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Martedì 04 DICEMBRE 2012
Chirurghi italiani scrivono a Monti: "Per dispositivi medici non si può scegliere prezzo più basso"
I tagli lineari ai dispositivi medici rischiano di pregiudicare qualità e innovazione di questi prodotti fondamentali nel lavoro del chirurgo. Il Collegio Italiano dei Chirurghi (Cic) chiede una diversa politica sulla sanità. "Si tagli dove serve senza colpire la qualità delle cure". Ecco la lettera.
La salute dei malati e la qualità del nostro lavoro sono a rischio. Troppi tagli e soprattutto senza una vera selezione di dove e come incidere per contenere la spesa sanitaria. Da qui la decisione di prendere carta e penna e scrivere al presidente del Consiglio per denenuciare i rischi di una perdita progressiva di qualità nell'assistenza con politiche di tagli lineari a partire da quelli ai dispositivi medici dove qualità e innovazione sono fondamentali.
“La Chirurgia Italiana – si legge nella nota del Cic – ha raggiunto livelli qualitativi e quantitativi rilevanti rispetto al panorama mondiale. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, pone l'Italia al secondo posto nella graduatoria dei migliori sistemi sanitari, valutando gli USA appena al 37° nonostante l’Italia si collochi al nono posto in Europa come spesa sanitaria annua per ogni cittadino”.
“Tutto ciò – aggiungono i chirurghi – è stato possibile anche grazie ad un progresso tecnologico sempre più evoluto e ad una capacità di impiegare al meglio i presidi. Il progresso, infatti, è frutto anche di un'industria che aggiorna i suoi prodotti, ne controlla la qualità e l'efficacia e ne diffonde l'impiego; per contro il Chirurgo è obbligato a studiare gli aggiornamenti, ad individuarne le applicazioni e quindi ad impararne il corretto impiego; questi obblighi, etici e di legge, evidentemente oggi rischiano di essere impediti da una manovra che taglia linearmente la spesa”.
Per i chirurghi dunque “non è accettabile fermare l'investimento nel futuro, ma anche sui controlli di qualità e sull'aggiornamento professionale, che diversamente determinerebbero pericolose ricadute sulle cure che quotidianamente vengono erogate nei nostri ospedali.
Chi in futuro sosterrà l'aggiornamento? Chi investirà sulla ricerca di nuovi presidi più efficaci? Chi potrà permettersi la migliore affidabilità della moderna tecnologia?
Le inevitabili ricadute del contenimento degli acquisti, inseguendo soltanto il prezzo più basso, potrebbero riportarci alle tecniche ed ai risultati del passato, inaccettabili dai chirurghi e dai cittadini italiani”.
Poiché, si legge ancora “il risultato di una manovra che mira esclusivamente al contenimento della spesa rischia di avere due vittime: il chirurgo, impegnato in prima linea nell'assistenza, con i mezzi che avrà a disposizione, verosimilmente peggiori rispetto ad un recente passato, ed i pazienti, che dovranno disporre di un sistema sanitario pubblico che risparmia, dove risparmio può corrispondere a rischio, mentre l'alta qualità finirà con l’identificarsi con il privato”.
“La responsabilità professionale, umana, e non ultima giuridica, impone alla categoria dei Chirurghi la riflessione e la denunzia del problema salute dei cittadini, di fronte al rischio imminente di peggiorare la qualità del proprio operato, condizionato da una riduzione di mezzi e dal potenziale peggioramento di qualità dello strumentario, poiché la scelta in futuro potrebbe cadere su prodotti più economici. Pertanto – conclude la nota – il Collegio Italiano dei Chirurghi chiede con forza di partecipare attivamente ad un taglio ragionato degli sprechi in vista di una ottimizzazione delle risorse”.
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