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Venerdì 02 AGOSTO 2024
Competenze avanzate: uno scatolone vuoto



Gentile Direttore,
l’incrocio della analisi recentemente presentata del dott. Catania [1] con le problematiche esposte dal dott. Volpe [2] può assumersi come l’osservazione delle due facce – evidentemente assai diverse – della medesima medaglia.

La risoluzione apparente (perché in effetti costituisce ulteriore quesito) posta dal Presidente Milanese, che «la sanità ha bisogno delle nostre competenze, ma non sa valorizzarle», tema discusso e ridiscusso molte volte, da ormai costituire un adagio tanto necessario quanto incompleto, può essere in parte integrata dal messaggio non di poco conto del Presidente Tarantino; «soprattutto nel settore privato dove non vi è un sistema premiante ed incentivante lo sviluppo delle competenze avanzate», ove tali competenze sono comunque esplicate da un esercito di mercenari di incerta estrazione e di incerti curricula … ed ove, come conseguenza, sulle competenze di base vi sia anche vario abuso, al limite della vessazione …

Già in altri interventi ho fatto notare che va già benissimo – in antitesi con diverse precedenti politiche di establishment rappresentativo nazionale, come sembra si stia orientando il dott. Catania – non assumere atteggiamenti negazionisti delle problematiche delle professioni sanitarie non mediche, quindi riconoscendo ed evidenziando le criticità; purtroppo il complemento di tale politica che può costituire una nuova speranza per tutti i non medici, è individuare le azioni concrete e gli strumenti per contrastare consuetudini solo apparentemente indiscutibili o irrisolvibili, molto care all’atteggiamento di una dominanza medica divenuta tanto strisciante quanto spesso episodicamente incattivita proprio per il sensibile miglioramento complessivo della cultura dei non medici, che non si limitano più ad essere valenti esecutori ma che si pongono – forse però ancora troppo timidamente – come attori protagonisti del sistema sanitario.

In questo contesto raccolgo con favore anche il recente intervento del dott. Sciacca [3], che tanto laconicamente quanto essenzialmente descrive la lirica delusione per chi nel tempo non è certamente restato con le mani in mano ed ha preferito – anche se già in partenza poteva prevedere l’esito – di optare per percorsi effettivamente di valorizzazione contro i canonici percorsi di “cortigianeria” calcati (se non da tutti) da gran parte dei coordinatori e dirigenti in esercizio che provengano dal girone Dantesco delle professioni non mediche.

È diventato autenticamente beffardo che nell’ambito forse più nevralgico ed importante quale quello sanitario, all’esatto contrario di quanto avvenga in ogni ambito produttivo, professionisti con curriculum da Chapeau debbano essere “infelicemente” impiegati in contesti produttivi e non dirigenziali, governati invece da folle di autentici adulatori di successo che nulla di nuovo ed evoluto potrebbero apportare – e di fatti nulla apportano – ai sistemi sanitari che invece coloro che hanno approfondito la loro esperienza, di fatto divenendo degli autentici esperti, saprebbero ben gestire, andando a costituire in concreto quel “governo clinico” che, giusto caso, non significa “comando” (come vorrebbero certe falangi di medici e vari loro vassalli) ma gestione del miglioramento continuo, giammai del continuo peggioramento ...

Se siamo arrivati a realtà diffuse “a stampo” in tutto il territorio nazionale come quelle delle radiologie da incubo, autoreferenzialmente spacciate per centri di eccellenza, ove ciò che è lasciato alla incuria sono proprio quei cruciali temi organizzativi una volta ben noti (tempi di esecuzione, programmazione, attività HTA, implementazione tecnologica ove il professionista abbia una voce in capitolo, etc.) e ben familiari ai veri specialisti; temi che possono fare la differenza tra propaganda e realtà … ebbene, se è accaduto tutto ciò è proprio per l’annosa azione di legioni di cortigiani che – a parte il leggere “le slide” – poco o nulla effettivamente capiscono di sanità.

Dovrebbe essere sensibilità dei politici e soprattutto degli attuali governatori (eventualmente spronati dai rappresentanti istituzionali di settore), mettere ordine in questo caos di cui oramai si conosce soltanto il titolo: «sistema premiante ed incentivante lo sviluppo delle competenze avanzate», che nasconde dietro qualche rima contrattuale anche poco nota … un contenitore vuoto, affiancato dal contenitore stracolmo di a volte indegne … logiche di mercato.

Non dovrebbe essere possibile per le aziende sia pubbliche che private non riconoscere i titoli di studio dei professionisti impiegati, che siano o no collocati in ruoli organizzativi: a quel punto non sarebbe logico non mettere al posto di chi deve organizzare chi lo sa fare davvero, chi dimostra di avere ben assimilato quel carattere da “problem solver” spesso richiesto agli esecutori ma mai – in una logica stranamente opposta – ai dirigenti.

Per meglio rendere l’idea di quanto stia discorrendo mi piace riprendere dalla storia dell’era spaziale – l’astronautica ha molto da insegnare alla organizzazione e management dei sistemi sanitari – l’episodio in cui un direttore a capo di tutte le operazioni di lancio del programma Apollo, a poco più di quattro ore al lancio dell’Apollo 11 (quello che porterà il primo uomo sulla luna) riesce a diagnosticare con sorprendente precisione un malfunzionamento sul sistema di alimentazione (un bullone diverso montato al posto di quello previsto) che avrebbe determinato irrimediabilmente la sospensione del conto alla rovescia ed il rinvio dell’epico lancio, con associata epica figuraccia statunitense.

Quel direttore non era certo uno di “cortigianeria” … era uno che effettivamente conosceva quel razzo come le sue tasche, perché aveva testato uno per uno tutti i sei milioni di pezzi con i quali era costruito il Saturn V, ed effettivamente fornì le istruzioni precise per risolvere il problema.

Quel direttore si chiamava Rocco Petrone, figlio di immigrati Italiani; è stato detto che senza di lui non si sarebbe mai giunti alla luna così come è accaduto.

History … will teach us nothing.

Dott. Calogero Spada
TSRM – Dottore Magistrale

[1] https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=123683

[2] https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=123710

[3] https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=123810

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