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“La co-somministrazione di quattro vaccini contemporaneamente (Esavalente, anti pneumococco, antimeningite B, anti rotavirus) ci ha consentito di risparmiare tre sedute vaccinali sotto i due anni: in Calabria le sedute sono infatti quattro anziché sette determinando anche una maggiore adesione e il tempestivo completamento dei cicli vaccinali, senza alcun aumento di reazioni avverse. Obiettivamente”, le 4 sedute vaccinali anziché 7 migliorano la compliance, “producendo una maggiore copertura vaccinale, soprattutto per quelle vaccinazioni cosiddette raccomandate e non obbligatorie. E, naturalmente, consentono un risparmio di tempo e di risorse umane, ma anche minore discomfort dei genitori che devono presentarsi soltanto quattro volte nei primi due anni, anziché sette”. Così Sandro Giuffrida, direttore del dipartimento di Prevenzione e Uoc Igiene e Sanità Pubblica Asp Reggio Calabria, all’Adnkronos, commenta i risultati dei due anni di esperienza di calendario vaccinale in Calabria, in occasione dell’incontro Ecm dedicato al tema e organizzato recentemente a Vibo Valentia.
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Mercoledì 12 GIUGNO 2024
In Calabria la cosomministrazione di vaccini risparmia 3 sedute pediatriche
Secondo gli esperti il pediatra è “fondamentale nel raccomandare la vaccinazione per patologie gravi come la meningite invasiva da meningococco B”, ma sarebbe improntate che tale profilassi “fosse offerta in modo attivo e gratuito in tutte le regioni, anche per gli adolescenti, e somministrata direttamente in ambulatorio”
“La co-somministrazione - continua Giuffrida - esperienza di 'best practice', che in Calabria estendiamo, da parecchio tempo, anche alla popolazione adulta/ anziana è uno strumento straordinario che consente di fare più vaccinazioni nello stesso soggetto riducendo il rischio che qualche vaccinazione venga saltata e che, quindi, il bambino non venga adeguatamente immunizzato. La co-somministrazione è uno strumento straordinario perché consente di somministrare più vaccini contemporaneamente e conseguire maggiori risultati sia in termini di adesione alle vaccinazioni che di risparmio di risorse”.
Ricordare ai genitori anche le vaccinazioni raccomandate e non solo le obbligatorie “è importantissimo - osserva Giuffrida – perché le vaccinazioni sono tutte importanti e non dovrebbe esserci alcuna distinzione tra obbligatorie e raccomandate. Purtroppo la distinzione ancora esistente induce alcuni genitori a rinunciare a quelle raccomandate, soprattutto se le programmi in giorni diversi dalle obbligatorie. La co-somministrazione di tutti i vaccini disponibili, in questi casi, ci permette invece di prevenire anche delle malattie estremamente pericolose, come le meningiti che sono molto frequenti soprattutto tra i 4 e gli 8 mesi di vita. Infatti co-somministrando si raggiunge la protezione del neonato entro questi ristretti limiti temporali. Se si rimandasse l’inoculazione, il bambino potrebbe contrarre la malattia quando non è ancora protetto. È inoltre importantissimo, al di là della co-somministrazione, promuovere tutte le vaccinazioni non obbligatorie nel neonato perché proteggono da malattie di cui adesso non sentiamo più parlare, proprio perché negli anni si è vaccinato talmente bene che sono quasi scomparse, ma pronte a ricomparire - aggiunge - nel momento in cui si abbassa la guardia e si riduce la copertura vaccinale. Per esempio in questo momento si stanno manifestando focolai di pertosse e morbillo.
Infine, “la co-somministrazione non fa paura ai genitori - sottolinea Giuffrida - Se l'operatore sanitario è adeguatamente formato, è assertivo e magari accompagnato dalle raccomandazioni da parte del pediatra di libera scelta, come succede in Calabria, non c'è alcun dubbio sull’adesione dei genitori”. A conferma “c’è il dato che a Reggio Calabria si è raggiunta una adesione del 95% alla co-somministrazione. Quando viene adeguatamente presentata, i genitori aderiscono serenamente, anche considerando proprio il fatto che gli eventuali eventi avversi - conclude - si riducono perché un bambino che viene vaccinato soltanto quattro volte, rischia di avere la febbre, ove si manifestasse, soltanto quattro volte e non sette”.
