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Giovedì 10 OTTOBRE 2024
Primo soccorso. Accordo Anpas, Misericordie, Cri e Irc per potenziare formazione: insegnare le manovre salvavita triplica la sopravvivenza all’arresto cardiaco 

L’intesa firmata dalle quattro realtà punta a realizzare l’insegnamento della rianimazione cardiopolmonare negli istituti scolastici e nei luoghi in cui si pratica sport. In Giappone, Svezia e Danimarca, dove oltre il 30% della popolazione conosce le manovre salvavita, la sopravvivenza all’arresto cardiaco è in forte crescita

Rafforzare le attività di formazione sulla rianimazione cardiopolmonare e coinvolgere un numero sempre maggiore di persone sia nei corsi certificati che nelle iniziative divulgative e informative che diffondono la conoscenza delle manovre salvavita come il massaggio cardiaco e l’uso del defibrillatore automatico esterno (DAE).

Questo l’obiettivo dell’accordo nazionale firmato dall’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze (Anpas), Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, Croce Rossa Italiana (CRI) e Italian Resuscitation Council (IRC).

L’intesa firmata dalle quattro realtà è finalizzata in particolare a realizzare progetti che promuovano l’insegnamento della rianimazione cardiopolmonare negli istituti scolastici e nei luoghi in cui si pratica sport. Questo impegno congiunto, spiega una nota, si pone a supporto di quanto stabilisce la legge italiana 116 del 2021 che introduce la formazione a scuola sul primo soccorso e l’obbligo per le associazioni e le società sportive professionistiche e dilettantistiche di dotarsi di un DAE durante le competizioni e gli allenamenti.

In particolare, in accordo con la dirigenza degli istituti scolastici, si punta a coinvolgere i docenti e valorizzare il loro ruolo come futuri istruttori/divulgatori che possano trasferire quanto imparato ai colleghi e agli studenti e diffondere stabilmente la cultura del primo soccorso a scuola.

Manovre salvavita triplicano la sopravvivenza. Dati internazionali sempre più solidi e diffusi dimostrano che quanto più aumenta il numero di cittadini che ha frequentato un corso di rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione precoce (BLS), tanto più aumenta la percentuale di casi di arresto cardiaco in cui chi è presente, chiunque egli sia, interviene con le manovre salvavita fino a far triplicare la sopravvivenza. Grazie ad interventi come l’insegnamento a scuola o nei corsi per la patente di guida, in Svezia, Danimarca e Giappone la percentuale di persone formate ha superato il 30% della popolazione negli ultimi 20-30 anni, e questo ha fatto crescere considerevolmente la sopravvivenza fino al triplicarla. In media, in Europa si registrano circa 400mila arresti cardiaci (60mila in Italia) all’anno e la sopravvivenza è dell’8%.

Gli esempi di Giappone, Svezia e Danimarca: oltre il 30% della popolazione conosce le manovre salvavita. La sopravvivenza all’arresto cardiaco è in forte crescita. Ogni anno in Europa si verificano circa 400mila arresti cardiaci extraospedalieri (60mila in Italia) e si stima che nel 58% dei casi chi assiste intervenga con le manovre salvavita (massaggio cardiaco, ventilazioni) e in circa il 20% dei casi anche con il defibrillatore. La sopravvivenza è di circa l’8%. La possibilità di sopravvivenza all’arresto cardiaco diminuisce del 10% per ogni minuto che passa senza manovre di soccorso.

Diversi studi internazionali hanno dimostrato e misurato quanto un maggiore partecipazione della popolazione ai corsi dirianimazione cardiopolmonare aumenti la percentuale di chi interviene in caso di arresto cardiaco e il tasso di sopravvivenza delle persone che ne sono colpite.

Uno studio giapponese, pubblicato sulla rivista scientifica “Resuscitation” nel 2024, ha analizzato oltre 350.000 casi di arresto cardiaco avvenuti in presenza di altre persone tra il 2005 e il 2020. In questo lasso di tempo il numero di cittadini giapponesi che avevano seguito un corso certificato di rianimazione cardiopolmonare è più che triplicato (da 9,9 nel 2005 a 34,9 milioni nel 2020, pari al 32,2% della popolazione generale con più di 15 anni) e, contestualmente, è cresciuta dal 40% al 57% la percentuale di chi è stato in grado di intervenire con le manovre salvavita. Se si analizzano i casi di arresto cardiaco defibrillabili, ovvero quelli per cui era indicato l’uso del defibrillatore, il tasso di sopravvivenza a 30 giorni delle persone soccorse da chi aveva assistito all’arresto cardiaco è stato del 35% nel 2020, in crescita rispetto al 2005 quando era inferiore al 25%. Nel 2020 si fermava invece al 26% la sopravvivenza delle persone che non erano state soccorse dagli astanti con le manovre salvavita. Nei casi più gravi, quelli non defibrillabili, la sopravvivenza delle persone soccorse dai presenti ha superato il 4% nel 2020 (era inferiore al 3,5% nel 2005).

Anche una ricerca svedese pubblicata sul New England Journal of Medicine nel 2015 ha sottolineato la forte correlazione tra il numero di persone formate alle manovre salvavita, la percentuale di chi è in grado di intervenire in caso di arresto cardiaco e la sopravvivenza di chi ne è colpito.

