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Lunedì 05 AGOSTO 2024
Osteopatia, negletta per gli atenei italiani



Gentile direttore,
abbiamo atteso la data del 31 luglio e finalmente oggi, con la pubblicazione del bando ministeriale con l’indicazione dei posti messi a concorso a mezzo i testi di ingresso per le professioni sanitarie, si apprende che per l’osteopatia i posti, su tutto il territorio nazionale, sono 200 di cui 30 presso l’Università di Firenze, 40 presso l’Università di Verona e 130 presso l’Università Line Campus suddivisi tra la sede Città di Castello (65) e la sede di Roma (65).

Il Ministero dell’Università e della Ricerca, a dicembre del 2023, si è attivato per istituire il corso di laurea in osteopatia suscitando grandi aspettative e plausi enfatizzati da alcune organizzazioni di categoria per il traguardo raggiunto; l’istituzione del corso di laurea in osteopatia , anche se atto dovuto, è stato vissuto come evento di grande risonanza, in quanto finalmente gli atenei statali e non statali, ma regolarmente riconosciuti, avrebbero potuto, a far tempo dall’anno accademico 2024-2025, dare inizio all’apertura dei primi corsi di laurea in osteopatia con conseguimento del diploma abilitante.

Sull’onda dell’entusiasmo manifestato, anche in convegni pubblici organizzati dall’Associazione di categoria R.O.I. e con la partecipazione di membri del ministero della Salute e della Università, quest’ultimo, ad aprile del 2024, attraverso la Direzione Generale degli ordinamenti della formazione superiore e del diritto allo studio, ha fatto pervenire ai Rettori ed ai Direttori delle Università statali e non statali legalmente riconosciute, le indicazioni operative per l’apertura della banca dati Classe L/SN T-4-Osteopatia. Gli Atenei avevano l’onere di completare l’individuazione del corso di studi in osteopatia, a cui poter accedere per l’anno accademico 2024-2025, entro la data del 31 luglio 2024.

Ebbene, oggi si è potuto avere accesso ai bandi e, purtroppo, deve prendersi atto, smorzando gli entusiasmi del primo momento, che la montagna ha partorito il topolino.

Gli Atenei italiani, è un dato di fatto, hanno dimostrato di non credere nel nuovo corso di laurea in osteopatia così come è stato imposto dai Ministeri competenti senza che ci siano stati incontri operativi con gli addetti ai lavori e con chi per più di trenta anni si è occupato di formazione in campo osteopatico. L’amarezza è tanta: l’osteopatia è la 23^ professione sanitaria introdotta e che va ad aggiungersi come ultima alle ventidue già esistenti da anni; e come ultima arrivata, purtroppo, è rimasta la Cenerentola delle professioni sanitarie.

La scrivente Organizzazione ha più volte stigmatizzato sulla scelta ministeriale di invertire l’iter formativo previsto dall’art. 7 della legge n. 3 del 2018, ossia dapprima l’individuazione dei criteri caratterizzanti la professione di osteopata (e così è stato); poi, l’individuazione dei criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti conseguiti antecedentemente all’istituzione del corso di laurea; successivamente, l’istituzione dell’albo professionale degli osteopati ed infine l’istituzione del corso di laurea in osteopatia.

Di fatto, è stata disapplicata la legge con il risultato di cui oggi dobbiamo prenderne atto.

L’ A.N.P.O. certamente non può gioire di fronte ai numeri emersi dai bandi pubblicati per l’osteopatia e si chiede:
- Dare una accelerazione all’istituzione del corso universitario in osteopatia, affinché venisse introdotto il corso di laurea in osteopatia per l’anno academico 2024-2025, quando il Ministero già a giugno del 2024 era a conoscenza che solo tre atenei e con posti molto limitati avevano risposto alla richiesta ministeriale, a chi e a che cosa è servito ?

- Il fatto di non aver determinato i criteri per l’individuazione dei titoli equipollenti e quindi non avere istituito l’albo professionale, al quale consentire l’accesso ai possessori del titolo ritenuto equipollente, ha rappresentato forse un deterrente per i vari Atenei per istituire il Corso di Laurea non avendo la possibilità di individuare i soggetti titolati da destinare non solo all’insegnamento della materie osteopatiche, ma soprattutto alla dimostrazione delle varie attività cliniche in ambito osteopatico?

- Perché nonostante le ripetute richieste dell’A.N.P.O., anche presso gli Organi Ministeriali, affinché venisse dato coro ad una normativa che disciplinasse un periodo transitorio, che ordinasse il passaggio dall’organizzazione dei corsi di formazione lasciata per anni a scuole private ed accademie (che fino ad oggi hanno rilasciato titoli che andranno ad essere individuati come equipollenti) a quella dei corsi universitari statali e non statali, anche se regolarmente riconosciuti, non è stato istituito?

- E si è considerato che con l’istituzione di soli tre corsi universitari in tutto il territorio nazionale è stata concessa la possibilità immediata, a chi è in possesso di un titolo abilitante alla professione di osteopata conseguito in uno degli Stati membri dell’Unione Europea, oggi può ottenere il riconoscimento del titolo equivalente in Italia se il corso di studio seguito per il conseguimento è sovrapponibile al corso di studio anche di uno solo fra i tre Atenei che lo hanno istituito, perché riconosciuto dal Ministero?

- E allorquando, il titolo conseguito in uno stato membro della Comunità Europea ha avuto il beneplacito dell’ufficio apposito istituito dal Ministero della Salute, in quale albo professionale deve iscriversi visto che ancora ad oggi non è stato istituito il rispettivo Albo professionale anche per la professione sanitaria di Osteopata quale nuova configurazione (art. 3, legge 1/2/2006 n. 43)?

Da più di trenta anni l’Osteopatia in Italia non è stata presa in considerazione ed è stata lasciata, ai fini della formazione, a scuole ed accademie private, ignorate dagli Organi di governo che si sono succeduti nel tempo, ma rivalutate dalla legge n.3 del 2018 allorquando si è sancito di riconoscere ai titoli rilasciati da esse l’equipollenza a quelli che saranno rilasciati dalle tre Università che hanno istituito il primo corso di laurea in osteopatia; ed allora, avendo gli Organi Ministeriali ignorato le ripetute richieste di una normativa transitoria, ci chiediamo ancora:
- Si sono volute mortificare le Scuole e le Accademie private accettando ed acconsentendo che si desse inizio all’anno accademico 2024-2025 in soli tre Atenei italiani per l’irrisorio numero di 200 posti?

- E le Scuole e le Accademie che hanno ancora in itinere corsi di formazione come devono regolarsi? Consiglieranno ai propri iscritti di iscriversi in Corsi di Osteopatia organizzati nei vari stati membri dell’Unione Europea anche non a numero chiuso (il caso dei laureati in medicina nello Stato della Romania docet) per potere accedere poi all’albo professionale istituendo?

La scrivente Organizzazione fino ad oggi è stata baluardo di difesa della categoria degli Osteopati ed ancora più lo sarà se alle domande formulate non seguiranno, da parte di chi ne ha il dovere, risposte soddisfacenti e risolutive.

Francesco Manti
Presidente A.N.P.O. (Associazione Nazionale Professionisti Osteopati)

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