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Lunedì 21 OTTOBRE 2024
Patient-Centered Care: dalle parole ai fatti con i Pdta  



Gentile Direttore,
la centralità del paziente è ormai citata e richiamata in talmente tanti contesti da correre il rischio di diventare uno slogan. Se vogliamo veramente centrare sul paziente la nostra attenzione e farvi convergere tutte le nostre attività dobbiamo ricorrere a percorsi clinici che accompagnino la persona ammalata per mano attraverso tutto l’iter diagnostico e terapeutico, evitandole di peregrinare tra call center e sportelli per ottenere gli appuntamenti che occorrono.

E’ questa la filosofia alla base dei PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale), che sono dei percorsi strutturati, predefiniti, che fanno leva sulla multidisciplinarietà e sull’integrazione tra professionisti per garantire efficienza, efficacia ed equità alla assistenza. La Fondazione Ricerca e Salute ne ha censiti circa 850, andando a spulciare nei portali delle Regioni e Provincie autonome italiane, ma quanti e quali siano i PDTA implementati ed operanti nelle nostre Aziende sanitarie non è noto.

Ognuna di loro sviluppa i percorsi che soddisfano i bisogni prevalenti della popolazione servita, in coerenza con il know how professionale che è in grado di esprimere. La redazione di un PDTA comincia, dunque, con l’individuazione di un problema di salute che, per frequenza o per gravità, sia percepito come rilevante e che richieda una standardizzazione dei comportamenti assistenziali. Le linee guida che supportano la redazione di un PDTA vengono così contestualizzate, tenendo conto delle professionalità e delle tecnologie disponibili.

Elemento centrale per lo sviluppo dei PDTA è la costituzione dei Team Multi Disciplinari (TMD), che nascono come tavoli di lavoro dei professionisti coinvolti nella redazione del documento descrittivo del percorso e, successivamente, effettuano collegialmente le valutazioni cliniche multidisciplinari che orientano la diagnosi e la cura del paziente. Il PDTA deve, quindi, definire con precisione gli accertamenti diagnostici necessari e i criteri di eleggibilità del paziente, nonché descrivere i possibili approcci terapeutici, illustrandoli mediante flow chart.

La funzione di “accompagnamento” del paziente di cui si diceva è affidata prevalentemente a una figura essenziale per la funzionalità del PDTA, quella del case manager, ruolo che generalmente viene affidato a un infermiere esperto, che conosca e sappia guidare il paziente attraverso i meandri delle nostre strutture sanitarie, evitando che si perda (figurativamente, ma talora anche fisicamente).

Il fattore tempo è di grande importanza, in particolare nei PDTA oncologici e in tutti quelli in cui il ritardo diagnostico può compromettere la prognosi. Inutile dire che i “colli di bottiglia” che vanno superati sono quelli delle prestazioni critiche (TC, RM, ecografie ed endoscopie), come sappiamo bene dall’annoso problema delle liste di attesa. Per questo motivo è importante che si possa realizzare una riserva di slot dedicata ai pazienti inseriti nei PDTA, senza la quale il significato di un percorso che sia garantito anche nella tempistica viene meno.

Alla Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico abbiamo fatta nostra la filosofia di cui si diceva all’inizio, arrivando a redigere, approvare e implementare 16 PDTA dal 2018 ad oggi, potenziando questa attività nell’anno in corso con l’intento di rafforzarne e diffonderne la relativa cultura e rendendoli una leva efficace per il miglioramento della qualità dell’assistenza. Il lavoro fin qui svolto e la sua evoluzione sono stati presentati in occasione del workshop interno, denominato “PDTA Day” che si è svolto con l’intento di far conoscere i risultati raggiunti all’intera nostra community. All’attività sui PDTA si affianca quella di elaborazione di protocolli ERAS (Enhanced Recovery After Surgery), approccio validato scientificamente per l’ottimizzazione delle fasi pre, intra e postoperatoria, per una più rapida ripresa funzionale e la riduzione dei tempi di degenza.

Se vogliamo veramente “mettere il paziente al centro” e superare gli slogan, questo è il modo migliore.

Lorenzo Sommella
Responsabile Percorsi Clinici, Direzione Generale Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico

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