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Martedì 06 AGOSTO 2024
Si salvi la Fondazione Irccs Santa Lucia dal rischio di default

Un tema da non scartare può essere l’acquisizione da parte di una nuova fondazione pubblica strumentale a perfezionare un PPP, nella sua dimensione di “operazione economica”, recata dal nuovo codice degli appalti (art. 174), regolata da un contratto atipico ma garante della continuità, dell’ammortamento del debito consolidato in percentuale dignitosa, del futuro delle professionalità ivi impegnate e soprattutto delle “ragioni di vita” degli affetti dalle gravi patologie bisognose di neuroriabilitazione

Leggere della crisi della Fondazione IRCCS privata Santa Lucia genera una preoccupazione infinita. É talmente alta la qualità erogativa della struttura che non si riesce neppure a comprendere l’affannata ricerca delle soluzioni funzionali a che la stessa continui ad esistere. Con questo ad assicurare le prestazioni di eccellenza rese progressivamente alla collettività a partire dalle Olimpiadi disputate a Roma il 1960, ove propose una apprezzabile competenza nel settore delle neuroscienze. Con l’attuazione della riforma bis nella sua complessità (1991) divenne sede dell’Università Tor Vergata per la laurea in Fisioterapia e poi di Infermieristica e Logopedia nonché de La Sapienza come scuola di specializzazione in Neuropsicologia.

Insomma, assunse un livello didattico tale che la portò, nel 1992, ad essere riconosciuta Irccs e, con questo, puto d riferimento nazionale nel campo delle neuroscienze e, nel 2005, ad istituire il Centro Europeo di Ricerca sul cervello, forte di collaborazioni continuative con presidi di ricerca universitaria di tutto il mondo.

La parola d’ordine è salvarla dalla sua attuale situazione che esprime tutti i sintomi del peggiore default, tale da farla diventare ciò che è. Il suo diritto è esistere. La sua esistenza è espressione dei diritti delle persone che vi ricorrono. Il tema è come fare a che si realizzi il miracolo, considerato che l’attuale azienda presenta un buco reso pubblico dall’informazione che va oltre 300 milioni di euro, da leggersi tuttavia con grande cautela e prudenza. Prescindendo dalle grandi responsabilità gestorie che emergeranno dalla analisi dei suoi esercizi pregressi, lo sforzo dovrà essere indirizzato verso una soluzione strutturale. Periodi di temporaneità servono poco a siffatte iniziative scientifiche: si perde la continuità assistenziale assicurata ai pazienti e si sfiducia il rapporto con le professionalità che lo ha fatto diventare l’eccellenza della neuroriabilitazione.

Da una parte, ricavi per 100 milioni. Dall’altra, un debito ovvero un deficit patrimoniale (che è il dato che occorrerebbe capire). In mezzo, 427 studi scientifici di rilievo solo nel 2022 (si veda qui articolo del 22 novembre 2023), professionisti difficili a rintracciarsi in termini di insieme organico. In lista d’attesa migliaia di persone che altrove difficilmente guadagnerebbero il diritto di vivere, altrettante in trattamento.

Questi sono i dati con i quali la politica insediata dei governi, statale e regionale, deve ad ogni costo fare i conti, allo scopo di non rendersi complice delle stragi che verrebbero a concretizzarsi da una chiusura dell’istituto, ma anche di una continuità impropria. Di quelle delle quali il sistema sanitario è pieno zeppo con affidamenti gestori perfezionati in favore di privati erogatori che, in una siffatta ipotesi, rischierebbero di disperdere al vento i criteri e le modalità di assistenza e ricerca che hanno reso l’Irccs Santa Lucia famosa nel mondo e garanzia per le famiglie dei cerebrolesi.
Soluzioni: tante. Nei box: chissà quanti pretendenti. Nella politica: una folla di mentori.

Un tema da non scartare può essere l’acquisizione da parte di una nuova fondazione pubblica strumentale a perfezionare un PPP, nella sua dimensione di “operazione economica”, recata dal nuovo codice degli appalti (art. 174), regolata da un contratto atipico ma garante della continuità, dell’ammortamento del debito consolidato in percentuale dignitosa, del futuro delle professionalità ivi impegnate e soprattutto delle “ragioni di vita” degli affetti dalle gravi patologie bisognose di neuroriabilitazione.

Ettore Jorio

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