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Venerdì 31 MAGGIO 2024
Antibiotico resistenza, una crisi planetaria



Gentile Direttore,
uno scenario futuro, purtroppo non troppo remoto, a cui dovremo far fronte sarà quello dell’antibiotico resistenza (AMR), che metterà in ginocchio interi comparti sanitari e costituirà un grave ostacolo alla salute umana. Si stima che ogni anno 7,7 milioni di decessi siano attributi a infezioni batteriche, di cui 4,95 milioni sono associati ad agenti patogeni resistenti ai farmaci e 1,27 milioni sono causati da batteri patogeni resistenti agli antibiotici disponibili; numeri che rendono la AMR più mortale di HIV/AIDS e malaria, ponendosi al secondo posto nella classifica delle cause di morte. Difatti secondo l’OMS la resistenza antimicrobica è una delle dieci principali minacce globali alla salute pubblica che l’umanità deve affrontare. Già nel 2016, i leader mondiali parteciparono al primo “High-Level Meeting on Antimicrobial Resistance” promosso dalle Nazioni Unite, ma a distanza di oltre 7 anni la percezione del problema è sicuramente aumentata, mentre le politiche messe in atto per fronteggiarla non sono state produttive.

Durante la Settimana Mondiale per la Consapevolezza degli Antibiotici del 2023, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un’indagine1 in cui analizzava l’utilizzo e la prescrizione di questa classe di farmaci a livello globale. È emerso uno scenario imbarazzante e pericolosissimo: la maggior parte (67%) degli antibiotici sono stati prescritti o direttamente somministrati dai medici. Tra i motivi citati per l'assunzione degli antibiotici figurano raffreddore (24%), sintomi simil-influenzali (16%), mal di gola (21%) e tosse (18%), stati patologici causati molto spesso da virus. Ma ancor peggio è che un terzo (33%) degli intervistati ha consumato antibiotici senza prescrizione medica. In alcuni Paesi, oltre il 40% degli antibiotici è stato ottenuto senza il consiglio del medico. E poiché al peggio non c'è mai fine, circa il 16% degli intervistati non ha consapevolezza dell'utilizzo e della pericolosità di questi farmaci. In Italia la situazione non è allarmante ma comunque c’è da preoccuparsi.

Dal Rapporto sull’uso degli antibiotici 20212 dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) si evince che la media del consumo totale è di 17.1 dosi al giorno per 1000 abitanti, dato più alto rispetto alla media europea (16.4 per 1000ab) ma comunque in diminuzione rispetto all’anno precedente (17.7). Se da un lato la riduzione totale è un campanello positivo, dall’altro la lettura del rapporto evidenzia una problematica: il divario regionale di utilizzo, con minore consumo nelle regioni del Nord (9.3) rispetto a quelle del Centro (12.6) e del Sud (15.7). L’utilizzo spropositato e fuori indicazione terapeutica porta, stando ai rapporti dell’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), a 35mila morti per antibiotico resistenza nel periodo 2016-2020 dove, purtroppo, 11mila di queste sono in Italia.

Nei Paesi a medio e basso reddito, dove l’accesso agli antibiotici è limitato e le condizioni igienico-sanitarie sono deficitarie, si hanno i maggiori problemi ed i dati più terrificanti, a cui occorre che vengano messe in atto politiche attive concrete ed immediate. Un recente studio3 ha stimato che il miglioramento dei programmi di prevenzione e controllo delle infezioni negli ambienti sanitari potrebbe prevenire almeno 337.000 decessi associati alla resistenza antimicrobica ogni anno; che garantire l’accesso universale ad acqua, servizi igienico-sanitari e servizi igienici di alta qualità eviterebbe 247.800 decessi, sia per prevenzione diretta delle infezioni resistenti e riduzione del consumo di antibiotici. Queste stime si tradurrebbero in una prevenzione del 7,8% di tutta la mortalità associata all’AMR.

Ma questa rappresenta anche una seria minaccia per la sicurezza alimentare perché aumenta la perdita di animali a causa di infezioni incurabili e aumenta i costi dell’assistenza sanitaria zoologica. Entro il 2050, la produzione di bestiame potrebbe diminuire fino all’11% a causa dell’AMR. Ciò ha conseguenze disastrose per l’economia globale. Si prevede che il costo economico della resistenza antimicrobica si tradurrà in un calo del PIL di almeno 3,4 trilioni di dollari all’anno entro il 2030 e spingerà altri 24 milioni di persone nella povertà estrema.

In più, l’accelerazione della resistenza antimicrobica è parte della più ampia tripla crisi planetaria costituita dal cambiamento climatico, dalla perdita di biodiversità, dall’inquinamento e dai rifiuti. Episodi meteorologici estremi, come l’aumento delle temperature ai poli o la tropicalizzazione delle aree, sconvolgeranno il clima naturale e contribuiranno alla comparsa e alla diffusione di nuovi batteri che saranno resistenti ai farmaci attualmente disponibili.

Per questi motivi al prossimo High-Level Meeting on Antimicrobial Resistance, che si terrà a settembre 2024, i leader mondiali dovranno impegnarsi seriamente in politiche attive di prevenzione, ma soprattutto a sponsorizzare ricerche mirate all’individuazione di nuove molecole che possano sconfiggere i batteri resistenti.

Massimiliano Bruno Cinque
Dottore in Farmacia

NOTE
1 https://www.who.int/europe/publications/i/item/9789289060042
2 https://www.aifa.gov.it/-/aifa-pubblica-il-rapporto-l-uso-degli-antibiotici-in-italia-2021-
3 https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(24)00862-6/fulltext

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