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Lunedì 22 LUGLIO 2024
La Psicologia nel SSN: pochi e male organizzati 



Gentile Direttore,
il CNOP, con la collaborazione degli Ordini territoriali, ha attivato un Coordinamento nazionale referenti Commissioni/Gruppi di Lavoro sanità e referenti direttori e responsabili strutture di psicologia del SSN, che ha proceduto ad una mappatura dei servizi di psicologia nelle Aziende del SSN.

I dati relativi alla dotazione di dirigenti psicologi nel SSN, rilevati dagli Annuari Statistici del Ministero della Salute, mostrano che nell’arco del quinquennio 2013-2017 in Italia si è registrata una diminuzione di 506 unità di personale. Nel 2013, gli psicologi in forza erano 5.675, con un dato medio nazionale di 9,5 unità per 100.000 abitanti. Nel 2017, questo numero si è ridotto a una media di 8,5 unità per 100.000 abitanti, con una tendenza alla diminuzione stimata anche per gli anni successivi. Ad oggi, gli psicologi presenti nel SSN sono meno di 5.000. Con questa dotazione, che è nell’ordine dello zero virgola (circa 0,8%) del personale del SSN, e che vuol dire un professionista per circa 12 mila cittadini, il nostro sistema pubblico dovrebbe assicurare le attività e prestazioni in funzione dei bisogni di salute psicologica, come previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e dai recenti obiettivi stabiliti in sede parlamentare.

La psicologia è attiva nei servizi dalla nascita del SSN con attività trasversali di promozione, prevenzione, diagnosi, sostegno, cura e riabilitazione in percorsi assistenziali nei diversi servizi territoriali e ospedalieri, con target di popolazione che vanno dall’infanzia all’anziano, dal singolo individuo alla comunità.

Il primo elemento che emerge è quello del gap tra domanda e risposta.

Nonostante le numerose dimostrazioni dell’efficacia e dell’efficienza degli interventi psicologici, evidenziate anche da studi nazionali e internazionali esiste un forte gap tra la domanda e l’offerta di servizi psicologici, basti pensare al numero di domande presentate per il bonus psicologo (800.000) e alle persone con malattie croniche che lamentano la carenza di aiuto psicologico con una delle principali criticità del sistema.

Da un’indagine civica condotta sul web, emergono dati preoccupanti: solo un paziente su quattro ha ricevuto assistenza psicologica attraverso il SSN, mentre la metà ha dovuto rivolgersi privatamente.

Circa la metà (48%) di tutti i problemi psichici si manifesta entro i 18 anni, eppure molti casi rimangono non individuati e non trattati. Le evidenze indicano che, nel 2022, per quasi la metà dei giovani adulti (tra i 18 e i 29 anni) i bisogni di assistenza psicologica non erano soddisfatti. (Fonte UNICEF). Il disagio psicologico è diffuso anche tra gli anziani e tra chi vive in condizioni di solitudine, svantaggio sociale ed economico. La recente pandemia ha ulteriormente evidenziato la necessità di risposte appropriate nel campo della psicologia per il raggiungimento del benessere individuale e collettivo.

Inoltre negli ultimi anni, insieme ai LEA e al Piano Nazionale della Cronicità, sono state emanate leggi, atti di programmazione, linee di indirizzo nazionali e regionali che richiedono la presenza della psicologia e dello psicologo in varie aree di assistenza sanitaria, basti pensare ai Pronto Soccorso: quanti sanno che le Linee di indirizzo nazionali lo prevedono dal 2019?

Quando una risorsa è scarsa la prima cosa da fare, per chi ha a cuore l’interesse pubblico, è almeno organizzarla al meglio.

Ebbene dalla nostra mappatura sulla presenza dei Servizi di Psicologia nel SSN (giugno 2024), il totale delle strutture di psicologia nel SSN è pari a 126, suddivise in 40 Strutture Complesse, 39 Strutture Semplici Dipartimentali, 34 Strutture Semplici e 14 Strutture di Coordinamento di Funzioni Psicologiche. Circa la metà delle strutture afferisce alla Direzione Sanitaria, Generale o Strategica, le altre a singoli Dipartimenti (Salute Mentale, Cure Primarie, ecc.). Una situazione a macchia di leopardo per tipo di struttura e distribuzione geografica, infatti ben 6 strutture su 10 si concentrano nell’Italia settentrionale.

Questa analisi conferma quanto emerso dagli studi costo-benefici condotti negli ultimi anni confrontando i modelli organizzativi della psicologia nelle varie regioni.

E’ indispensabile un coordinamento a livello aziendale delle risorse professionali, cosa peraltro stabilita da una legge approvata dal Parlamento (l. 176) nel 2020 che prevede appunto una cabina di regia in ogni azienda sanitaria al fine di ottimizzare l’utilizzo e la distribuzione dei professionisti.

Per mettere a terra questa esigenza il Ministero della Salute ha attivato un Tavolo (con Regioni, ISS, Agenas, DG del Ministero Salute, Società Scientifiche) che si è insediato presso la DG Professioni Sanitarie il 15 marzo 2022. Il Tavolo ha fatto un buon lavoro e il documento sulle linee di indirizzo per le attività psicologiche è stato vagliato tecnicamente dalla Conferenza delle Regioni nel gennaio 2023 e integrato poi con le proposte del Tavolo Salute Mentale del Ministero.

Tuttavia, dopo tutti questi passaggi e il lungo tempo trascorso dal marzo 2022 queste linee per l’efficientamento delle scarse risorse psicologiche pubbliche non è ancora arrivato sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni che deve approvarlo definitivamente. Ovviamente non possiamo credere in alcun modo che un lavoro così importante, condiviso in vari passaggi e a diversi livelli, si sia perso per strada e quindi contiamo di poter presto prendere atto del compimento di questo lungo percorso.

Rispetto alla mappatura effettuata si deve precisare che la stessa non comprende i servizi multiprofessionali, parliamo di Distretti Socio-Sanitari, CSM, Servizi Infanzia, SERD, Servizi Disabilità, Giovani, Anziani, Servizi Formazione, ecc.., che sono diretti da psicologi (che sarà oggetto della prossima rilevazione), perché l’obiettivo non era mappare il numero di ruoli di responsabilità ricoperti da psicologi bensì il numero delle UO psicologiche.

Che gli psicologi del SSN, laddove operano in servizi multiprofessionali con pari dignità e dentro logiche di multidisciplinarietà, possano accedere alla direzione di questi o possano svolgere ruoli di responsabilità gestionale nell’organizzazione aziendale, non dovrebbero esserci dubbi e riteniamo che il limitare questa possibilità non sia nell’interesse del sistema sanitario.

Se chi ha la responsabilità di gestire il SSN ai diversi livelli vuole avvicinare ciò che è garantito sulla carta ai cittadini-utenti in campo psicologico alla realtà dei fatti, è indispensabile che la voce degli psicologi venga ascoltata di più quando si tratta di decidere sulle loro attività, che si presti più attenzione ad utilizzare al meglio le risorse esistenti oltre che ad aumentarle.

La carenza sul piano organizzativo, di flussi informativi dedicati, la frammentazione evidenziata non può durare visti i bisogni crescenti che esprimono i cittadini e che segnano una distanza tra domanda e risposta che penalizza il Paese e soprattutto segna una grave discriminazione tra chi può accedere a soluzioni alternative nel privato e chi non può.

David Lazzari
Presidente CNOP

Mara Donatella Fiaschi
Coordinatrice Gdl Sanità CNOP e presidente Ordine O.P.Liguria

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