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Giovedì 26 SETTEMBRE 2024
Medicina trasfusionale. Ecco come definire gli standard di organizzazione e gestione delle attività dei servizi. Presentato il documento Agenas-Cns 

Il documento nasce dalla necessità di adeguare l’organizzazione del sistema trasfusionale italiano alle previsioni del nuovo regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo. Suggerisce l’istituzione di un Ente strumentale dotato di autonomia organizzativa e gestionale. Di importanza cruciale la definizione dei percorsi di integrazione ospedale-territorio

Garantire la massima integrazione e coerenza organizzativa tra le attività di produzione e quelle di diagnosi e cura in medicina trasfusionale per arrivare all‘autosufficienza regionale e nazionale del sangue e dei suoi prodotti.

Questo l’obiettivo del documento “Definizione degli standard di organizzazione e gestione delle attività dei servizi di medicina trasfusionale: Strutturazione e Governance della rete” presentato oggi da Agenas e dal Centro nazionale sangue (Cns). Un documento che delinea un nuovo modello riorganizzativo della filiera produttiva, parte della Rete Trasfusionale, cui le Regioni e le Province autonome possono fare riferimento.

Redatto dal Comitato Tecnico Scientifico per la riorganizzazione della rete trasfusionale in Italia (Comitato istituito da Agenas su richiesta del Cns) - nasce dalla necessità di adeguare l’organizzazione del sistema trasfusionale italiano alle previsioni del nuovo regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo sugli “standard di sostanze di origine umana destinate all’applicazione umana”.

Ma il documento è solo il primo step di un percorso più articolato: dovrà infatti essere approvato con Accordo dalla Conferenza Stato-Regioni. E una volta ricevuto il via libera verranno emanate, entro sei mesi, Linee-Guida per la definizione della Rete Trasfusionale.

Il modello organizzativo dovrebbe prevedere, in linea con quanto accade nella maggior parte dei paesi Europei: un deciso accentramento delle attività automatizzabili; un unico centro di lavorazione/qualificazione biologica del sangue ed emocomponenti per un volume compreso tra 100.000 e 200.000 unità di sangue lavorate, valutando per Regioni/PP.AA. con attività più basse la possibilità di consorziare le attività con Regioni limitrofe o limitate deroghe per situazioni logistiche particolarmente svantaggiate. Questa soluzione, si legge nel documento, comporterebbe un più razionale utilizzo di risorse, valorizzato da un Sistema Gestione della Qualità unico su scala regionale

La Governance delle attività produttive deve essere garantita attraverso tre livelli di intervento istituzionale interdipendenti: la programmazione nazionale e regionale degli obiettivi di autosufficienza svolta dai competenti organismi tecnici e istituzionali; il governo organizzativo e gestionale del sistema trasfusionale; il coordinamento e controllo tecnico scientifico della rete trasfusionale affidato alle SRC in sinergia con il CNS.

Attraverso delle interrelazioni gerarchiche tra il livello programmatorio e di governo, con particolare riferimento alla gestione delle attività di produzione del sangue e dei suoi prodotti, e le funzioni sovra-aziendali e sovra-regionali si può garantire il raggiungimento dell’autosufficienza.

Il documento ipotizza inoltre l’istituzione di un Ente strumentale dotato di autonomia organizzativa e gestionale. La Governance della filiera produttiva potrebbe essere affidata ad un Ente strumentale costituito delle Regioni/P.A. con l’obiettivo di gestire le funzioni sovraaziendali e sovra-regionali dell’autosufficienza (costituzione Enti «ad hoc»); oppure la funzione di Governance della filiera produttiva potrebbe essere svolta all’interno di Enti sovra-aziendali già costituiti per finalità di carattere generale.

Di importanza cruciale è inoltre definire percorsi di integrazione ospedale-territorio, al fine di garantire adeguati livelli di assistenza trasfusionale a pazienti cronici e fragili, anche mediante il supporto delle reti di Telemedicina.

“L’applicazione di nuove progettualità, il sostegno degli organismi nazionali, di coordinamento e delle associazioni e federazioni dei donatori di sangue e dei professionisti, e in modo particolare la straordinaria opportunità offerta dal PNRR, possono creare le condizioni affinché il sistema trasfusionale italiano possa sempre meglio rispondere alle esigenze assistenziali del Paese e fornire garanzie di stabilità al Programma di Autosufficienza, in carenza del quale molti interventi sanitari, e fra questi la maggior parte degli interventi di alta specialità, non potrebbero essere effettuati”.

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