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Giovedì 26 SETTEMBRE 2024
Specializzandi area sanitaria. La Sardegna aumenta il valore delle borse di studio ma non a tutti

In base alla delibera di Giunta, l’entità delle borse, a partire dall’A.A. 2023/2024, raggiungerà i 25.000 euro per i primi due anni di corso e i 26.000 euro per gli anni successivi. Una bella notizia, che tuttavia esclude gli specializzandi iscritti ai corsi prima del 2023, creando disparità e malcontento. Ticca (Riformatori): “Urge approvare un emendamento correttivo in iter di finanziaria”. Sini (Comitato Sardo Specializzandi): “Ci appelliamo alla sensibilità delle Istituzioni”.

Il Convegno 'Specializzandi di area sanitaria: il lavoro va pagato' promosso due giorni fa dalla deputata Marianna Ricciardi (M5S), componente della Commissione Affari Sociali alla Camera, al quale ha partecipato anche l’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi, ha suscitato apprezzamenti tra gli specializzandi di area sanitaria della Sardegna, ossia laureati in farmacia, biologia, psicologia, odontoiatria, fisica e chimica, sostenuti anche dal capogruppo dei Riformatori Sardi Umberto Ticca, componente della commissione consiliare Salute.

“Sono davvero lieto che l’assessore alla Sanità Bartolazzi – commenta a Quotidiano Sanità il consigliere Umberto Ticca – abbia presenziato al convegno organizzato dalla deputata Ricciardi per sostenere anche quella che è la voce degli specializzandi sanitari della Sardegna sul diritto di questi ultimi a ricevere una adeguata retribuzione, e favorevole al diritto per il riconoscimento economico per tutto il percorso di studi, comprese le tutele in termini di congedo parentale e di maternità. Obiettivi della proposta portata dal M5S e comunicata anche durante l’evento suddetto”.

“Lo scorso luglio – prosegue il capogruppo Riformatori – la Giunta delibera la programmazione della spesa per l’assegnazione dei contratti regionali di formazione specialistica medica e delle borse di studio di area sanitaria non medica per l’anno 2024. In questa deliberazione l’assessore alla Sanità accenna che la L.R. n. 6/2020 relativa alle ‘norme in materia di contratti di formazione specialistica e borse di studio di area sanitaria’, modificata dalla L.R. n. 9/2023 in materia di bilancio, disciplina, tra le altre cose, l'assegnazione dei contratti aggiuntivi regionali per la formazione specialistica medica e delle borse di studio regionali di area sanitaria non medica. In queste norme è stato previsto che le borse di studio regionali per la frequenza delle scuole di specializzazione di area sanitaria non medica siano erogate nella misura e negli importi previsti per i contratti di formazione specialistica aggiuntivi regionali, ovvero nella misura di 25.000 euro per i primi due anni di corso e di 26.000 euro per gli anni successivi”

Sin qui tutto bene. L’assessore, ricorda Ticca, a tal proposito precisava “che tale parificazione di trattamento economico ha la finalità di valorizzare la professionalità e il contributo dei professionisti sanitari non medici all'interno del Servizio sanitario regionale, già penalizzati dalla mancanza di borse di studio nazionali”. Proprio quello che si voleva auspicare. C’è però un importante problema. “Nella stessa delibera – spiega Ticca - è riportato che, ai sensi dell'art. 7, comma 1, della citata legge n. 6/2020, tali disposizioni relative all’aumento degli importi delle borse studio trovano applicazione a decorrere dai primi bandi di concorso utili, quindi a partire dall'A.A. 2023/2024, e che ai sensi della legge regionale n. 5/1992 si continuano ad applicare i contratti regionali di formazione specialistica e le borse di studio assegnate, ai sensi della medesima legge regionale, fino al completamento del ciclo di studi al quale si riferiscono”.

“L’applicazione di questa delibera, così come impostata, determina l’assegnazione delle borse di studio regionali per la frequenza delle scuole di specializzazione di area sanitaria non medica a partire dai laureati che subentreranno con i nuovi concorsi 2023/2024. Ciò – evidenzia Ticca - significa che si va a creare una forte disparità di trattamento tra gli iscritti al primo anno di corso 2023/2024 che si vedranno riconoscere l’importo aumentato delle borse studio per tutto il loro percorso di formazione, e gli altri specializzandi già in corso, dal secondo anno in poi, che hanno sacrificato già gli anni di specializzazione trascorsi con un trattamento economico nettamente inferiore alla metà della retribuzione che percepiranno le nuove matricole, ossia quelli iscritti al primo anno”.

