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Venerdì 04 OTTOBRE 2024
Malattie cardiovascolari. Colpite in Italia 124mila donne all’anno. L’invito dei cardiologi interventisti: “Raggiungere la parità in studi e cure” 

A livello globale, le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nelle donne. Tuttavia, l’idea sbagliata che si tratti di una ‘malattia maschile’ ha contribuito allo scarso riconoscimento di queste patologie nelle donne e, di conseguenza, al loro scarso trattamento

Migliaia di donne in tutto il mondo perdono la vita per patologie cardiache a causa dell’errata convinzione che si tratti prevalentemente di ‘patologie maschili’. In realtà, le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nel sesso femminile e, nonostante ciò, le donne tendono a essere sottodiagnosticate, sottotrattate e sottorappresentate negli studi clinici.

Una recente Consensus della British Cardiovascular Society, pubblicata sulla rivista Heart sottolinea la necessità di garantire parità di assistenza e cure delle donne con malattie cardiovascolari nel mondo e conferma numeri allarmanti: anche in Italia, ogni 5 minuti una donna viene colpita da un infarto o da un’altra malattia cardiovascolare per un totale di 124 mila casi all’anno. La malattia coronarica interessa 1 donna su 9 tra i 45 e i 64 anni e 1 su 3 dopo i 65 anni. Tra queste donne il rischio di morte è del 31%, percentuale decisamente superiore a quella di un’altra patologia, nota e temuta dalle donne, quale il tumore al seno.

A margine della recente giornata mondiale, hanno puntato i riflettori sul tema gli esperti della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise).

“Le donne hanno fattori ormonali protettivi nei confronti degli eventi cardiovascolari – spiega Francesco Saia, presidente Gise – ritardando di circa 10 anni la comparsa delle malattie aterosclerotiche e alla cardiopatia ischemica rispetto agli uomini. Questo è uno dei motivi che ha generato la sottovalutazione del problema, aggravato dal ritardo nel rivolgersi ai sanitari, che è più frequente nelle donne, ed è aggravata da meno esami diagnostici e conseguenti diagnosi tardive. In realtà, fattori legati al sesso influenzano l’epidemiologia, la fisiopatologia e la presentazione clinica di tutti quadri di malattia cardiovascolare, dalla malattia coronarica, a quella dello scompenso cardiaco passando per le peculiarità di espressione delle patologie valvolari che possono condizionare la diagnosi ma soprattutto il trattamento di ciascuna di esse”.

In particolare, nonostante le linee guida internazionali sostengano la parità nella pazienti con sindrome coronarica acuta a prescindere dal sesso, le donne sono sottorappresentate negli studi clinici che indagano sulle strategie di interventistica e hanno meno probabilità di ricevere terapie basate sull'evidenza, come l'angiografia coronarica e la rivascolarizzazione. “Questo si verifica anche nell’ambito delle patologie valvolari – precisa Tiziana Attisano, responsabile dell’Unità Operativa di Emodinamica all’Azienda Ospedalero Universitaria di Salerno – dove le donne rimangono sottorappresentate e sottotrattate nonostante l’incidenza sia soltanto di poco inferiore a quella dell’uomo (47%) per la patologia aortica ma superiore per la patologia mitralica e tricuspidalica (60%). Anche i tradizionali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, come l’ipertensione e il colesterolo alto, spesso non vengono trattati in modo tempestivo o appropriato come negli uomini, nonostante siano responsabili di circa la metà di tutti i decessi prevenibili per malattie cardiovascolari”.

“Per questo – continua Simona Pierini, direttore Struttura Complessa di cardiologia e unità coronarica ASST Nord Milano – puntiamo a condividere scelte strategiche di diagnosi e trattamento delle diverse patologie cardiovascolari nelle donne attraverso la discussione di casi clinici (real word), accuratamente selezionati dal board scientifico del congresso fra i numerosi sottomessi da cardiologi interventisti della maggior parte delle regioni italiane”.

“E’ evidente la presenza di numerosi livelli di disuguaglianze in relazione alle malattie cardiovascolari nelle donne, che hanno chiaramente bisogno di un migliore accesso a una diagnosi precoce e accurata e a un trattamento tempestivo – conclude Saia –. Sensibilizzare i medici, i pazienti e il pubblico in generale è un primo passo importante. Ora che conosciamo le conseguenze di questi pregiudizi più o meno consci sulla salute cardiaca delle donne non possiamo più ignorarli. E' tempo fare qualcosa al più presto”.

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