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Mercoledì 26 GIUGNO 2024
Droghe: sempre più tutto e tutti   



Gentile Direttore,
le riflessioni sollecitate dalla Giornata mondiale sulle Droghe del 26 giugno, sulla scorta della Relazione europea sulla droga 2024, in grado di fornire una credibile e realistica istantanea della situazione della droga in Europa sulla base dei più recenti dati disponibili, coinvolgono “tutto e tutti”.

Se la cannabis si conferma, secondo la Relazione europea, al primo posto come sostanza d’abuso con circa 15 milioni di giovani (15-35 anni) che ne hanno dichiarato l’uso nel 2023, la seconda più frequentemente segnalata sia dagli utenti presi in carico per la prima volta dai servizi di trattamento delle tossicodipendenze sia nelle (ancora limitate) informazioni disponibili sugli accessi per intossicazione acuta ai reparti ospedalieri di pronto soccorso, è la cocaina.

I dati tossicologici disponibili suggeriscono che nel 2022 quest’ultima è stata individuata in circa un quinto dei decessi per overdose di stupefacenti, spesso in associazione con altre sostanze. Inoltre, considerati i problemi cardiovascolari pregressi che il consumo di cocaina può solo aggravare e un sistema di verifica non proprio sensibile a queste evenienze, dietro cui la sostanza può celarsi, è probabile che il suo ruolo complessivo quale causa di mortalità – soprattutto tra persone giovani e di media età - non sia sufficientemente riconosciuto.

A tutto ciò vanno aggiunte oltre 950 nuove sostanze psicoattive monitorate lo scorso anno dall’Osservatorio Europeo sulle Droghe e le Tossicodipendenze di Lisbona, 26 delle quali segnalate per la prima volta nel 2023 sul territorio del Vecchio continente.

L’OEDT mette in guardia dalle offerte ingannevoli del mercato delle droghe che, spesso, etichettando come prodotti innocui sostanze che tali non sono, richiama un numero sempre crescente di consumatori potenzialmente inconsapevoli, aumentando i rischi per la salute e generando nuove sfide normative e di attività di contrasto.

Ciò che desta ulteriore motivo di apprensione è, infatti, una gamma crescente di prodotti - compresi quelli edibili e da svapo che hanno la cannabis esclusivamente come base – spesso, adulterati con i più potenti cannabinoidi sintetici - tali solo nominalmente, considerato che si tratta di sostanze sintetiche di ragguardevole potenza.

Alcuni di prodotti semisintetici sono apparsi recentemente sul mercato commerciale europeo. Il cannabinoide semisintetico più comunemente utilizzato è l’esaidrocannabinolo (HHC), ma più recentemente anche l’esaidrocannabiforolo (HHC-P) e il tetraidrocannabiforolo (THCP), sono stati venduti come presunte alternative “legali” alla cannabis, con successive segnalazioni di intossicazioni tra giovanissimi e nessi con la slatentizzazione di vere e proprie psicosi.

Dati i volumi di precursori chimici sequestrati nel corso del 2023 e nei primi mesi dell’anno in corso, nonché l’intercettazione di sostanze chimiche alternative non regolamentate, sembra probabile che sia in corso una produzione su larga scala sia per il mercato europeo sia per mercati esterni.

Nel rapporto si legge, dunque, che: “oggi i problemi connessi alle droghe hanno un impatto a quasi tutti i livelli. A livello nazionale, si manifestano in altri problemi politici complessi (come la mancanza di una fissa dimora, la gestione di disturbi psichiatrici e la criminalità giovanile) e li aggravano. In alcuni paesi si stanno inoltre riscontrando livelli più elevati di violenza e corruzione causati dal mercato della droga. A livello internazionale, i problemi legati alle droghe sono in aumento in molti paesi a basso e medio reddito, pregiudicando la governance e lo sviluppo e aggravando le già considerevoli sfide in termini di salute pubblica e sicurezza che si trovano ad affrontare”.

La pervasività delle sostanze non si esplicita solo in termini di infiltrazione nelle trame del tessuto finanziaria e economico, non si riduce solo a soldi, criminalità e violenza. Indubitabilmente, il potere delle droghe permea “il tutto di tutti”.

“L’impatto degli sviluppi ai quali stiamo assistendo- si legge ancora nel documento degli esperti europei - implica che tutti rischiano in qualche modo di subire le ripercussioni del consumo di sostanze illecite, dell’attività del mercato della droga e dei problemi a esso associati. Lo si rileva direttamente in coloro che sviluppano problematiche e che necessitano di cure o altri servizi. Lo si riscontra indirettamente nel reclutamento di giovani vulnerabili da parte della criminalità, nella pressione sui bilanci sanitari e nei costi sociali per le comunità che non si sentono in sicurezza o in cui le istituzioni o le imprese sono minacciate dalla corruzione o dalle pratiche criminali”.

È inquietante la notizia di qualche ora fa, di un sedicenne ucciso a Pescara da due coetanei con oltre venti coltellate, per un debito di poco più di 200 euro, maturato per una questione di hashish.

Nella mattinata del 25 giugno, nel corso di una conferenza presso la Sala Stampa di Palazzo Chigi, è stata presentata anche la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2024.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano si è espresso in termini di “diffusione pandemica” del fenomeno del consumo, rimarcando l’aumento della cocaina tra i giovani, mentre l’On. Orazio Schillaci, Ministro della Salute, ha parlato di salute pubblica e centralità delle azioni di prevenzione (solo primaria? … in realtà esiste anche la Riduzione del danno, indicata dall’Unione Europea, ma non finanziata da anni in Italia, come pilastro alla lotta alle droghe e più ancora ai danni che le stesse potrebbero produrre).

