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Lunedì 09 SETTEMBRE 2024
Personale sanitario, da eroe a vittima



Gentile Direttore,
come se non bastassero i problemi di cui è affetta la Sanità Pubblica arriva l’ennesimo episodio di violenza nei confronti del personale del Servizio Sanitario. Il gravissimo attacco perpetrato presso la Chirurgia Toracica dell’Ospedale di Foggia rappresenta l’ennesimo episodio che macchia di sangue innocente medici, infermieri e personale sanitario che opera quotidianamente per tutelare la salute dei cittadini.

Ci siamo preoccupati a lungo della scarsa attenzione, da parte dei livelli istituzionali, circa l’adeguato finanziamento del SSN e abbiamo reiteratamente segnalato il rischio e le criticità a cui andava ineluttabilmente incontro il nostro Servizio Sanitario Nazionale a causa di organici esigui, risorse finanziarie non sufficienti, stipendi troppo sotto la media europea, ecc.).

E la questione diventa sempre più seria nel momento in cui i lavoratori si recano al lavoro con la consapevolezza che si possa anche non tornare a casa per un atto di violenza voluto e non controllato nei loro confronti.

Il tempo del Covid è ormai lontano dalla memoria dei più, gli eroi di qualche anno (mese) fa sono stati dimenticati. Abbiamo pianto i nostri colleghi morti per Covid che hanno combattuto con armi spuntate una lotta impari per una causa nobile: salvare quante più vite umane possibili.

La sfilata del 2 giugno 2022, in cui il pubblico ci ha riservato la standing ovation per la lotta alla pandemia, ci ha illuso per breve tempo che la maggior parte della popolazione avesse chiara l’importanza di un SSN pubblico, garante universale della salute, ma purtroppo la memoria si è dimostrata troppo corta…

Siamo stanchi, delusi, insoddisfatti ma soprattutto disperati perché consapevoli che il Governo e le Regioni dimostrano, se non a parole, che il destino del SSN non è nell’agenda delle loro priorità. La corsa politica alle poltrone del top management continua tra mille inutili promesse, ma gli interventi e i correlati risultati non arrivano.

È opinione di chi scrive che va riprogrammato interamente il SSN a partire dalla lotta alla violenza. E questa violenza che viviamo quotidianamente sulla nostra pelle va combattuta a tutto campo sia a livello culturale, a partire dai banchi di scuola, sia ponendo in essere un programma articolato che comprenda non solo l’ammodernamento tecnologico e strutturale delle sedi operative, sia attraverso l’ampliamento degli organici (il personale lavora in condizioni disumane sopportando una enorme mole di lavoro).

Ma occorrono, altresì, presidi di vigilanza e pronto intervento, adeguate strutture di accoglienza e di filtro, potenziamento del territorio (lo diciamo da sempre!) e, ancora, l’adozione di programmi formativi per il miglioramento della qualità delle cure e un programma ambizioso rivolto all’incentivazione dei giovani a entrare e soprattutto rimanere nel servizio pubblico.

La Fassid si pone a disposizione delle istituzioni per la partecipazione a tavoli tecnici utili alla proposizione di proposte operative concrete, atte a superare la crisi del SSN che auspichiamo possa essere connotata da caratteri di reversibilità.

Roberta di Turi
Coordinatore Nazionale FASSID

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