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Giovedì 08 AGOSTO 2024
LGBTQI+. La Sardegna stanzia 200mila euro per la lotta alle discriminazioni

Bartolazzi: “Saranno equamente suddivisi tra l’ARC, associazione culturale e di volontariato LGBTQIA + OdV, ed il Movimento omosessuale sardo OdV, secondo criteri dei quali i Centri dovranno tener conto. Il finanziamento consentirà, inoltre, una prima raccolta di dati riguardanti situazioni accertate di discriminazione, omofobia e violenza nei confronti delle persone LGBTQI+ ”. La Delibera

In Sardegna la Regione punta a garantire anche i servizi assistenziali dei centri territoriali contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere. La Giunta, proprio in questi ultimi giorni, ha approvato la ripartizione delle risorse stanziate nel bilancio regionale dell'anno 2024, di 200.000 euro, dedicati ai Centri sardi che si occupano di tali servizi e che sono stati individuati tramite avviso pubblico.

“I finanziamenti in parti uguali – spiega a Quotidiano Sanità l’assessore Armando Bartolazzi - saranno assegnati ai due Centri già individuati dall’anno 2023 tramite avviso pubblico che sono l’ARC associazione culturale e di volontariato LGBTQIA + OdV ed il Movimento omosessuale sardo OdV; si tratta di un contributo atto a sostenere l’organizzazione delle attività di questi due centri e le spese per il loro funzionamento. E’ fondamentale proseguire a sostenere economicamente le politiche per la prevenzione ed il contrasto della violenza per motivi collegati all'orientamento sessuale e all'identità di genere e per il sostegno delle vittime, in armonia all'articolo 105-quater del decreto-legge 12 maggio 2020, n. 34”.

“Benchè in Sardegna – prosegue l’assessore - i centri che tutelano i diritti delle persone LGBTQI+ non sono ancora parte di una rete consolidata di strutture riconosciute a livello regionale, l’ARC associazione culturale e di volontariato LGBTQIA + OdV ed il Movimento omosessuale sardo OdV sono noti per essere attivi nella tutela delle persone LGBTQI+ sull’intero territorio regionale”.

“Ricordo che il decreto della Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia del 17 dicembre 2020 che individua, in sede di prima applicazione, le modalità di attuazione dell’articolo 105-quater, specifica ‘i centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere sono strutture che garantiscono - a titolo gratuito - anche attraverso intese con la rete territoriale e l'ente locale, adeguata assistenza legale, sanitaria, psicologica, di mediazione sociale alle vittime di discriminazione o violenza fondata sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere nonché ai soggetti che si trovino in condizione di vulnerabilità legata all'orientamento sessuale o all'identità di genere in ragione del contesto sociale e familiare di riferimento, indipendentemente dal luogo di residenza’.

“Ecco che i due Centri sardi finanziati consentiranno anche una prima raccolta di dati riguardanti situazioni accertate di discriminazione, omofobia e violenza nei confronti delle persone LGBTQI+. In proposito, avremo modo di valutare e ‘misurare’ i risultati degli interventi attuati da questi Centri, anche in collaborazione con i soggetti pubblici che hanno svolto un ruolo nella realizzazione delle politiche antidiscriminatorie, così da poter orientare la programmazione futura acquisendo, come previsto dall'art. 1 del D.M. 23 maggio 2023, ‘i dati necessari ad attualizzare il programma per la prevenzione e il contrasto della violenza per detti motivi’ ”.

“L’assegnazione dei fondi regionali, ossia dei 200.000 euro, prevede alcuni requisiti minimi indispensabili a cui i Centri territoriali che ho citato dovranno attenersi e che riguardano: l’adozione di una Carta dei servizi, qualora non sia già presente, adeguatamente pubblicizzata attraverso il sito del Centro che faccia conoscere in modo completo ed esaustivo l'intera rete della attività di servizio erogate, la copertura territoriale, i nomi dei responsabili dei procedimenti e i relativi tempi di esecuzione, che indichi inoltre le modalità di contatto e accesso al Centro e ai servizi. Ancora, lo sviluppo di attività di sensibilizzazione e quindi di prevenzione della violenza contro le persone LGBTQI+ tramite campagne di comunicazione di contrasto degli stereotipi discriminatori e del linguaggio offensivo e lesivo della dignità delle persone, di prevenzione di bullismo e cyberbullismo motivati da orientamento sessuale o identità di genere”.

“I Centri dovranno prestare accoglienza di persone LGBTQI+, comprese le persone migranti, in soluzioni abitative protette che garantiscano l'ospitalità per brevi periodi (da un giorno a un mese, estendibile a tre mesi in caso di necessità comprovata o di perdurare dell'emergenza) e che dovranno essere finanziate con uno stanziamento fino al 50% del contributo complessivo riconosciuto agli stessi Centri; dovranno inoltre provvedere all’organizzazione di attività di formazione delle operatrici e degli operatori della struttura. In merito, dovranno anche occuparsi dell’attività di formazione e aggiornamento rivolta agli ordini dei servizi socio-sanitari e dei giornalisti, al personale degli Enti pubblici, ad insegnanti e al personale scolastico e più in generale delle scuole di ogni ordine e grado del sistema di istruzione e del sistema di formazione professionale. Tutto ciò è finalizzato allo sviluppo di una cultura del reciproco rispetto e di una cittadinanza consapevole e in materia di contrasto degli stereotipi di genere e di prevenzione del bullismo e del cyberbullismo motivato dall'orientamento sessuale, dall'identità di genere o da una condizione di intersessualità”.

“Il Servizio competente della Direzione generale delle Politiche Sociali curerà il monitoraggio delle attività dei Centri per l'acquisizione di dati aggregati relativi all'utenza e alla tipologia e all'andamento dei progetti avviati, invitando i Centri individuati quali beneficiari dei contributi stanziati a presentare un programma delle attività da svolgere, che sia coerente con le finalità esposte e congruo rispetto al finanziamento previsto” – conclude così Bartolazzi.

Elisabetta Caredda

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