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Lunedì 29 LUGLIO 2024
Specializzandi. Urgente una riforma della formazione, ma libera da condizionamenti ideologici
Gentile Direttore,
la Siaarti chiede da tempo una riforma seria della formazione post laurea. Il sistema “pre-decreto Calabria” ha fallito non perché fosse in toto “sbagliato” ma perché non è stato realmente applicato. Le sintesi non rendono, ma il sistema prevedeva una formazione teorica in ambito universitario con docenti universitari assunti dopo un percorso che, per quanto criticabile, contempla la necessità di avere determinati requisiti scientifici e didattici e una rete formativa “pratica” (se preferite clinico-assistenziale) estesa. Tale rete era rapportata alla crescita e alla acquisizione di competenze dove aziende ospedaliere universitarie e aziende ospedaliere del SSR assieme vedevano l’assistente in formazione, in una crescita graduale, acquisire tutte le competenze necessarie a divenire specialista.
La norma era chiara e, come applicata in molte sedi, portava a formare eccellenti specialisti. Tuttavia, soprattutto in alcune discipline e per sicuri “errori universitari”, in altre sedi in realtà le reti formative non sono state attivate e chi ne aveva competenze - dagli osservatori ai ministeri - non è intervenuto a correggere le storture.
Dal decreto Calabria in poi fino all’ultimo incomprensibile e penalizzante (per gli assistenti in formazione) articolo 44 quater, adducendo emergenze reali (Covid 19) e anche altre incomprensibili (PNRR??), si è parcellizata la normativa che doveva garantire la qualità della formazione e gli assistenti in formazione e si è cercato, da un lato, da parte di alcune organizzazioni sindacali di alimentare la divisione tra università e ospedale e, dall'altro, da parte di qualche assessore regionale suggeritore, dal suo legittimo punto di vista, di coprire i buchi di organico con quella che le stesse organizzazioni sindacali talvolta definiscono “manovalanza a bassa competenza e a basso costo”.
Contrapporre ospedale e università, alimentando una contrapposizione ideologica tendente a stroncare la funzione per la quale dovrebbe esistere l’università e svilendo la funzione stessa dell’ospedale, è un errore madornale che vogliamo urlare a tutti. In questa parcellizzazione di decreti e articoli nessuno si è preoccupato di prevedere alcuna garanzia di qualità del percorso formativo che per definizione è sempre composto dalla giusta miscela di teoria/conoscenza e pratica/competenza. Il risultato è il disastro di oggi. Uno specializzando di II o III anno dovrebbe andare, con un contratto a tempo determinato che lo vincola e, per restare alla mia specialità (Anestesia, Rianimazione, Terapia intensiva e del dolore), in un ospedale anche periferico a formarsi dove non “vedrebbe” mai un neonato, un paziente neurochirurgico, un paziente cardiochirurgico o una procedura di terapia del dolore avanzata o di area intensiva e tanto tanto altro. Con un esame che, secondo un 44 quater scritto francamente in modo poco comprensibile, consisterebbe in una certificazione delle procedure svolte che, in molti degli ospedali dove alcune regioni vorrebbero colmare i buchi, nessuno potrebbe certificare semplicemente perché non le si fanno.
E poi a fine anno con questa certificazione farlocca un consiglio di docenti dovrebbe, facendo finta di non sapere che quelle attività non le ha svolte e senza alcuna valutazione anche degli studi e conoscenze acquisite, certificare che si è specialista?
Chi risponderebbe poi ai genitori di un paziente pediatrico (o di un paziente complesso in area intensiva e tanti altri casi mai affrontati dallo specialista “44 quater”) che non viene sottoposto ad anestesia generale o peggio rianimato nelle sue funzioni vitali perché quello specialista nel suo percorso formativo non si è mai formato?
Ne risponderà il tutor ospedaliero che ha fatto certificazione farlocca senza averne colpa magari costretto da diktat del proprio Direttore Generale, ne risponderà il consiglio di scuola dei docenti che appone un semplice sigillo o ne risponderà chi ha parcellizzato la formazione post-universitaria rendendola, soprattutto per le specializzazioni più “complesse”, frammentaria e inefficiente?
A fine anno faremo esami agli assistenti in formazione con due o tre modalità diverse per chi ha accettato di essere assunto e per chi invece è rimasto nel percorso “tradizionale”?
Per fortuna gli assistenti in formazione sono più intelligenti di qualsiasi legislatore bislacco, di qualsiasi professore barone e di qualsiasi loro collega che fa ideologia e non vede l’enormità del danno e non accettano, loro stessi, di andare durante il II o III anno in sedi dove non si formerebbero, soprattutto in discipline dove, in area critica o chirurgica, la mancata acquisizione di competenze significa immediatamente “fare morti”.
E i cittadini pazienti che ne pensano di questa riforma dai mille articoli più o meno balzani che producono disastri che si ripercuotono sulla loro salute?
Facciamo una riforma, facciamola seria abbandonando il sistema per decreti e per articoli che porterà il caos a fine anno alla prossima tornata di esami o di diplomi e anche come società scientifiche e non solo come docenti che tanto fanno per la formazione, abbiamo idee e contributi che possiamo portare ai tavoli del legislatore puntando al risultato che a tutti interessa: la qualità dei nostri futuri medici .
Oppure se preferite continuiamo così, compromettendo la qualità della nostra sanità. Anche i cittadini lo hanno capito, quando deciderà di farlo la politica?
Antonello Giarratano
Presidente Siaarti
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