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Venerdì 04 OTTOBRE 2024
Schillaci: “Investire in assistenza primaria e prevenzione”

“Le regioni dovrebbero spendere il 5% in prevenzione. Dovrebbero investire anche di più perché significa curare meglio e per tempo, un vantaggio per le persone e un risparmio per le casse dello stato. La medicina territoriale è quella che è mancata durante il covid ed è quella sulla quale stiamo investendo con le case di comunità e l’assistenza primaria, oltre alla telemedicina, ma la velocità delle regioni è differente e a macchia di leopardo”.

Prevenzione, innovazione, ricerca, medicina di territorio, assistenza primaria di tutto questo ha parlato Orazio Schillaci ministro della Salute intervistato da Giuseppe Milanese presidente di Confcooperative Sanità nel panel “Comunità di cura e medicina del territorio” nel corso della VI edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile.

“Abbiamo un sistema con tante punte di eccellenze. L'Istat ci dice che dopo il covid siamo tornati a essere la seconda nazione più longeva al mondo dopo il Giappone. Abbiamo una sfida da vincere grazie all’aiuto dell'innovazione e della ricerca che è quella di accompagnare una popolazione che diventa sempre più anziana, di migliorare la qualità della vita delle persone”, ha detto il ministro.

“C'è bisogno della collaborazione di tutti. Tutti devono giocare la loro parte. Sulle liste di attesa per esempio - ha aggiunto Schillaci - anche i cittadini possono aiutare: se non si può andare a una visita prenotata, si chiama per disdire e si lascia il posto a un’altra persona. Così le Regioni devono fare la loro parte perché nella legge è scritto chiaramente che le liste d'attesa non possono essere chiuse. Perché sono chiuse?”

“Le regioni dovrebbero spendere il 5% in prevenzione. Dovrebbero investire anche di più perché significa curare meglio e per tempo, un vantaggio per le persone e un risparmio per le casse dello stato. La medicina territoriale è quella che è mancata durante il covid ed è quella sulla quale stiamo investendo con le case di comunità e l’assistenza primaria, oltre alla telemedicina, ma la velocità delle regioni è differente e a macchia di leopardo”.

“Abbiamo bisogno di funzioni e professionalità diverse che non sempre sono disponibili nella sanità pubblica ecco perché serve aprire a nuovi attori. Occorre un'alleanza virtuosa con tutti i player della salute pubblica”, ha concluso il ministro.

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