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Martedì 01 OTTOBRE 2024
Codice rosa. In Toscana nel 2023 presi in carico dalla rete 1.902 adulti e quattrocento minori

“La rete regionale Codice Rosa tiene insieme l’assistenza sanitaria pubblica con i diritti. Non un semplice percorso nei pronto soccorso, ma un vero e proprio processo culturale che ha contribuito a far emergere fenomeni che spesso rimangono sommersi, offrendo cura e protezione a chi ne è vittima” ha detto l’assessore Bezzini

Sono 2.302 le persone prese in carico nel 2023 grazie al Codice rosa un percorso di accesso al Pronto Soccorso riservato a tutte le vittime di violenza, in particolare donne, bambini e persone discriminate.
Un’esperienza pilota tenuta a battesimo in Toscana, nel 2009, a Grosseto, poi successivamente estesa a tutta la regione e che dal 2012 ha offerto protezione a 30.119 persone, tra adulti e minori.

I dati sono stati presentati a Sant’Apollonia a Firenze in occasione della quinta convention regionale che ha chiamato a confronto sul tema professioniste e professionisti delle aziende sanitarie ed ospedaliere della Toscana.

L’obiettivo dell’attività degli ultimi anni, spiega una nota della regione, è stato quello di uniformare e condividere le procedure e promuovere e far conoscere il servizio. Importante è stata la formazione del personale, ma anche la collaborazione tra istituzioni diverse, a partire dal tavolo permanente con la Procura generale per le linee guida giuridiche e forensi.

“Questa rete costituisce un’assoluta eccellenza riconosciuta come modello a livello nazionale” sottolinea il presidente della Toscana Eugenio Giani ringraziando ringraziato Vittoria Doretti, responsabile del programma, “per l’impegno profuso in tutti questi anni nel far crescere l’esperienza e formare, attivare e sensibilizzare i professionisti del sistema sanitario regionale”.

Del Codice rosa toscano si è interessato anche il Parlamento italiano e l’obiettivo per i prossimi anni sarà quello di migliorare ulteriormente la presa in carico delle vittime nelle settantadue ore immediatamente successive agli episodi di violenza: i primi giorni sono infatti i più delicati.

Sin dall’inizio il Codice Rosa ha definito l’accesso al pronto soccorso e in ospedale, le attenzioni da avere nella conservazione delle prove ma anche le cautele e il giusto approccio per allievare le sofferenze, psicologiche, alle persone vittime di violenza e crimini d’odio. Temi che sono stati al centro dei percorsi di formazione rivolti al personale sanitario e sociosanitario.

Di alleanza tra donne e dell’importanza di costruire una cultura del rispetto per contrastare la violenza parla la capo di gabinetto del presidente Giani Cristina Manetti, ideatrice della Toscana delle donne, evento giunto quest’anno alla terza edizione.

Negli ultimi anni la rete del Codice rosa ha dedicato una specifica attenzione a chi è stato oggetto di un crimine d’odio: per il colore magari della pelle, il credo religioso o qualsiasi altro stereotipo o pregiudizio. L’obiettivo è una presa in carico totale, prima e dopo l’ospedale.

“Si tratta di un progetto concreto, ancorato ai valori della nostra Costituzione – ha detto l’assessore al diritto alla salute della Toscana, Simone Bezzini – la rete regionale Codice Rosa tiene insieme l’assistenza sanitaria pubblica con i diritti. Non è un semplice percorso nei pronto soccorso, ma un vero e proprio processo culturale che parte dal sistema sanitario e che ha contribuito a far emergere fenomeni che spesso rimangono sommersi, offrendo cura e protezione a chi ne è vittima. Un’esperienza che nei prossimi mesi si arricchirà con servizi specifici per i crimini d’odio – conclude - affinché il sistema sanitario toscano sia sempre più uno spazio sicuro, dove le vittime possano trovare risposte sempre più sensibili e attente” .

Delle 2302 persone accolte nel 2023 dalla rete del Codice rosa, 1902 sono adulti e tra questi l’81,5 per cento donne (1551). Per tre quarti hanno tra 18 e 49 anni e non c’è una classe di età che predomina. I minori presi in carico sono quattrocento: più della metà (il 58,8 per cento) hanno tra dodici e diciassette anni e i più numerosi (32,3 per cento) sono quelli tra quindici e diciassette.

Nel 2022 erano stati 2138 gli accessi, di cui 358 i minori, e 1918 (con 272 minori) nel 2021. Il picco maggiore si è toccato nel 2016 con 3426 casi: 3268 nel 2014, 3142 nel 2017, 2998 nel 2013, 2799 nel 2018.

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