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Giovedì 20 GIUGNO 2024
Nel 2021 in Italia la spesa sanitaria pro capita era meno della metà di quella della Germania. Siamo tra i Paesi Ue con i livelli più bassi di posti letto ospedalieri. Bene su tassi tumori, obesità e mortalità evitabile. Il rapporto Istat

Si conferma un divario tra le aree geografiche del Paese: il Mezzogiorno, con 2,7 posti letto per mille abitanti, si posiziona al di sotto della media nazionale (3,1 per mille abitanti). Nel 2022 il recupero di parte dell’attività ospedaliera si accompagna anche ad un aumento dell’emigrazione ospedaliera in tutte le regioni. Nel 2021 il Nord-est ha il tasso di mortalità evitabile più basso, pari a 16,9 decessi per 10mila abitanti, mentre il Mezzogiorno quello più alto, cioè 21,8 decessi.

Nel 2021, in Italia la spesa sanitaria pubblica è di gran lunga inferiore rispetto a quella di altri paesi europei. A parità di potere di acquisto, a fronte di 3.051 dollari per abitante spesi in Italia nel 2021, Finlandia, Belgio e Irlanda superano i 4 mila dollari per abitante; Austria, Danimarca, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svezia superano i 5 mila dollari di spesa, mentre la Germania, con i suoi 6.424 dollari per abitante, si conferma al primo posto per spesa pro capite.

A certificarlo è il nuovo rapporto Istat "Noi Italia 2024". Ma non solo. Il confronto europeo evidenzia che in Italia, nel 2022, la quota di spesa sanitaria privata sulla spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) è uguale al 24,1%. I paesi in cui i contributi della spesa privata sono maggiori si registrano in Grecia (40,8%) e Portogallo (36,6%); tutti gli altri Paesi dell’Ue presentano quote inferiori al 30% e i contributi minori spettano a Germania (13,5%) e Lussemburgo (13,0%).

Nell’ultimo quinquennio, dopo anni segnati da una costante diminuzione della dotazione di posti letto, l’offerta ospedaliera sembra essersi assestata in quasi tutte le regioni italiane. Nel 2021 l’assistenza ospedaliera si è avvalsa di 995 istituti di cura. I posti letto ospedalieri sono pari a 3,1 per mille abitanti. Francia e Germania hanno, rispettivamente, 5,6 e 7,8 posti letto per mille abitanti.

Si conferma un divario tra le aree geografiche del Paese: il Mezzogiorno, con 2,7 posti letto per mille abitanti, si posiziona al di sotto della media nazionale (3,1 per mille abitanti), a differenza del Nord-ovest e del Nord-est che, con 3,3 posti letto per mille abitanti, superano il valore nazionale. I valori più bassi si registrano in Calabria e Campania (rispettivamente 2,2 e 2,5). I valori più alti si osservano in: Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (3,7), Provincia autonoma di Trento (3,7) ed Emilia-Romagna (3,6). L’Italia è tra i Paesi dell’Ue con i livelli più bassi di posti letto per mille abitanti.

Nel 2022, non si registra un pieno recupero del decremento dell’attività ospedaliera rilevato nel 2020, in conseguenza della pandemia da Covid. I ricoveri ospedalieri per 100 mila abitanti in regime ordinario, per le malattie del sistema circolatorio, sono il 12,8% più bassi rispetto al 2019 (da 1.810 nel 2019 a 1.578 nel 2022); quelli per tumori sono inferiori del 5,2% (da 1.102 a 1.044). Il recupero dei ricoveri per malattie del sistema circolatorio resta più consistente per i maschi (nel 2022il tasso di ricovero è inferiore del 10,6% rispetto al 2019), mentre per i tumori risulta più consistente per le femmine (-2,9% nel 2022 rispetto al 2019).

La ripresa non è omogenea nei Paesi dell'Unione Europea: in Ungheria, Slovacchia, Estonia e Lettonia, i ricoveri risultano ancora in diminuzione. Rispetto agli altri Paesi, in Italia, con livelli di ospedalizzazione medio-bassi per queste patologie, si registra un lieve incremento dei ricoveri per malattie del sistema circolatorio (+3,1%) e per tumori (+2,2%).

Nel 2022, il recupero di parte dell’attività ospedaliera, dopo la crisi pandemica del 2020, si accompagna anche ad un aumento dell’emigrazione ospedaliera in tutte le regioni, rispetto all’anno precedente. Le regioni che risultano più attrattive, ossia con un’immigrazione ospedaliera di entità maggiore dell’emigrazione ospedaliera, sono principalmente nel Centro-Nord; tra esse, l’Emilia-Romagna con un indice di attrazione pari a 3,0 nel 2022, e con un’immigrazione ospedaliera in costante aumento dal 2018.

