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Martedì 23 LUGLIO 2024
Sicurezza sul lavoro. In Veneto 101 morti e 69.643 denunci di infortuni nel 2023. I dati Filca Cisl e Fim Cisl    

Decessi in calo rispetto ai circa 120 all’anno degli anni precedenti. Uliano (Fim Cisl): “Crediamo che nelle aziende si debba riprendere l’esperienza adottata durante il Covid, dove c’era partecipazione attiva di tutti i soggetti interessati. Abbiamo sconfitto la pandemia e ora abbiamo la responsabilità di sconfiggere un’altra piaga: gli infortuni sul lavoro”. I DATI

Sono stati presentati i dati, di uno studio eseguito dalla sigla sindacale Cisl sui morti ed infortuni in ambito lavorativo per l’anno 2023. Alla tavola rotonda sono intervenuti i segretari generali nazionali della Filca (Edilizia) Enzo Pelle e della Fim (Metalmeccanici), Ferdinando Uliano, oltre ai Segretari generali veneti delle stesse categorie, Francesco Orrù (Filca) e Nicola Panarella (Fim).

Nel 2023, si legge nello studio, i morti sul lavoro in Veneto sono stati 101, mentre nell’ultimo decennio gli anni più neri sono stati il 2022, con 129 decessi, il 2016, con 128 e il 2018 con 125. Oltre 120 morti si sono registrati pure nel 2015 con 124 e nel 2013 con 123. Lo scorso anno, la provincia di Verona ha fatto segnare il maggior numero di vittime 32, seguita da Venezia 20 e Treviso 17.

Riguardo alle denunce degli infortuni, nel 2023 in Veneto sono state 69.643, in discesa rispetto agli anni precedenti; anche qui, la provincia scaligera fa segnare il numero più alto con 14.132, seguita da Vicenza 13.457 e Padova 13.200. Sopra le 10 mila troviamo Treviso con 12.301 e Venezia 11.700.

Enzo Pelle, segretario generale nazionale della Filca Cisl, afferma che “questo appuntamento è stato voluto ed organizzato esclusivamente da Filca e dalla Fim”. Augurandosi, continua Pelle, “che a livello italiano si concluda, almeno, la vicenda della patente a punti, partendo con una sperimentazione nel comparto dell’edilizia per poi allargarla agli altri settori”.

Ferdinando Uliano, segretario generale nazionale della Fim Cisl, fa una comparazione fra infortuni denunciati e lavoratori occupati che, in Veneto, è la prima regione in termini di lavoratori occupati.

“Se mettiamo questi dati uno di seguito all’altro, in termini di occupati – spiega Uliano - il Veneto è una delle regioni più importanti d’Italia per il settore metalmeccanico, assieme a Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. Se guardiamo l’incidenza tra infortuni denunciati e occupati, il Veneto ha la percentuale maggiore rispetto agli altri. Crediamo che nelle aziende si debba riprendere l’esperienza adottata durante il Covid, dove c’era partecipazione attiva di tutti i soggetti interessati. Abbiamo sconfitto la pandemia e ora abbiamo la responsabilità di sconfiggere un’altra piaga: gli infortuni sul lavoro”.

Altro aspetto che riporta lo studio, sono i ai morti e denunce in Veneto per nazionalità, laddove l’incidenza straniera nel rapporto tra infortuni e occupati si fa sentire più di quella italiana. E ancora, le malattie professionali denunciate in Veneto nel 2022 sono state 3.919, dietro a regioni come Toscana 9.234, Marche 5.907 Emilia-Romagna 5.691, Sardegna 5.084, Puglia 4.806, Lazio 4.203 e Abruzzo (3.992). In totale, in Italia è il numero è stato di 60.643. Tra le categorie a rischio, guardando al periodo 2018-2023, troviamo chi lavora nella fabbricazione di prodotti in metallo esclusi macchinari e attrezzature, lavori di costruzioni specializzati, fabbricazione di macchinari e apparecchiature, attività di servizi per edifici e paesaggio, costruzione di edifici.

Francesco Orrù (Filca) e Nicola Panarella (Fim) per il Veneto, sostengono che l’edilizia e metalmeccanica sembrano due mondi distanti, mentre, invece, oltre ad essere i due settori più colpiti, nei cantieri si mescolano le maestranze e, in tema di sicurezza, si deve dare una risposta agli uni e agli altri.

“Tra le categorie bisogna collaborare, perché spesso nei cantieri ci sono contratti diversi. Come organizzazioni sindacali, ogni giorno dobbiamo essere più incisivi nei luoghi di lavoro per non permettere che continui questa scia di sangue. Servono azioni di consapevolezza, di formazione e di cultura verso aziende e lavoratori”. Concludono Panarella e Orrù

Endrius Salvalaggio

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