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Venerdì 24 MAGGIO 2024
A Udine il primo trapianto cardiaco a cuore battente in Europa
Eseguito su uomo di 69 anni con una cardiomiopatia post-ischemica in fase terminale, ricoverato presso la Terapia Intensiva della Cardiochirurgia, la cui vita era dipendente da sistemi meccanici di assistenza cardiocircolatoria. Asu Fc: “La carenza di organi rimane forte, l’innovazione apre nuovi scenari offrendo nuova speranza alle numerose persone in attesa di un organo”. LE SLIDE
La Cardiochirurgia di Udine è da anni un punto di riferimento nazionale per l’attività trapiantologica con all’attivo più di 750 trapianti di cuore. Nuovi e sofisticati dispositivi per la preservazione del cuore durante il trasporto hanno permesso da un lato di ridurre il tempo di ischemia e dall’altro di allungare il tempo di conservazione dell’organo prima dell’impianto. Ed è proprio grazie a questa tecnologia che il 20 Maggio 2024 è stato realizzato, presso la Cardiochirurgia di Udine, il primo trapianto cardiaco “a cuore battente” in Europa. Ad annunciarlo, in una nota, l’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale (ASU FC).
E’ stato trapiantato un uomo di 69 anni con una cardiomiopatia post-ischemica in fase terminale, ricoverato presso la Terapia Intensiva della Cardiochirurgia, la cui vita era dipendente da sistemi meccanici di assistenza cardiocircolatoria.
“Fino ad oggi – spiega la nota -, il trapianto di un cuore era possibile solo dopo averlo arrestato attraverso soluzioni specifiche per poterlo trasportare e successivamente impiantare nel torace del nuovo paziente. In alcuni casi, a seconda della distanza dalle sedi del prelievo e dalle modalità di trasporto, con le tecniche convenzionali il tempo in cui l’organo rimaneva fermo e non perfuso poteva essere molto variabile, raggiungendo in alcuni casi le 4-5 ore, tempo oltre il quale il rischio di non ripresa del cuore diventava elevato. Il trasporto del cuore mediante un sistema di preservazione a cuore battente, in normotermia, associato al successivo impianto senza dover nuovamente arrestare l’organo ha permesso di ridurre il tempo di ischemia, e quindi di possibile danno d’organo, a soli 35 minuti”.
La direzione aziendale esprime un grazie a “medici, infermieri, tecnici, psicologi e operatori sanitari che con grande dedizione e disponibilità hanno permesso di raggiungere questo traguardo e che permettono di garantire ogni giorno l’attività trapiantologica, dalla fase ospedaliera a quella di follow-up che dura tutta la vita del paziente”.
La carenza di organi, sottolinea l’Azienda, “rimane forte e la percentuale di pazienti che muoiono in lista d’attesa elevata. L’innovazione tecnologica e nuove modalità di gestione dell’organo da trapiantare aprono nuovi scenari nell’utilizzo di cuori definiti “marginali” (tra cui donazione per morte cardiaca, DCD), che potrebbero non essere utilizzati con le tecniche convenzionali, allargando il numero di pazienti trapiantabili ed offrendo, così, nuova speranza alle numerose persone in attesa di un organo”.
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