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Lunedì 01 LUGLIO 2024
Pubertà precoce. Il più grande studio mai effettuato individua geni che la influenzano e un ‘punteggio’ per predirla

Un team internazionale guidato da ricercatori dell’Unità Epidemiologica del Medical Research Council (MRC) dell’Università di Cambridge ha studiato il DNA di circa 800.000 donne provenienti da Europa, Nord America, Cina, Giappone e Corea. Il lavoro è pubblicato oggi su Nature Genetics.

Sono i geni a influenzare l’età in cui le ragazze hanno il primo ciclo mestruale. In particolare, alcuni geni sono in grado di accelerare l’aumento di peso durante l’infanzia, un noto fattore di rischio per la pubertà precoce. Altri possono influenzare direttamente l’età della pubertà. A dimostrarlo il più grande studio di questo tipo mai realizzato fino ad oggi, da un team internazionale guidato da ricercatori dell’Unità Epidemiologica del Medical Research Council (MRC) dell’Università di Cambridge, che ha studiato il DNA di circa 800.000 donne provenienti da Europa, Nord America, Cina, Giappone e Corea. Il lavoro è pubblicato oggi su Nature Genetics.

I ricercatori hanno scoperto più di 1.000 varianti – piccoli cambiamenti nel DNA – che influenzano l’età del primo periodo mestruale.
Circa 600 di queste varianti sono state osservate per la prima volta. L’età in cui le ragazze raggiungono la pubertà e iniziano ad avere il ciclo normalmente si verifica tra i 10 e i 15 anni, anche se negli ultimi decenni questa tendenza è andata sempre più anticipandosi. Le ragioni di ciò non sono completamente chiare agli scienziati ma quel che è certo è che la pubertà precoce è collegata ad un aumento del rischio di una serie di malattie in età avanzata, tra cui il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e alcuni tumori. Una pubertà più avanti con gli anni, viceversa, è stata collegata a un miglioramento della salute in età adulta e a una durata di vita più lunga. Poco meno della metà (45%) delle varianti genetiche scoperte hanno dimostrato di influenzare indirettamente la pubertà, aumentando l’aumento di peso nella prima infanzia.

L’autore principale dello studio, il professor John Perry, ha dichiarato: “Molti dei geni che abbiamo scoperto influenzano la pubertà precoce accelerando innanzitutto l’aumento di peso nei neonati e nei bambini piccoli. Ciò può quindi portare a problemi di salute potenzialmente gravi in età avanzata, poiché una pubertà anticipata porta a tassi più elevati di sovrappeso e obesità in età adulta”. Un precedente lavoro svolto dal team – insieme ai ricercatori dell’MRC Metabolic Diseases Unit di Cambridge – ha mostrato che un recettore nel cervello, noto come MC3R, rileva lo stato nutrizionale del corpo e regola i tempi della pubertà e il tasso di crescita nei bambini. Altri geni identificati sembrano agire nel cervello per controllare il rilascio degli ormoni riproduttivi. Gli scienziati hanno anche analizzato rare varianti genetiche che sono presenti in pochissime persone, ma che possono avere grandi effetti sulla pubertà. Ad esempio, hanno scoperto che una donna su 3.800 porta varianti del gene ZNF483, che fanno sì che queste donne raggiungano la pubertà in media, 1,3 anni dopo. La dottoressa Katherine Kentistou, altra ricercatrice dello studio, ha aggiunto: “Questa è la prima volta che siamo in grado di analizzare varianti genetiche rare su questa scala. Abbiamo identificato sei geni che influenzano tutti profondamente i tempi della pubertà. Sebbene questi geni siano stati scoperti nelle ragazze, spesso hanno lo stesso impatto sui tempi della pubertà nei ragazzi. I nuovi meccanismi che descriviamo potrebbero costituire la base di interventi per individui a rischio di pubertà precoce e obesità”.

I ricercatori hanno anche creato un ‘punteggio genetico’ utilizzabile per prevedere se una ragazza raggiungerà la pubertà molto presto o molto tardi. Le ragazze con il più alto punteggio genetico avevano 11 volte più probabilità di avere una pubertà estremamente ritardata, cioè dopo i 15 anni. D’altro canto, le ragazze con il punteggio genetico più basso, avevano 14 volte più probabilità di avere una pubertà estremamente precoce, prima dei 10 anni. Ken Ong, autore senior e pediatra, commenta: “In futuro, potremmo essere in grado di utilizzare questi score genetici nella pratica clinica per identificare quelle ragazze la cui pubertà arriverà molto presto o molto tardi. Il servizio sanitario nazionale sta già sperimentando il sequenziamento dell’intero genoma alla nascita e questo ci fornirebbe le informazioni genetiche di cui abbiamo bisogno per renderlo possibile. Ai bambini che si presentano al servizio sanitario nazionale con una pubertà molto precoce – all’età di sette o otto anni – vengono offerti farmaci che bloccano la pubertà per ritardarla. Ma l’età della pubertà è un continuum e, se non raggiungono questa soglia, al momento non abbiamo nulla da offrire. Abbiamo bisogno di altri interventi, che si tratti di farmaci orali o di un approccio comportamentale, per aiutare. Questo potrebbe essere importante per la loro salute quando cresceranno”.

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