Per il capogruppo dei Riformatori Sardi “è’ una questione irragionevole, non si può accettare di creare questa disputa fra specializzandi, di creare malumori nell’ambiente di lavoro sanitario, di penalizzare dei professionisti già in avanti con il percorso di studi! Contattato, pertanto, già dal mese di luglio da biologi specializzandi del comitato sardo “Biologi e "Non Medici Sanitari" Specializzandi: una legge per i contratti”, noto per aver sensibilizzato e promosso l’iter dell’emendamento che nella finanziaria 2009 fece riconoscere le borse di studio a tutti gli specializzandi di area sanitaria della Sardegna, a partire dall’anno di applicazione della norma e quindi dall’anno in corso di frequenza per ciascun specializzando già in scuola, oltre che per le nuove matricole, mi sono immediatamente adoperato portando nella manovra finanziaria discussa nel mese di agosto un emendamento per risolvere l’urgente problema. Emendamento che mi è però stato bocciato dalla maggioranza in consiglio regionale”.

“In sede di incontro in commissione Salute – prosegue Ticca - ho avuto poi modo di spiegare all’Assessore Bartolazzi del problema che si stava venendo a creare con la delibera approvata nel mese di luglio, e della necessità di dover mettere rimedio. Quindi dell’esigenza di un emendamento mirato a rivalutare le risorse finanziarie per adeguare di pari importo tutte le borse di studio regionali assegnate agli specializzandi di area sanitaria, e quindi aumentare anche quelle di chi, già vincitore di concorso di Scuola di specializzazione, è iscritto dal secondo anno in poi. Non si è chiesto di finanziare anni arretrati, bensì di adeguare la borsa di studio al nuovo importo a partire dal 2023/2024 in considerazione dell’anno in corso di ciascun specializzando, ossia, chi è al secondo anno di frequenza la riceverà a partire dal secondo anno, chi al terzo l’avrà a partire dal terzo anno e così via”.

“Devo dire la verità, l’assessore ha compreso il problema ed ha condiviso la problematica che gli ho sollevato. Motivo per cui ripresenterò nuovamente ora l’emendamento affinché si possa con i colleghi in Commissione ed in Aula avviare un dialogo volto a risolvere l’annosa situazione che si verrebbe a creare, se non si pone subito rimedio. Urge un serio intervento e una presa di coscienza da parte di tutti. Il lavoro degli specializzandi, dei nostri professionisti sanitari, va pagato con equità” – termina Ticca.

Spera in un immediato intervento il Comitato Sardo Biologi e Non Medici Sanitari Specializzandi: una legge per i contratti” che in questi mesi hanno interloquito con le Istituzioni consiliari.

“Le parole e il sostegno dell’assessore Bartolazzi – commenta al nostro giornale Davide Sini, biologo iscritto al primo anno accademico 2022/2023 della Scuola di specializzazione di patologia e biochimica clinica e componente del succitato Comitato - nei confronti anche di noi specializzandi di area sanitaria che operiamo quotidianamente con abnegazione nelle strutture e presidi del sistema sanitario nazionale e regionale ci fa ben sperare. Non meritiamo la delusione di vederci penalizzati rispetto a chi subentrerà al primo anno di corso 2023/2024, da anni stiamo combattendo la disparità di trattamento economico tra specializzandi che lavorano in Sanità. Ringraziamo dell’apertura ad accogliere il problema e ad averlo sollevato in consiglio regionale dell’onorevole Umberto Ticca, ma anche dell’onorevole Piero Comandini che di recente ci ha dato opportunità di un colloquio e che ha ci dimostrato ugualmente sensibilità alla questione presentata, con la volontà, ci è parso di comprendere, di voler risolvere. Fiduciosi ci appelliamo quindi alla sensibilità di tutte le Istituzioni coinvolte nella materia, affinché possano approvare un emendamento mirato a porre fine ad ogni iniqua disparità di trattamento economico tra gli specializzandi” – conclude Sini.

Elisabetta Caredda

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