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Giovedì 11 LUGLIO 2024
Competenza, unico criterio unificante per assumere i medici



Gentile Direttore,
il fuggi fuggi dal Servizio Sanitario (Ssn) ha motivi evidenti, ma anche radici in normative vigenti obsolete e discriminatorie. Se si vuole rendere ancora appetibile il Ssn pubblico, andrebbero urgentemente riformate le procedure concorsuali, affinché considerino solo l’effettiva competenza, indipendentemente dagli ambiti e dalle forme contrattuali pregresse in cui hanno operato i candidati, eliminando le logiche essenzialmente carrieristiche. Forse lo stesso obbligo di assunzione tramite concorsi pubblici, che spesso ormai vanno deserti andrebbe ripensato….

In ogni caso, appare ingiustificatamente discriminatorio, il fatto che, da parte delle strutture pubbliche, venga ancor oggi riconosciuta, come anzianità di servizio, solamente quella maturata all’interno del sistema sanitario pubblico stesso.
Ciò non è solo ingiusto in linea di principio, essendo tale logica autoreferenziale ed obsoleta, in palese violazione dei principi costituzionali di eguaglianza, ma lo è anche per il fatto che la sanità è da tempo largamente privatizzata ed anche in essa il personale sanitario si forma ed acquisisce esperienza.

È ovvio che, personale che opera in enti privati accreditati dallo stesso SSN, è tenuto a fornire la stessa qualità di prestazioni...eppure, lo ribadiamo, a parità di competenza è ancora discriminato a livello concorsuale, chi non ha lavorato per la sanità pubblica.

Tale assetto normativo improprio, non è solo discriminatorio, ma è anche svilente per il sistema pubblico stesso, che in tal modo mai potrà attrarre figure professionalmente anche molto competenti ma che abbiano lavorato prima in ambito privato (… con il sistema attuale verrebbero assunti come neofiti...). Di fatto, ciò sta sminuendo il sistema pubblico, rendendo sempre più appetibile il privato, che ricerca ed attira i migliori, non essendo ingessato da vetuste regole per il reclutamento del personale.

Andrebbero urgentemente sanate queste disparità di trattamento, attraverso la considerazione esclusiva delle competenze, da parte di tutti.

Altra significativa problematica, che pare assurda in tempi di carenza di personale medico, è quella della persistenza dei precari in sanità, anch’essa correlata alle norme vigenti.

Ci vorrebbe, con urgenza, almeno una corsia preferenziale per la stabilizzazione di tutti coloro che da anni, se non da decenni, lavorano in sanità come precari anche nel sistema pubblico; infatti pur sottopagati con forme contrattuali atipiche e libero professionali, svolgono di fatto le stesse mansioni del personale assunto. Tale problematica è stata causata dal protratto blocco delle assunzioni, ma in tal modo tanti medici hanno consentito al Ssn di andare avanti, ottemperando agli stessi doveri degli strutturati, ma senza avere alcun diritto e tutela.

Sarebbe davvero ora, che tale personale venisse almeno regolarizzato con opportuna assunzione, ma necessariamente con contestuale riconoscimento delle competenze e della anzianità di servizio effettivamente maturata, nel compiere il proprio lavoro.

Non appare accettabile e sarebbe ingiusto, che una loro eventuale assunzione li considerasse al pari di neoassunti, dopo l’opera effettiva da loro invece prestata. Va considerato che di fatto, l’azienda ospedaliera pubblica in cui hanno operato, ne ha già dichiarato l’idoneità alla mansione, avendone ampiamente saggiato ed utilizzato le competenze.
Tempestivamente, per rimediare agli errori del passato, sarebbero finalmente necessari gli opportuni adeguamenti normativi….

Marco Ceresa
Medico

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