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Martedì 11 GIUGNO 2024
Radiologie da incubo



Gentile Direttore,
alquanto tardivamente mi decido a riferire di un “messaggio nella bottiglia” lanciato da una collega lo scorso mese di maggio su un gruppo professionale di una piattaforma social; il messaggio riferisce di una «situazione un pò scomoda» in termini lavorativi, in cui gli esami diagnostici di tomografia assiale computerizzata vengono eseguiti in una disdegnata situazione di «totale autonomia dal TSRM», ove, più precisamente, il Radiographer, cui sarebbe affidata la esecuzione squisitamente tecnica degli esami diagnostici – fatto peraltro ampiamente indubbio, oltreché risaputo – deve invece personalmente adempiere: al processo di giustificazione; alla somministrazione del consenso informato al paziente; alla predisposizione e gestione della apparecchiatura per l’iniezione del mezzo di contrasto, di cui calcola anche i parametri in base alle caratteristiche del paziente; al processo di ottimizzazione dell’esame laddove il quadro diagnostico si discosti da caratteristiche di negatività …

Il tutto mentre le altre figure professionali formalmente preposte a gestire, ognuna con il proprio contributo, il processo diagnostico d’equipe “tac con mezzo di contrasto”, ossia medico radiologo, infermiere ed anestesista «sono in altre stanze».

La medesima collega afferma di aver protestato, rifiutandosi (non si capisce fino a che punto) di seguire siffatte modalità.

Il messaggio nella bottiglia affidato all’oceano del web ha trovato la solita ridda di risposte apparentemente solidali nell’incriminare la conduzione di eufemistica “leggerezza”, con alcune repliche di ricalco quasi rituale – anche di “paternalità”, alcune forse anche tanto poco gentili quanto non troppo utili alla collega, che chiedeva una dritta su questo andamento organizzativo, visto che alla fine la stessa concludeva con la massima forse più pragmaticamente condivisa: «tanti colleghi mi hanno detto che ormai è così ovunque e di non impuntarmi».

Ebbene, direi proprio che il vero dramma stia in questa ultima affermazione.

Effettivamente la creazione di ambienti lavorativi di ossessione, angoscia ed oppressione sono ormai il gold standard della radiologia, sia privata che pubblica, ove, se pure da una parte sembra sia tutto scontato e risaputo, nelle corrispondenti realtà di fatto si può assistere davvero a tutto (anche a molto peggio di quanto riferito): in certi casi anche le segretarie (con ogni dovuto rispetto ad un impiego “di concetto”) hanno la meglio sui poveri radiographers, la cui laurea vale meno che niente …

Si può però anche asserire che alla creazione del dramma abbiano contribuito gli stessi Radiographers, quantomeno con l’incrociata politica di duplice pigra disaffezione: da una parte ad eleggere i loro rappresentanti istituzionali, dall’altra a subirne passivamente le scelte di governo, anche laddove queste si rivelino oggettivamente estremamente negative; anche questo è un elemento che emerge dagli stessi commenti dei colleghi intervenuti.

Se ancora non si è capito che cosa siano le tematiche di dominanza medica, che per i TSRM si traducono nei più disparati atteggiamenti di bullismo dei medici radiologi, che sulla sola carta non soltanto soprintendono – ovvero dirigono, controllano e vigilano – sia gli aspetti autorizzatori (la famosa “giustificazione” ed i vari consensi) sia anche quelli esecutivi (la famosa “ottimizzazione”, che praticamente si traduce sulla conduzione vera e propria delle procedure, dalla scelta dei parametri tecnici a quella iconografica), ma ci si ostina a lagnarsene continuando implacabilmente ad equivocarli come aspetti “locali” …

Se non si è ancora capito che politiche quali quella dell’elenco speciale dell’albo di coloro che hanno conseguito l’improbabile titolo di “venipunturista”, unitamente a temi di distrazione di massa della FNO TSRM PSTRP, quali la “Costituzione Etica” convergono alla realizzazione della figura che in una mia vecchia tesina ho già definito come “Tecnico Radiologo Solitario” … è evidente che non ci siano i dovuti necessari pur minimi presupposti per anche soltanto sperare di risolvere questi annosi ed inesorabili problemi.

Quella delle “radiologie da incubo” , con tecnici radiologi lanciati e lasciati allo sbaraglio più eterogeneo, è ormai una realtà galoppante parallelamente alle introduzioni della sanità digitale e teleradiologia e della logica del profitto a tutti i costi.

A patirne le conseguenze sono proprio le figure professionali rese più deboli da una mancata tutela istituzionale, ove come sempre insistito, quella maggiormente responsabile è quella ordinistica, e solo in secondario ruolo quella contrattuale.

Quello che ancora manca purtroppo è una consapevolezza collettiva che escluderebbe che i TSRM continuino a piangersi addosso o ad offendersi reciprocamente, intraprendendo supposte “battaglie” tanto glorificate, quanto sterili nei loro presunti esiti.

Senza quella consapevolezza nemmeno lo Chef Antonino Cannavacciuolo potrà mai risolvere il dramma delle innumerevoli “radiologie da incubo” sparse in tutta Italia.

Calogero Spada
TSRM – Dottore Magistrale

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