Da un’analisi di oltre 30.300 arresti cardiaci verificatisi in presenza di altre persone tra il 1990 e il 2011 è emerso che la sopravvivenza a 30 giorni è stata del 10,5% nei casi in cui gli astanti sono intervenuti con la rianimazione cardiopolmonare (in media il 51,1% del totale) e solo del 4% quando questo non è avvenuto. La percentuale di chi è intervenuto in caso di emergenza è cresciuta nel tempo (nel 1990 era di circa il 35%, nel 2011 superiore al 60%) contestualmente con l’aumento del numero di cittadini che avevano seguito un corso di rianimazione cardiopolmonare (che aveva raggiunto circa il 30% della popolazione svedese).

Uno studio danese, pubblicato su Jama Network nel 2023 ha esaminato oltre 50mila casi di arresto cardiaco extra-ospedalieri verificatisi in Danimarca tra il 2005 e il 2019. È stato osservato in questo periodo un aumento della sopravvivenza a 30 giorni dal 4,5% del 2005 al 14% del 2019, associato a un notevole incremento della percentuale dei soccorritori occasionali che sono stati in grado di effettuare la rianimazione cardiopolmonare in attesa dell’arrivo dei soccorsi (dal 27% del 2005 all’80% del 2019). Su questo incremento ha inciso il fatto che l’insegnamento della rianimazione cardiopolmonare è stato reso obbligatorio in Danimarca dal 2006 per ottenere la patente e per iscriversi ai corsi professionali al punto che nel 2019 nel paese scandinavo le persone che avevano ottenuto una formazione certificata sulla rianimazione cardiopolmonare erano ampiamente oltre il 40% della popolazione totale, più del doppio rispetto a solo dieci anni prima.

“L’accordo marca l’impegno di quattro grandi realtà da sempre impegnate nella diffusione delle manovre salvavita. Consapevolezza e partecipazione sono due ingredienti fondamentali per ridurre le conseguenze dell’arresto cardiaco – evidenzia Niccolò Mancini, presidente dell’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze – Il volontariato sanitario da sempre si è fatto portavoce dell’importanza di informare, educare e formare i cittadini alla corretta attivazione dei sistemi di emergenza ed alle manovre salvavita. Il mondo della scuola e dello sport rappresentano contesti peculiari attraverso cui espandere le conoscenze, radicarle nelle comunità del futuro e promuovere la risposta in caso di necessità. Le pubbliche assistenze Anpas e gli oltre centomila volontari e volontarie sono pronte a offrire, in sinergia con le altre reti, il loro contributo.”

“Questo accordo rappresenta un passo fondamentale verso la costruzione di una cultura diffusa della cardioprotezione. Le Misericordie, radicate in ogni parte del territorio italiano, non solo prestano soccorso dove c’è bisogno, ma promuovono da sempre la formazione dei cittadini, puntando su un’educazione capillare e accessibile – dichiara Domenico Giani, Presidente della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia – siamo orgogliosi di poter rafforzare il nostro impegno, già avviato nelle scuole e nelle comunità sportive, per rendere i cittadini più consapevoli e in grado di fare la differenza. Crediamo fermamente che una società preparata e attenta alla salute collettiva possa davvero contribuire a salvare vite, e questo accordo è un ulteriore passo verso la realizzazione di questo obiettivo”.

“Chi è preparato correttamente può salvare vite. Aumentare il numero di persone capaci di riconoscere un arresto cardiaco e di intervenire con efficacia è da sempre una delle linee guida della CRI nelle attività di sensibilizzazione e coinvolgimento rivolte alla popolazione. Un’azione che ci vede, spesso con il coinvolgimento di alcuni partner e donatori, impegnati quotidianamente anche nelle scuole, per arrivare ai più piccoli e costruire insieme a loro un domani responsabile in cui sempre più donne, uomini, ragazze e ragazzi possano intervenire, in caso di bisogno, a supporto di chi viene colpito da un malore – dichiara Rosario Valastro, Presidente della Croce Rossa Italiana – proprio per questa ragione, ogni anno coinvolgiamo studentesse e studenti, Volontarie e Volontari in competizioni organizzate per valutare tanto la messa in pratica delle attività formative svolte quanto la capacità di risposta”.

“Con questo accordo – osserva Andrea Scapigliati, presidente di Italian Resuscitation Council – vogliamo mettere insieme le competenze, le energie e il già grande impegno delle più grandi e diffuse realtà nazionali che si occupano di formazione e gestione del soccorso nel tentativo tenace di coinvolgere in modo consapevole sempre più cittadini nella lotta all’arresto cardiaco. La legge 116 del 2021 introduce gli interventi più efficaci per mettere sempre più persone in grado di salvare una vita e colloca l’Italia in una posizione di avanguardia europea. Per la sua non semplice applicazione, a oltre tre anni dalla sua pubblicazione in Gazzetta, riteniamo necessario unire le forze e aumentare la collaborazione con le istituzioni governative, scolastiche e sportive per creare una catena virtuosa, apprendere significa agire, e agire, in caso di arresto cardiaco, può diventare salvare. Questa nuova alleanza che coinvolge migliaia di operatori sanitari e volontari già attivi sul territorio fiorisce dalle radici comuni del valore civile che le associazioni firmatarie riconoscono all’aiuto reciproco”.

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