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Mercoledì 11 SETTEMBRE 2024
Salviamo la sanità pubblica, ma da chi?



Gentile Direttore,
anche a guardare solamente il suo giornale, si possono trovare molti articoli di esperti che contengono la fatidica frase “Salviamo la Sanità pubblica”. Cerco ogni volta di scoprire da chi si voglia salvare la Sanità pubblica e in molti casi trovo che la Sanità pubblica dovrebbe essere salvata dalla Sanità privata o addirittura dallo Stato.

Su questa base, uno dovrebbe pensare che la Sanità pubblica sia stata deliberatamente mantenuta senza finanziamenti per 15 anni (nel 2009 la spesa sanitaria era pari al 7,2% del PIL, oggi è al 6,2%) allo scopo di renderla debole e scalabile dalla Sanità privata. Certamente, a realizzare un simile disegno deve essere stata una lobby economica molto potente, avendo avuto la capacità di influenzare molti governi dai più disparati colori alternatisi alla guida del Paese in questi 15 anni. Nessuno ricorda che in questi anni il Paese ha visto arretrare il suo PIL fino a 400 miliardi all’anno e che ogni settore della vita pubblica ha sofferto in proporzione, non esclusa la Sanità.

E’ possibile che a nessuno venga in mente che quando le persone non trovano il modo di soddisfare i loro bisogni di salute in tempo utile attraverso la Sanità pubblica, si rivolgano (finché i loro mezzi lo consentono) alla Sanità privata?

I costi più alti per la salute sono quelli sostenuti per gli anziani. Non può quindi meravigliare che il Friuli-Venezia Giulia (la mia Regione, con il massimo degli anziani) riceva il più alto finanziamento sanitario dallo Stato (più speciali fondi regionali) e contemporaneamente sia costretta ad una delle maggiori spese private del Paese. Questa costituisce la dimostrazione lampante che la Medicina privata non proliferi come Medicina di lusso creata per i ricchi, ma sia una necessità per chi ne ha bisogno.

Tutti sappiamo che mancano circa 40 miliardi ogni anno di finanziamento di Stato per pareggiare i conti con Francia e Germania, una cifra, guarda caso, pari alla spesa sostenuta di propria tasca dai cittadini italiani (41 miliardi all’anno).

Certo che dobbiamo salvare la Sanità pubblica, ma dobbiamo chiedere allo Stato di salvarla, non dobbiamo salvarla dallo Stato, come si legge tra le righe o esplicitamente negli articoli.

La sanità è in grave difficoltà da troppo tempo e nessuno può pensare che non sia necessario un ulteriore sforzo economico dello Stato, almeno per frenare l’emorragia del personale ovviamente attratto dalle migliori condizioni della Sanità privata o addirittura dall’Estero. E’ notizia di questi giorni che il Governo stia pensando di aggiungere quattro miliardi a quanto già programmato per la Sanità.

Ma poi, tutto si risolve solo con un aumento della spesa per la Sanità pubblica e non ci sono altre iniziative da prendere?

E’ utile ricordare che una riorganizzazione dei Servizi sanitari è all’ordine del giorno in tutti i Paesi europei progrediti, cioè proprio in quelli che spendono più di noi e che giudicano insostenibile il continuo aumento della spesa sanitaria.

Come superare la medicina fatta a “silos”, in cui i Medici di Medicina Generale, gli Specialisti territoriali e i Medici dell’Ospedale vivono e lavorano ognuno per proprio conto invece che agire in sinergia? Come metter mano a tante “rendite di posizione” e a chi toccherà fare il primo passo indietro?

Il documento AGENAS 2024 sull’organizzazione delle Case della Comunità ci spiega con precisione come farlo, ma nessuno spreca una parola per sostenere i contenuti del documento che rappresenta una vera “riforma” dell’Assistenza sanitaria del nostro Paese, non solo una rimodulazione della Medicina di Famiglia.

Perché? Perché si tratta di rinunciare alle famose rendite di posizione, alle quali nessuno vuole rinunciare.

E’ molto più semplice o conveniente imputare allo Stato di voler affossare la Sanità pubblica e chiedere allo Stato di risolvere il problema con i soldi e con l’abolizione della Sanità privata, pur sapendo che i soldi non bastano e che della Sanità privata c’è bisogno per il momento.

Giovanni Oliviero Panzetta
Già Primario di Nefrologia e Dialisi, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Trieste

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