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Lunedì 16 SETTEMBRE 2024
Aggressioni agli operatori. Aaroi Emac: “Più che presidiare militarmente, occorre ricostruire la fiducia nel Ssn”   

Per l’associazione degli anestesisti rianimatori, tra le cause della “caccia al sanitario” c'è “l'indebolimento del ruolo sociale del personale sanitario” causato anche da “decenni di malgoverno del Ssn” e “accompagnato tra l’altro da una "evoluzione" dell'ordinamento giuridico” che ha “deliberatamente scaricato sui Professionisti ogni responsabilità anche politica, strutturale e organizzativa (oltre che professionale)”.

“La presenza delle forze dell’ordine negli ospedali è certamente utile soprattutto nei reparti di frontiera dei presidi più a rischio, ma non affronta alla radice il problema delle aggressioni al personale sanitario, così come le misure annunciate dal Ministro Schillaci relativamente all’arresto "in flagranza differita di reato" entro le 48 ore possono essere un deterrente ma non sono la soluzione. Non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo di eliminare le cause delle violenze”. A dirlo il presidente nazionale Aaroi Emac, Alessandro Vergallo, e il presidente Aaroi Emac Puglia, Antonio Amendola, oggi presenti alla manifestazione organizzata da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed a Foggia.

Per Vergallo e Amendla, “la “caccia al sanitario” che purtroppo negli anni ha avuto una continua escalation in tutto il territorio nazionale, in certe zone con veri e propri metodi criminali, ha cause precise, tra cui l'indebolimento del ruolo sociale del personale sanitario, con il conseguente crollo della fiducia, causato anche da decenni di malgoverno del SSN, accompagnato tra l’altro da una "evoluzione" dell'ordinamento giuridico in materia di medmal, che ha deliberatamente scaricato sui Professionisti ogni responsabilità anche politica, strutturale e organizzativa (oltre che professionale) in Sanità”.

“Le carenze strutturali e i tagli al personale – solo per citare due criticità tra le più evidenti –, hanno inasprito le loro condizioni di lavoro, lasciando inoltre sempre meno tempo alla relazione di cura nei confronti dell'utenza, e di conseguenza erigendo un muro che non solo la ostacola, ma rende pericolosa la comunicazione, che rischia addirittura di innescare l'esplosione di violenza”.

“Occorre invece rinsaldare, se non ricostruire, il patto di alleanza tra sanitari e cittadini. Nell’epoca social – concludono Vergallo e Amendola –, il dilagare delle fake news alimenta quotidianamente la “caccia al sanitario” creando un clima di diffidenza e di scontro che mal si concilia con un ambito e con i luoghi dove ogni giorno si cura e si salva la vita a milioni di persone”:

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