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Mercoledì 03 LUGLIO 2024
Decreto liste d’attesa. Salutequità: “Misure utili, ma per il cambio di passo atteso dai cittadini servono correttivi”

"Chiediamo che sia previsto un tempo specifico, compreso tra le 24 e le 48 ore dalla telefonata del cittadino al Cup, entro il quale le Direzioni generali aziendali devono garantire l’individuazione della data dell’appuntamento nel rispetto delle tempistiche dei codici di priorità. Le coperture economiche individuate si riferiscono al solo 2024 e presentano diverse criticità, a partire dal fatto che potrebbero già essere state impegnate da alcune Regioni”.

Misure necessarie e urgenti nel decreto anti-liste di attesa, come la Piattaforma nazionale, l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, il rafforzamento del sistema di prenotazione delle prestazioni attraverso il CUP regionale e anche quelle in materia di personale, ma il rischio è tuttavia di non poter riuscire, senza alcuni correttivi fondamentali, ad assicurare concretamente quel cambio di passo atteso dai cittadini.

Tonino Aceti, presidente di Salutequità, laboratorio per l’analisi, l’innovazione e il cambiamento delle politiche sanitarie e sociali, illustra punto per punto le luci e le ombre del decreto 73/2024 (e del suo disegno di legge di conversione), in un’audizione svolta a Palazzo Madama alla Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, a partire dal comma 10 dell’art.3 del DL, sul come rendere effettivamente esigibile il diritto del cittadino ad ottenere la prestazione di cui ha bisogno in caso di mancato rispetto dei tempi massimi previsti dalla normativa di riferimento.

“Il comma 10 dell’art. 3 – spiega Aceti - rappresenta una delle parti più delicate e al contempo più importanti dell’intero provvedimento, poiché sancisce in capo alle Direzioni generali aziendali la responsabilità di garantire, in caso di superamento dei tempi massimi di attesa, l’erogazione delle prestazioni al cittadino, nonché l’attività di vigilanza e di esercizio dell’azione disciplinare e di responsabilità erariale nei confronti dei soggetti ai quali sia imputabile la mancata erogazione della prestazione nei confronti dell’assistito”.

“Un principio che condividiamo pienamente – prosegue - previsto già in altri provvedimenti, ma che rischia senza l’introduzione di correttivi, di rimanere ancora una volta sulla carta e di non rappresentare una soluzione concreta alle difficoltà di accesso alle cure da parte dei cittadini. Proprio per questo chiediamo che sia previsto un tempo specifico, compreso tra le 24 e le 48 ore dalla telefonata del cittadino al CUP, entro il quale le Direzioni generali aziendali devono garantire l’individuazione della data dell’appuntamento nel rispetto delle tempistiche dei codici di priorità attribuiti dalla prescrizione medica, ricontattando automaticamente il cittadino tramite lo stesso CUP (o altro ufficio) e all’interno di un ambito di garanzia che risponda sempre ai principi di raggiungibilità e prossimità. È ancora troppo spesso il cittadino ad essere costretto a rincorrere gli uffici di ASL e Aziende Ospedaliere per tentare di ottenere la prestazione sanitaria con telefonate e attraverso l’invio di moduli e contro moduli e/o a percorrere anche oltre cento km con la macchina o mezzi pubblici per raggiungere il luogo della prestazione sanitaria. Una situazione che questo Decreto deve far cessare subito, se si vuole veramente contrastare il fenomeno della rinuncia alle cure e non obbligare i cittadini a ricorrere al privato. Chiediamo inoltre che questa tutela non valga solo per il 2024 ma sia un diritto per tutti gli anni a venire. Infatti, le coperture economiche individuate dal Decreto si riferiscono al solo 2024 e presentano diverse criticità, a partire dal fatto che le risorse potrebbero, in parte o totalmente, già essere state impegnate da alcune Regioni”.