Il pediatra è “fondamentale nel raccomandare la vaccinazione per patologie gravi come la meningite invasiva da meningococco B”, ma sarebbe improntate che tale profilassi “fosse offerta in modo attivo e gratuito in tutte le regioni, anche per gli adolescenti, e somministrata direttamente in ambulatorio”, ha detto Martino Barretta, pediatra e responsabile Vaccini e immunizzazioni della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) facendo il punto sull’esperienza del nuovo calendario vaccinale in Calabria. Le vaccinazioni raccomandate presenti nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale - spiega Barretta - sono importanti al pari di quelle obbligatorie perché proteggono da malattie molto gravi. Il pediatra è importante per informare i genitori anche perché è una figura di riferimento e di fiducia” e può chiarire i dubbi dei genitori che riguardano “soprattutto la sicurezza ed eventuali eventi avversi, e poi l'efficacia del vaccino. È improntate che il pediatra spieghi la malattia grave che viene prevenuta” con l’immunizzazione “e anche informi sugli effetti avversi che esistono, ma che sono abbastanza lievi, come la la febbre e il dolore al braccio, mentre i gravi sono rari”.
Nel caso della vaccinazione contro il meningococco B, come vaccinazioni pediatriche, “abbiamo nel calendario un'indicazione nazionale sulla vaccinazione nel primo anno di vita - illustra lo specialista - La malattia invasiva (sepsi e meningite) da meningococco B è una malattia rara, ma molto grave che ha due picchi: nei primi mesi di vita e durante l'adolescenza. Attualmente il calendario nazionale prevede la vaccinazione nel primo anno di vita: una somministrazione a 2 e 4 mesi, poi all’anno di età. È fondamentale rispettare queste tempistiche perché la maggior parte delle malattie invasive avviene tra il quarto e l’ottavo mese. La malattia invasiva da meningococco B - continua Barretta - ha un rischio del 15% di mortalità, ma anche del 30% per complicanze molto gravi che vanno dall’amputazione degli arti alla sordità. È una malattia che va assolutamente prevenuta, anche perché è difficile da intercettare: ha infatti sintomi iniziali ” aspecifici simili ad una comune infezione virale come “la febbre alta e, quando si manifesta, l’evoluzione è rapidissima e può portare a morte entro 24-48 ore. La prevenzione è veramente l'unico modo per evitare questa malattia”.
Sulla meningite “è fondamentale spiegare ai genitori qual è veramente la malattia che noi possiamo prevenire e questo, il più delle volte, viene compreso - osserva Barretta - anche perché, nel vissuto, la meningite è nota come una malattia grave. Il meningococco B, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità è responsabile di circa il 90% della malattia invasiva da meningococco nel primo anno di vita e di circa l’80% negli adolescenti e giovani adulti. Negli ultimi tempi abbiamo avuto un aumento delle coperture vaccinali con valori medi nazionali dell’80% per il meningococco B nel primo anno di vita La copertura però varia molto a livello nazionale. “Bisogna lavorare molto nelle regioni dove le coperture sono ancora un pochino basse, soprattutto nell’adolescenza che è gravata dal fatto che la vaccinazione non è prevista dal calendario nazionale - rimarca lo specialista - Speriamo che sia inserita. Per la meningite, infatti, il secondo picco di incidenza, dopo quello sotto l’anno di vita, è nell’adolescenza.
Al momento solo “9 regioni prevedono per l’anti-meningococco B la somministrazione gratuita e attiva - sottolinea il pediatra - Bisogna superare queste disparità e quindi fare in modo che il calendario nazionale preveda la raccomandazione per tutti gli adolescenti. A tale proposito, sarebbe improntate che il pediatra di famiglia avesse la possibilità di procedere direttamente nel proprio studio alla somministrazione . “Quando facciamo la raccomandazione del vaccino, per esempio durante un bilancio di salute - illustra Barretta - se il genitore deve rivolgersi al distretto, è più probabile che alla fine la vaccinazione salti” non per cattiva volontà, ma per una questione organizzativa. Questo è ancora più probabile nel caso di un adolescente che, come è noto, è particolarmente “restio a rivolgersi ad altri ambulatori. Se il pediatra è messo nelle condizioni di somministrare direttamente il vaccino, quando per esempio l’adolescente arriva per un bilancio di salute - chiarisce lo specialista - per il rapporto di fiducia instaurato negli anni, se il pediatra spiega l’importanza della vaccinazione e può somministrarlo, si ottiene con più probabilità l’adesione alla vaccinazione ed un aumento della copertura”. Si tratta di “accorciare la filiera - conclude - il pediatra spiega la gravità della malattia che si può prevenire, il genitore acconsente, quindi apre il frigo e somministra il vaccino all’adolescente: si ottiene la copertura con maggiore soddisfazione di tutti”.
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