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Giovedì 18 LUGLIO 2024
L’inquinamento atmosferico può alterare le connessioni cerebrali dei ragazzi con conseguenti disturbi dell’attenzione

A dimostrarlo uno studio scientifico americano della Wayne State University e del Cincinnati Children’s Hospital diffuso dalla Società Italiana di Neurologia in occasione del World Brain Day del prossimo 22 luglio

C’è una relazione tra inquinamento atmosferico e sviluppo delle attività cognitive nei ragazzi.

A dimostrarlo uno studio scientifico americano della Wayne State University e del Cincinnati Children’s Hospital diffuso dalla Società Italiana di Neurologia in occasione del World Brain Day del prossimo 22 luglio.

I ricercatori, diretti da Clara Zundel, dopo aver studiato 10mila giovani americani con età fra 9 e 12 anni ricavati dal database ABCD (Nationwide Adolescent Brain Cognitive Development), hanno scoperto come l’esposizione agli inquinanti dell’aria, alle polveri sottili e in particolare al PM 2,5, provochi alterazioni delle loro connessioni cerebrali con conseguenti disturbi dell’attenzione e problemi mentali.

Lo studio pubblicato sulla rivista Brain Connectivity da un gruppo di neurologi, psichiatri, epidemiologi ambientali e biostatistici indica che l’esposizione in un’età in cui si stanno sviluppando le principali connessioni cerebrali è particolarmente pericolosa.

Peraltro, al danno da PM 2,5 responsabile anche di problemi respiratori come l’asma o di respirazione nel sonno che ne viene conseguentemente disturbato, si associa pure quello degli inquinanti presenti nel cibo e nell’acqua come ha fatto notare anche la Società Italiana di Neurologia in una recente campagna stampa, un allarme che viene ora confermato dalla principale autrice dello studio secondo cui occorre attivare quanto prima un nuovo filone di ricerca di neurologia e psichiatria ambientale.

Viene da chiedersi, evidenzia la Sin, a questo punto se e quale influenza possano avere nelle persone più anziane o più fragili soprattutto laddove affette da altre malattie o altre comorbidità.

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