrice del rapporto e co-presidente della sessione, ha sottolineato quanto sia cruciale agire immediatamente. Secondo la dottoressa Petrino, i risultati dell'indagine indicano chiaramente l'urgenza di implementare piani di mitigazione e adattamento per fronteggiare i cambiamenti climatici. In particolare, è fondamentale rafforzare i servizi di emergenza medica, non solo attraverso nuove risorse ma anche tramite l'educazione dei medici e dei futuri professionisti sanitari.
Le principali minacce: una panoramica globale
Le risposte raccolte dall'indagine hanno evidenziato tre rischi principali legati al cambiamento climatico: l’inquinamento, le inondazioni e le ondate di calore. Questi fattori rappresentano le minacce più imminenti per i sistemi sanitari e l’elemento comune che lega tutte queste minacce è la pressione crescente che verrà esercitata sui servizi sanitari d'emergenza in termini di risorse e capacità di risposta.
A livello globale, i paesi ad alto reddito, come quelli dell'Europa settentrionale, sono maggiormente preoccupati dalle ondate di calore e dagli incendi boschivi, mentre le nazioni a basso e medio reddito, soprattutto in Africa e Asia, temono maggiormente l’impatto del cambiamento climatico sulla produzione alimentare e l'interruzione dei servizi sanitari. In altre parole, ogni regione del mondo affronta sfide specifiche legate al cambiamento climatico, ma la pressione sui servizi d'emergenza è una costante che accomuna tutte le aree geografiche.
Un aspetto particolarmente interessante dell’indagine è stata l’analisi delle risposte per regione. I risultati mostrano che alcune aree del mondo, come l’Australasia, l’Africa subsahariana e l’America centrale, prevedono che il cambiamento climatico avrà un impatto maggiore rispetto a regioni come l’Europa settentrionale o il Mediterraneo orientale.
Alla luce di queste scoperte, la Società Europea di Medicina d’Emergenza (EUSEM) ha lanciato un appello chiaro ai governi di tutto il mondo: è necessario predisporre piani strategici per mitigare l’impatto del cambiamento climatico sui servizi medici. La creazione di una consapevolezza diffusa è fondamentale per garantire che tutti i livelli della società, dai decisori politici agli operatori sanitari, siano preparati a fronteggiare questa sfida globale.
Il cambiamento climatico è già una realtà che impatta i sistemi sanitari globali e, se non verranno prese misure adeguate, le conseguenze sui servizi di emergenza saranno irreversibili. La prevenzione, la pianificazione strategica e l’educazione del personale sanitario devono diventare priorità globali. Il tempo per agire è adesso, e ogni ritardo potrebbe costare caro in termini di vite umane e capacità di risposta delle nostre strutture di emergenza e più generalmente del sistema sanitario.
A cura di Tiziano Costantini
Dipartimento di Epidemologia SSR Lazio – ASL Roma 1
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