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Mercoledì 11 SETTEMBRE 2024
Lombalgia. Piria (Anf): “Fondamentale gestire il ‘mal di schiena’ con un approccio bio psico sociale e composito”
Il vice Segretario nazionale ANF ribadisce che il SSN deve “poter garantire cure di serie A ai cittadini anche per mal di schiena”, facendo leva sul ricco assortimento di professioni che devono poter lavorare in sinergia tra loro “con la guida di una diagnosi sicura e la sicurezza stessa che sotto il profilo medico clinico scientifico il percorso sulle diverse esigenze di cure riabilitative sia corretto”.
La gestione della lombalgia deve poter considerare un approccio ‘bio psico sociale’ completo e ‘composito’: la cura della lombalgia non può infatti essere uguale per tutti ma deve necessariamente tener conto delle necessità di salute e di vita di ciascun soggetto. A parlarne al nostro giornale il vice segretario nazionale ANF (Associazione Nazionale Fisiatri), Mauro Piria, medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione.
“Vediamo con molto piacere che la problematica della lombalgia – spiega il fisiatra Mauro Piria - viene sottolineata e ha riacquistato rilevanza con la Giornata mondiale della fisioterapia dell’8 settembre scorso, riportata su Quotidiano Sanità col richiamo alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ovvero di un approccio completo che deve poter essere considerato anche a questa ‘sindrome’ che non è da ritenersi di serie B, e così come indicato inoltre dalle Società Scientifiche Nazionali. Da sempre diciamo che è evidente la necessità di servizi adeguati anche per la lombalgia benigna, il cosiddetto ‘mal di Schiena’, servizi che devono prendersi carico con competenza specifica di questa patologia che riduce pesantemente, e spesso cronicamente, la qualità di vita degli individui e causa anche enormi perdite economiche agli Stati (in termini sanitari, ma anche sociali e lavorativi)”.
“Come sottolineato dall’OMS – prosegue lo specialista -, e riportato giustamente dalla FNOFI, che si ringrazia per il battage che sta portando avanti, i trattamenti riabilitativi nel mal di schiena non specifico comprendono: esercizio terapeutico, per migliorare la forza muscolare e la capacità di movimento e riduzione dello sforzo durante il lavoro fisico; somministrazione di energie fisiche, per aiutare a gestire il dolore e le limitazioni funzionali; supporto psicologico e sociale, per stimolare un atteggiamento attivo per ritornare a svolgere attività della vita sociale e di partecipazione ed il rientro al lavoro; infine, ma non ultimo, cambiamento dello stile di vita, attività fisica adeguata, dieta sana e buone abitudini di sonno”.
“Come è esperienza di chiunque si prenda cura del benessere delle persone, l’approccio quindi deve essere composito, perché deve adeguarsi alle necessità del singolo, e anche ‘sicuro’. In un Paese abituato a rimediare al mal di schiena facendo ‘esercizio’ o andando da qualsiasi figura si autopromuova competente, queste affermazioni della FNOFI, e da noi sostenute da decenni, sembrano troppo innovative se non addirittura ‘ostiche’”.
“Solo col gioco di squadra, del medico con le diverse categorie professionali, di formazione specifica certificata e ciascuna all’interno delle proprie competenze, questo enorme problema può essere affrontato al meglio. Questo è un diritto di tutti i cittadini del nostro Paese. E’ necessario garantire la diagnosi medica di benignità del quadro, escludendo quindi i numerosi quadri patologici che si possono nascondere sotto questa sintomatologia e che invece necessitano di interventi urgenti e immediati, diagnostici e terapeutici, e la sicurezza delle cure garantita dal medico (soprattutto degli effetti collaterali nelle persone adulte e anziane) e quindi l’adeguatezza del percorso terapeutico che è diverso da paziente a paziente, e anche a distanza, come è possibile ora e meno costoso, con la telemedicina, che rende puntuale ogni modificazione delle cure”.
“Talvolta sono necessari anche interventi invasivi medici che accelerano i risultati della riabilitazione. Ed è necessaria comunque e sempre l’alleanza col fisioterapista, ma anche, come ricordano tutte le Linee Guida e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, con il terapista occupazionale che permette il necessario per rimanere attivi nel proprio ambiente di vita e di lavoro, con lo psicologo che sostiene il soggetto a far fronte al dolore e alle limitazioni funzionali e stimola un atteggiamento attivo, evitando il circolo vizioso depressivo della cronicità, ma anche col laureato in scienze motorie per la prevenzione e l’orientamento a una attività fisica positiva e prolungata nel tempo per evitare i danni frequenti da sedentarietà o di paura del dolore (‘fear of pain’ degli anglosassoni), o anche col massoterapista per il trattamento manuale dei tessuti molli”.
Il famoso approccio bio psico sociale per la lombalgia, proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è questo. Solo tutti quanti insieme, dopo una diagnosi medica e la definizione del percorso individuale di cure/riabilitativo/adattativo, come è noto a tutti ogni mal di schiena è diverso dagli altri, si concorre con modalità diverse e con diversi ruoli a seconda dei casi, per la più veloce, efficace, e quindi anche più economica (questo non interessa solo lo Stato, ma anche il singolo individuo che deve risparmiare tempo e soldi) terapia individuale. Questo a noi deve interessare”.
“La cura non può essere uguale per tutti e stabilita per programmi regionali su protocolli ‘politico economici’, ma deve essere ‘composita’, legata alle necessità di salute e di vita di ciascun soggetto. Il SSN deve garantire questo: ovvero cure di serie A ai cittadini, come è loro diritto, e come in fondo ‘conviene’ anche al bilancio statale, con il ricco assortimento di professionisti che, pur validi e preparati, non possono lavorare da soli perché non sono sufficienti, ma con la guida di una diagnosi sicura e la sicurezza stessa che sotto il profilo medico clinico scientifico il percorso sia corretto: dalla diagnosi medica (fondamentale) alle diverse necessità di cure riabilitative con operatori appositamente e adeguatamente formati da Corsi di Laurea e Scuole certificati, che preparino al meglio le competenze professionali necessarie per il mal di schiena”, conclude Piria.
Elisabetta Caredda
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