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"Approntare una modalità di rilevazione delle prestazioni psicologiche in maniera uniforme sul territorio nazionale, affidandone la gestione alla Funzione aziendale di psicologia di cui alla legge 126/2020, al fine di analizzare e quantificare le prestazioni effettuate dagli psicologi e verificarne l’efficacia". Questa la richiesta avanzata al ministro della Salute dal presidente del Consiglio nazionale dell'ordine degli Psicologi, David Lazzari. Il Cnop, con la collaborazione degli Ordini territoriali, ha attivato un Coordinamento nazionale referenti Commissioni/Gruppi di Lavoro sanità e referenti direttori e responsabili strutture di psicologia del Ssn, realizzando una mappatura dei servizi di psicologia nelle Aziende del Ssn. Da qui emerge che il totale delle Strutture di Psicologia nel Ssn al giugno 2024 è pari a 126, suddivise in 40 Strutture Complesse, 39 Strutture Semplici Dipartimentali, 34 Strutture Semplici e 14 Strutture di Coordinamento di Funzioni Psicologiche. Circa la metà delle strutture afferisce alla Direzione Sanitaria, Generale o Strategica, le altre a singoli Dipartimenti (Salute Mentale, Cure Primarie, ecc.). Questa situazione presenta una distribuzione irregolare, con ben 6 strutture su 10 concentrate nelle Aziende sanitarie delle Regioni del nord Italia. Ad oggi, gli psicologi presenti nel Ssn sono circa 5.200. Con questa dotazione, che rappresenta circa lo 0,8% del personale sanitario, il Ssn dovrebbe assicurare le attività e prestazioni in funzione dei bisogni di salute psicologica, come previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). "Il primo elemento che emerge è il gap tra domanda e capacità di risposta. Data la carenza di risorse professionali, la prima cosa da fare, per chi ha a cuore l’interesse pubblico, è organizzarla al meglio e avere contezza delle prestazioni psicologiche effettuate", scrive Lazzari. Uno degli strumenti per valutare i bisogni psicologici della popolazione e il relativo fabbisogno di personale di un servizio/territorio è rappresentato dalla possibilità di effettuare una rilevazione codificata delle prestazioni psicologiche. "Tuttavia - sottolinea il presidente del Cnop - attualmente, esiste una categorizzazione delle Branche nel Nomenclatore che non permette una raccolta chiara e differenziata delle prestazioni psicologiche e quindi una loro più coerente esamina. Ad oggi nel Nomenclatore 2017, allegato ai Lea, non è prevista una specifica individuazione delle prestazioni proprie della Psicologia, le quali risultano inserite in modo confusivo in altre discipline e branche in modo assolutamente indistinto". La Psicologia nel Nomenclatore nazionale non è quindi codificata come una disciplina autonoma, motivo per cui le prestazioni psicologiche, ad esempio di psicoterapia, sono condivise nei flussi regionali SPA con le prestazioni degli psichiatri e dei neuropsichiatri infantili. "Basandosi solo sui flussi SPA, non abbiamo possibilità di conoscere e ricavare i flussi di prestazioni psicologiche per servizio e/o per territorio. Questa confusione crea grandi difficoltà nell’evidenziare l’enorme mole di lavoro svolto dai 5.000 psicologi del Ssn e i bisogni psicologici della popolazione", conclude Lazzari.
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Venerdì 27 SETTEMBRE 2024
Psicologia. Un lavoro ‘invisibile’ per il Ssn. Nel Nomenclatore nazionale non è codificata come una disciplina autonoma
"Data la carenza di risorse professionali, la prima cosa da fare, per chi ha a cuore l’interesse pubblico, è organizzarla al meglio e avere contezza delle prestazioni psicologiche effettuate", spiega il presidente del Cnop, David Lazzari. Ma la Psicologia nel Nomenclatore nazionale non è codificata come una disciplina autonoma, motivo per cui le prestazioni psicologiche sono condivise nei flussi regionali SPA con le prestazioni degli psichiatri e dei neuropsichiatri infantili. Impossibile così evidenziare la mole di lavoro svolto dai 5.000 psicologi del Ssn. LA LETTERA
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