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Mercoledì 11 SETTEMBRE 2024
Fecondazione assistita. Tribunale di Firenze solleva questione di legittimità costituzionale su divieto per persone single

Una donna di 40 anni, cui era stato negato l’accesso alla fecondazione eterologa con donatore anonimo in un centro di procreazione assistita, ha contestato, tramite i suoi legali, il diniego come una violazione dei suoi diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU)

Dopo 9 anni dall’ultimo intervento di incostituzionalità, la Corte costituzionale tornerà a esprimersi sulla legge 40 del 2004, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita (PMA), in particolare sull’articolo 5 sul divieto di accesso alle tecniche da parte di persone single. A renderlo noto è l'associazione Luca Coscioni. Il Tribunale di Firenze ha, infatti, sollevato la questione di legittimità costituzionale nell’ambito di un procedimento portato avanti da Evita, una donna single 40enne di Torino, che aveva richiesto di poter accedere alla PMA in un centro di fecondazione assistita in Toscana. La donna è assistita dal team legale dell’Associazione Luca Coscioni, coordinato da Filomena Gallo.

La giudice ha rimesso la questione alla Consulta, ritenendo che ci siano sufficienti motivi per dubitare della legittimità dell’articolo 5 della legge 40, che consente l’accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita esclusivamente alle coppie di sesso diverso e non anche alle persone singole.

La donna, cui era stato negato l’accesso alla fecondazione eterologa con donatore anonimo in un centro di procreazione assistita, ha contestato, tramite i suoi legali, il diniego come una violazione dei suoi diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Il Tribunale ha ritenuto che questa esclusione violi principi costituzionali come il diritto all’uguaglianza, alla salute e alla libertà di autodeterminazione, al diritto incoercibile della persona di costituire una famiglia, al rispetto alla vita privata e familiare, al diritto all’integrità fisica e psichica, e che non rispetti la libertà di autodeterminazione in ordine alla propria sfera privata con particolare riguardo al diritto di ciascuno alla costituzione del proprio modello di famiglia. La giudice ha infatti sottolineato come, in diversi Paesi europei, le tecniche di fecondazione assistita siano accessibili anche a donne singole e ha evidenziato l’irragionevolezza di un divieto che può essere aggirato tramite il “turismo procreativo”, prassi che consente di accedere a queste tecniche all’estero.

“Questa ordinanza rappresenta un passo importante verso l’affermazione dei diritti riproduttivi delle persone singole in Italia” ha dichiarato Filomena Gallo, Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, difensore e coordinatrice del team legale (composto anche dagli avvocati Marilisa D’Amico, Massimo Clara, Angioletto Calandrini, Gianni Baldini, Benedetta Liberali, Francesca Re, Rocco Berardo, Paola Angela Stringa e Alessia Cicatelli) che ha assistito Evita. “Siamo fiduciosi che la Corte costituzionale possa riconoscere la discriminazione e l’ingiustizia di una norma che limita ingiustamente l’accesso alla genitorialità. Cancellare il divieto in vigore non crea nessun vuoto normativo perché le procedure sono normate e l’eterologa è legale in Italia dal 2014 grazie alla sentenza di incostituzionalità n. 162”. Nel procedimento in Corte costituzionale, oltre alla Associazione Luca Coscioni per i propri associati che chiedono l’accesso a queste tecniche riproduttive, è stata ammessa dai giudici anche un’altra donna, Serena, 36enne di Brescia, che ha ricevuto un diniego, da parte di 2 centri di fecondazione assistita, alla sua richiesta di poter accedere alla PMA da donna single.

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