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Giovedì 30 MAGGIO 2024
Salute mentale. L’Università di Verona promuove e coordina uno studio multicentrico per contrastare l’auto-stigma 

Nell’assistenza ai pazienti con disturbi mentali, spesso il primo steps da affrontare è quello di sfatare gli stereotipi negativi che il paziente ha e riverbera su se stesso. Come spiega il Prof. Antonio Lasalvia, docente di Psichiatria all’Università di Verona: “Il paziente arriva in cura convinto, ad esempio, di essere aggressivo o violento, inaffidabile o non in grado di lavorare. Un atteggiamento che ostacola la guarigione”. Parte la sfida per contrastare il fenomeno

La prima condizione per il buon esito di qualunque cura è che tra medico e paziente si instauri un rapporto di fiducia. In questo rapporto, che inizia in genere al momento della diagnosi, come nei pazienti con disturbi mentali, che, a differenza di altri, spesso capita che arrivino con un bagaglio stereotipi e una visione negativa di sé stessi che rendono difficile l’avvio del percorso di cura.

Stiamo parlando di un fenomeno che viene a galla all’interno del rapporto che nasce fra medico-paziente, ma che può emergere ogni qual volta un paziente si deve cimentare con sfide nella vita di tutti i giorni, vale a dire sull’auto-stigma. A parlarci di questo problema e del nuovo progetto che tocca quasi un quaranta per cento delle persone con disturbi mentali gravi è il Prof. Antonio Lasalvia, docente di Psichiatria presso l’Università di Verona che sta promuovendo e coordinando uno studio sull’argomento.

“La presenza di stereotipi negativi o pregiudizi nei confronti delle persone con disturbo mentale è un fenomeno abbastanza frequente – spiega il Prof. Antonio Lasalvia – e cioè, le persone con questi disturbi sono ritenute dal sentire comune come aggressive o violente, inaffidabili o non in grado di lavorare o di lavorare bene. Sebbene alcune persone con disturbo mentale possano reagire a questi stereotipi con indifferenza o con rabbia, numerosi pazienti finiscono per ritenere veri e legittimi questi pregiudizi, interiorizzandoli ed attribuendoli a sé stessi, attraverso un processo denominato di auto-stigmatizzazione. Questo processo, in un ammalato già provato per ciò che soffre rappresentando un ulteriore ostacolo verso la guarigione, in quanto avvilisce l’identità della persona che finisce per identificarsi con quella di un “ammalato inguaribile””.

“Una strategia volta superare questa barriera è stato sviluppato nella prima decade degli anni 2000 negli Stati Uniti attraverso una terapia denominata “Narrative Enhancement and Cognitive Therapy” (NECT), che aiuta i pazienti a riconoscere e a modificare le proprie convinzioni auto-stigmatizzanti. Nonostante l’efficacia di questa terapia – argomenta il professore – la sua applicazione sul nostro territorio nazionale è praticamente pari a zero. Questo per la mancanza di un manuale in italiano adatta ad essere utilizzate nei nostri servizi. Per questo motivo, con il gruppo di ricerca da me diretto mi sono preso l’onere di tradurre e contestualizzare l’originale manuale americana all’interno di una nuova guida destinata agli operatori della salute mentale del nostro paese. Fatto ciò, ora abbiamo le basi per sviluppare un nuovo auto-stigma, che valuteremo attraverso uno studio multicentrico regionale a cui parteciperanno tutti i Dipartimenti di Salute Mentale del Veneto, oltre ai Dipartimenti di Salute Mentale di Trento e di Bolzano. In particolare, questo studio valuterà l’efficacia e la fattibilità della versione italiana di Narrative Enhancement and Cognitive Therapy (NECT), con l'obiettivo di integrarla nella routine clinica dei nostri servizi di salute mentale, migliorando la cura e i percorsi di recovery dei pazienti con gravi disturbi mentali”.

Di questo progetto se ne parlerà all’Università di Verona il 14 giugno prossimo; in quell’occasione verrà presentato il protocollo di ricerca ai professionisti dei centri partecipanti e verrà condotta una giornata formativa sul trattamento agli oltre cento professionisti dei servizi pubblici del Veneto, Trentino e Bolzano incaricati di realizzare nel proprio contesto assistenziale questo trattamento innovativo. Il reclutamento inizierà a settembre, dopo l’estate.

Endrius Salvalaggio

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