La percentuale relativa al genere presenti all’interno della Relazione, non possono, poi, non suggerire ulteriori motivi di apprensione. Si assiste, infatti, ad un’impennata in Italia rispetto alla media europea – negli anni precedenti mai superata se non in alcuni casi – del numero dei nuovi ingressi al femminile presso i Servizi per le Dipendenze patologiche afferenti alle Aziende Sanitarie Locali, passando dal 14-15% al 19% in un solo anno. Inoltre la fascia d’età dai 18 ai 35 anni segna addirittura un 47% di donne e un 53% di uomini. Nel caso specifico, la sostanza “primaria” non è tra quelle illegali. Si tratta, infatti, di psicofarmaci senza prescrizione medica.

È il caso di ricordare, ma questo non è scritto nella Relazione, che la facilità prescrittiva di ansiolitici e antidepressivi da parte dei professionisti quando si tratta di donne, la pratica del doctor shopping, la frequente concomitanza di prescrizione di benzodiazepine e oppioidi per dolore benigno – sebbene siano più utilizzati gli antinfiammatori non steroidi nel nostro Paese a differenze degli Stati Uniti – rischiano di fare propendere verso l’emisfero femminile i rischi della diffusione di fentanyl e affini (dipendenza patologica, sovradosaggio e overdose).

Pochi giorni prima della Giornata mondiale sulle Droghe nel nostro Paese si è registrata anche la presentazione della quindicesima edizione del Libro Bianco sulle droghe, “Il gioco si fa duro”. Promosso da La Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA, Associazione Luca Coscioni, ARCI, LILA e Legacoopsociali, con l’adesione di A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, ITARDD, ITANPUD, Meglio Legale e EUMANS si tratta di un rapporto indipendente sugli effetti del Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90) sul sistema penale, sui servizi, sulla salute delle persone che usano sostanze e sulla società.

Dopo 34 anni di applicazione del Testo Unico e 15 anni di pubblicazione del Libro Bianco sulle droghe, i dati purtroppo restano preoccupanti: gli effetti penali (dell’art. 73 in particolare) sono sempre devastanti e confermano come la Jervolino-Vassalli continui a essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri. In assenza di detenuti per art. 73. o di quelli dichiarati tossicodipendenti, non vi sarebbe il problema del sovraffollamento carcerario.

Nel nostro Paese, i detenuti in carcere sono oltre 60mila (60.166 al 31 dicembre 2023). Di questi ben 12.946 ex art. 73 del DPR 309/90. Altri 6.575 in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), solo 994 esclusivamente per l’art. 74.

In pratica, la percentuale sul totale dei reclusi italiani è del 34,1%, il doppio della media europea (18%) e molto di più di quella mondiale (22%).

Al 31/12/2023, i detenuti definiti “tossicodipendenti” erano il 38,1% rispetto all’intera popolazione reclusa, sebbene al 31/12/2023 quelli con diagnosi certificabile non superavano il 29%.

“Continua l’impetuosa crescita delle misure alternative (+1.037,7% sul 2006), che sono diventate in realtà una alternativa alla libertà invece che alla detenzione”, si legge nel Libro Bianco, così come tra le sue righe si paventa la possibilità di trasformare le comunità in un sistema di “custodia attenuata” privatizzata.

Non stupisce quasi più che quando si parla istituzionalmente dell’uso/dipendenza da sostanze non vengano citati, se non in maniera marginale e mai veramente gratificante - a fronte della dedizione, dei rischi, dello stigma indiretto con cui quotidianamente si confrontano – gli operatori del Servizio pubblico (SerD e Dipartimenti per le Dipendenze Patologiche).

Non è la prima volta che dalle parole dei rappresentanti del Governo – e non solo quello che in mattinata hanno presentato la Relazione - grondi gratitudine per il Privato sociale e il mondo delle comunità, in realtà mai veramente monitorato per esiti ed efficacia. Ben venga la collaborazione e il rimarcare che “senza di loro il problema sarebbe più ingente”, lo sarebbe tanto (ma tanto) di più anche senza il know how e l’impegno degli operatori dei SerD.

Non è la prima volta che si invita alla “libertà responsabile” (nonostante l’inopinabile inefficacia dello slogan “gioca responsabile”) e alla necessità della formazione dei ragazzi e degli insegnanti (a chi la vogliamo affidare quest’ultima?), alla necessità di non abbassare la guardia (abbassata per un colpevole numero di anni).

Per affrontare oggi le nuove sfide poste dalle problematiche in materia di droga, il 2 luglio l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze diventerà l’Agenzia dell’Unione europea sulle droghe (EUDA).
L’EUDA, monitorando con sempre nuovi sistemi la diffusione e l’evoluzione del fenomeno del consumo in Europa, fornirà servizi in quattro settori interconnessi: anticipazione di sfide nuove e future; individuazione dei rischi emergenti e delle minacce legate alla droga ed emanazione di allerte in tal senso; valutazione delle esigenze e delle risposte disponibili; assistenza alle parti interessate mediante la valutazione e la diffusione di nuove conoscenze e migliori prassi.

Il messaggio è (dovrebbe essere) chiaro: ciò che è stato sino ad ora (criminalizzazione del consumatore, politiche repressive, carcere, scarsi investimenti su educazione e giovani, carenza di centralità dei Servizi pubblici, ecc.), è stato un fallimento. È tempo di uscire dal dualismo provinciale e gattopardesco del sì/no continuando a discuterci addosso, parlando, parlando e solo parlando.

Che ci piaccia o no, sia pur in modi diversi, le droghe riguardano tutto e tutti.

Anna Paola Lacatena
Sociologa e coordinatrice del Gruppo “Questioni di genere e legalità” della Società Italiana delle Tossicodipendenze (SITD)

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