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Lunedì 10 GIUGNO 2024
Malnutrizione post-ictus. Colpisce fino al 60% dei pazienti, prioritario gestirla

Uno studio sviluppato dai ricercatori dell’Università Federico II di Napoli mostra una stretta relazione tra la malnutrizione e la funzionalità motoria e cognitiva in riabilitazione post-ictus, un campo ancora relativamente poco studiato in Europa.

L’ictus, terza causa di mortalità e una delle principali cause di disabilità a livello globale, comporta spesso gravi conseguenze, tra cui la malnutrizione. La malnutrizione post-ictus, che colpisce fino al 60% dei pazienti, può essere causata da vari fattori, tra cui la difficoltà nel deglutire (disfagia), la perdita di appetito, la depressione e l’incapacità di alimentarsi autonomamente e risulta peggiorare dal ricovero ospedaliero alla riabilitazione.

Uno studio sviluppato dai ricercatori dell’Università Federico II di Napoli, presso il Santa Maria del Pozzo Hospital di Somma Vesuviana (Napoli), condotto da Olivia Di Vincenzo e Luca Scalfi del Dipartimento di Sanità Pubblica e Fabrizio Pasanisi del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli, mostra una stretta relazione tra la malnutrizione e la funzionalità motoria e cognitiva in riabilitazione post-ictus, un campo ancora relativamente poco studiato in Europa.

La malnutrizione nei pazienti con ictus rappresenta un fattore di rischio di mortalità e complicanze nel breve e lungo termine ed è associata a un più lento e meno efficace recupero funzionale e cognitivo. Nello specifico, spiega una nota, le conseguenze della malnutrizione comprendono soprattutto la perdita di forza e massa muscolare (condizioni preesistenti nell’anziano) e l’aumento del rischio di infezioni.

Questi effetti negativi possono compromettere ulteriormente la capacità del paziente di partecipare attivamente alla riabilitazione, prolungando il recupero e riducendo le possibilità di raggiungere un buono stato funzionale, cioè la capacità di svolgere le attività quotidiane in maniera indipendente. Per tali motivi, il recupero di un buono stato funzionale dopo un evento ischemico rappresenta uno degli obiettivi primari della riabilitazione, che può però essere fortemente ostacolato dalla malnutrizione.

Dai risultati dello studio emerge che circa la metà dei pazienti era malnutrito all’inizio della riabilitazione successiva alla degenza ospedaliera, con una prevalenza ancora più marcata nei pazienti con più di 75 anni. Inoltre, i pazienti malnutriti totalizzavano punteggi peggiori nei test di valutazione funzionale utilizzati per valutare le attività della vita quotidiana (ad esempio la capacità di alimentarsi, vestirsi o gestire l’igiene personale autonomamente) e la mobilità (spostarsi dalla sedia al letto, camminare, scendere le scale), così come nella valutazione dello stato cognitivo, rispetto ai pazienti non malnutriti.

Nello studio sono, poi, stati analizzati alcuni marcatori del sangue, indicatori di infiammazione, come la proteina C-reattiva e il fibrinogeno. È emerso che i pazienti più malnutriti avevano più alti livelli di questi marcatori, evidenziando il legame tra malnutrizione e peggiori condizioni generali di salute.

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