Nel 2021, il tasso di mortalità evitabile (i decessi sotto i 75 anni che potrebbero essere evitati con un’assistenza sanitaria adeguata e stili di vita più salutari) è di 19,2 decessi per 10 mila abitanti. La mortalità evitabile è costituita da due componenti: la mortalità trattabile, cioè la mortalità che potrebbe essere contenuta grazie a una tempestiva prevenzione secondaria e a trattamenti sanitari adeguati (il cui tasso è pari a 6,4 decessi per 10 mila abitanti), e la mortalità prevenibile, che può essere evitata con efficaci interventi di prevenzione primaria e di salute pubblica (il cui tasso è pari a 12,8 decessi per 10 mila abitanti). I maschi hanno un tasso di mortalità evitabile più alto delle femmine (rispettivamente 25,5 e 13,4 per 10 mila abitanti). In particolare, lo svantaggio maschile è principalmente dovuto alla componente prevenibile, ossia quella maggiormente legata agli stili di vita (abuso di alcol, maggiore propensione a fumare, non adeguata alimentazione, eccetera) e ai comportamenti più a rischio (eventi accidentali, attività lavorativa, eccetera).

Nel 2020, l’Italia presenta una mortalità evitabile tra le più basse in ambito europeo. Anche i tassi di mortalità per tumori e per malattie del sistema circolatorio sono inferiori a quelli della maggior parte dei Paesi europei e a quelli della media europea. L'Italia si conferma tra i Paesi con il più basso valore del tasso di mortalità infantile (2,6 per mille nati vivi, mentre la media Ue è di 3,3 per mille), valore simile a quello della Spagna.

Nel 2021, la mortalità evitabile presenta delle forti disuguaglianze territoriali: il Nord-est ha il tasso di mortalità evitabile più basso, pari a 16,9 decessi per 10mila abitanti, mentre il Mezzogiorno quello più alto, cioè 21,8 decessi. Le differenze territoriali sono più accentuate per la componente della mortalità trattabile che prevenibile. Le regioni presentano profili diversi per le due componenti della mortalità evitabile: alcune hanno solo una componente più elevata della media nazionale e non entrambe, indicando come sia necessario adottare politiche differenziate sul territorio. L’Italia presenta una mortalità evitabile tra le più basse in ambito europeo.

Nel 2021, i decessi per Covid sono 63.651 con un tasso pari a 8,2 decessi per 10mila abitanti, inferiore rispetto al 2020. Anche i tassi di mortalità delle principali cause di morte, cioè le malattie dell’apparato cardiocircolatorio (26,7 decessi per 10 mila abitanti) e i tumori (23,3 decessi per 10 mila abitanti) sono diminuiti rispetto all’anno precedente. Le disuguaglianze di genere continuano a essere più marcate per i tumori. Anche per il 2021, si conferma lo svantaggio del Mezzogiorno per la mortalità dovuta alle malattie del sistema circolatorio (31,6 decessi per 10 mila abitanti), rispetto a tutte le altre ripartizioni, mentre il Nord-ovest presenta il tasso più alto per la mortalità per tumore (23,8 decessi per 10mila abitanti). I tassi di mortalità per tumori e per malattie del sistema circolatorio, più bassi della media Ue, sono inferiori a quelli della maggior parte dei paesi europei.

Nel 2021, in Italia il tasso di mortalità infantile, importante indicatore del livello di sviluppo e benessere di un Paese, è pari a 2,6 decessi per mille nati vivi, leggermente superiore al 2020. Nel Mezzogiorno, si registra il tasso mortalità infantile più alto di tutto il Paese (3,2 decessi per mille nati vivi). L’Italia si conferma tra i paesi con il più basso valore del tasso di mortalità infantile.

Nel 2021, in Italia, si registra un incremento, rispetto all’anno precedente, delle percentuali di persone obese (11,4%), di fumatori (19,6%) e di consumatori di alcol a rischio (15,3%). In particolare, tra le ripartizioni, la quota di fumatori più alta si rileva nel Centro (20,7%), mentre nel Nord-est è più alta la quota di consumatori di alcol a rischio (18,1%) e nel Mezzogiorno quella di persone obese (13,0%).

Nel 2022, per quanto riguarda l'abitudine al fumo, l'Italia, con una percentuale di fumatori uguale al 19,8% della popolazione (di 15 anni o più), si colloca in posizione pressoché centrale nella classifica dei Paesi Ue; nelle prime posizioni, si trovano Francia (25,3%), Grecia e Ungheria (24,9%), mentre il fenomeno è meno diffuso in Svezia (9,7%) e Finlandia (12,0%).

Riguardo l'obesità, nel 2022, l'Italia presenta una percentuale di persone obese uguale all’11,4% della popolazione di 18 anni o più; questo dato la colloca tra i Paesi con i valori più bassi insieme a Paesi Bassi (13,9%), Francia (14,4%) e Spagna (14,9%), mentre i più alti si osservano per Ungheria (23,9%), Finlandia (23,0%) e Lettonia (21,6%).

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