Le novità positive
La prima, come ha illustrato il presidente di Salutequità, è l’istituzione della Piattaforma nazionale delle liste di attesa: le misure previste sono, secondo Aceti, utili e urgenti: “Non si può governare un fenomeno che non si conosce e non si misura, e noi oggi un dato veramente attendibile sulle liste di attesa non lo abbiamo”.

La seconda è l’istituzione dell’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria che rafforza il monitoraggio e controllo del livello centrale, soprattutto dopo l’approvazione della Legge sull’Autonomia Differenziata che attribuisce alle Regioni ulteriori spazi di manovra autonoma.

“Inoltre – aggiunge Aceti - l’Organismo permetterà ai cittadini di poter segnalare in modo diretto e in tempo reale, situazioni di mancato rispetto dei diritti”.

Bene poi la previsione del rafforzamento del sistema di prenotazione delle prestazioni attraverso il CUP regionale in piena interoperabilità con le strutture sanitarie private accreditate, pena la nullità degli accordi contrattuali con quest’ultime. Positive le misure in cui si prevede che le risorse per il recupero delle liste attesa da parte delle Regioni non possano essere utilizzate per finalità differenti, come pure le diverse misure in materia di personale sanitario.

Le criticità
La Piattaforma nazionale non prevede esplicitamente il monitoraggio del rispetto dei tempi massimi di attesa, secondo il presidente di Salutequità, in quanto si parla solo di “modulazione dei tempi di attesa in relazione alle classi di priorità”, inoltre il flusso dovrebbe fornire informazioni anche su liste di galleggiamento (attualmente non specificate), corretta erogazione dell’attività intramoenia (dimensione non specificata), garanzia di agende dedicate ai PDTA e loro rispetto (dimensione anch’essa non specificata).

Rispetto all’attività di audit accordata all’Agenas dal comma 6 dello stesso art. 1, non viene espressamente prevista la definizione di un conseguente-eventuale Piano di potenziamento del LEA critico da parte delle Regioni (istituto previsto dal Patto per la salute 2019-2021), né previsto alcun meccanismo di commissariamento in caso di immobilismo/inadempienza regionale.

Tra le misure per ottimizzare la programmazione sanitaria regionale, l’adozione e il rispetto dei PDTA si riferisce solo ad alcune patologie, lasciando fuori ad esempio le malattie rare, come pure al momento non c’è alcun riferimento alla definizione di reti di patologia, all’incremento e al monitoraggio del livello di sull’aderenza alle terapie, nonché al rafforzamento dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI).

Criticità nelle coperture economiche. Per l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria si prevede di provvedere ai maggiori oneri previsti per il 2024, “a valere di una riduzione delle risorse previste in bilancio e destinate a transazioni da stipulare con soggetti danneggiati da trasfusione con sangue o emoderivati infetti”. Nessuna risorsa aggiuntiva anche per quanto riguarda l’articolo sul potenziamento dell’offerta assistenziale.

Per quanto riguarda il personale, se da un lato un primo superamento del tetto di spesa per le assunzioni è positivo, dall’altro si deve fare i conti con la carenza di operatori e con la scarsità delle relative coperture: “Aumentare il tetto di spesa senza prevedere un incremento di finanziamento al SSN - afferma Aceti - implica una necessaria compensazione su altri capitoli di spesa per l’assistenza e quindi per l’erogazione dei LEA, già in netto peggioramento nel 2022 (ultimo anno disponibile) anche secondo la Corte dei Conti”.

Inoltre, nessuna misura per correggere da subito la grave stortura del Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA che attualmente può contare solo su un indicatore core in materia di liste di attesa (la cui modalità di calcolo è molto discutibile) e su nessun indicatore core relativo alla garanzia dei PDTA. Infine, si segnala come il Decreto-legge rinvii ad una moltitudine di ulteriori Decreti, sulla cui tempestiva adozione sarà molto importante vigilare, pena l’inefficacia di tutto il provvedimento.

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