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Giovedì 19 SETTEMBRE 2024
Malattia di Alzheimer. Individuati miRNA plasmatici che fungono da biomarker

I microRNA plasmatici possono essere utilizzati come biomarker anche per predire il passaggio da un lieve deterioramento cognitivo (MCI) alla demenza collegata alla Malattia di Alzheimer. È quanto emerge da due studi multinazionali pubblicati da Alzheimer’s & Dementia.

Due nuovi articoli pubblicati su Alzheimer’s & Dementia mostrano che la valutazione dei microRNA nel sangue può essere utilizzata non solo per diagnosticare un lieve deterioramento cognitivo (MCI), ma anche per predire il passaggio da questo deterioramento a demenza collegata alla malattia di Alzheimer.

Inoltre, i ricercatori dei due studi– provenienti, fra gli altri, da team dell’Università di Boston, dell’Indiana University School of Medicine, dell’Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative (ADNI), dal Centro tedesco per le malattie neurodegenerative (DZNE) di Goettingen e dalla della Boston University Chobanian & Avedisian School of Medicine – hanno scoperto biomarker molecolari che si associano a quelli attualmente utilizzati per la diagnosi della malattia neurodegenerativa: amiloide, tau e neurodegenerazione (A/T/N).

La malattia di Alzheimer sembra essere innescata da una combinazione di fattori di rischio genetici e ambientali. I microRNA (miRNA) del plasma regolano le interazioni genoma-ambiente e controllano l’espressione dei geni alla base della funzionalità cerebrale.

Gli studi
I ricercatori hanno esaminato l’espressione dei miRNA in campioni di plasma di tre gruppi di partecipanti: cognitivamente normali, lievemente compromessi a livello cognitivo e persone con demenza dovuta alla malattia di Alzheimer. Dall’analisi è emerso che, se combinata con test neuropsicologici, la valutazione del microRNA plasmatico aiuta a prevedere quali individui con declino cognitivo progrediranno fino a sviluppare la malattia di Alzheimer.

“A differenza degli attuali metodi basati su A/T/N, i microRNA possono fungere da biomarker molecolari anni prima che la malattia di Alzheimer si manifesti clinicamente, aiutando nella prevenzione efficace o nell’intervento precoce per fermare la progressione della malattia neurodegenerativa”, spiega uno dei quattro autori senior, Ivana Delalle, della Boston University Chobanian & Avedisian School of Medicine.

Fonte: Alzheimer’s & Dementia 2024

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