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Martedì 21 MAGGIO 2024
Piano Oncologico Nazionale: eliminare le disparità nella gestione del tumore al seno 

Il PON 2023-2027 ha definito quali sono le necessità e quali sono gli interventi da mettere in campo per la gestione oncologica. Uno degli obiettivi è eliminare le disparità tra nord e sud, lo stesso che si è posto l’Intergruppo Parlamentare dedicato alle Nuove Frontiere Terapeutiche nei Tumori della Mammella. Interviste a Manuela Tamburo De Bella (Agenas) e a Simona Loizzo, Presidente dell’Intergruppo

Il Piano Oncologico Nazionale (PON) che copre il periodo 2023-2024 pone particolare attenzione alla centralità del malato e alla riduzione o eliminazione delle disuguaglianze nell’accesso agli interventi di prevenzione e cura. Una delle sfide del Paese dei prossimi anni consisterà quindi nell’eliminare le disparità nella gestione dei pazienti oncologici. Manuela Tamburo De Bella, Dirigente Medico Responsabile della UOS Reti Cliniche Ospedaliere e Monitoraggio DM70 - Agenas, ci offre in un’intervista una fotografia della situazione regionale attuale.



“Ogni anno l’Osservatorio di Agenas produce un monitoraggio sulle reti oncologiche regionali. L’ultimo, rilasciato a dicembre 2023 e pubblicato sul sito dell’agenzia, mostra un quadro eterogeneo sul territorio nazionale, in termini di modelli di rete, di governance, di processi, di presa in carico e, quindi, di esiti”, spiega l’esperta. Dall’analisi delle situazioni regionali è possibile notare che una forte governance e una cabina di regia importante condizionano fortemente gli esiti e i processi clinici. “Fanno eccezione solo alcune Regioni, con buoni esiti anche se prive di un’organizzazione di rete”, fa notare Tamburo De Bella. “In questi casi l’esito è legato all’eccellenza di singoli centri, rispetto al modello gestionale in rete”. È chiaro che, al netto della presenza di centri di eccellenza, la chiave per garantire equità di accesso alle cure in tutto il Paese sta nell’organizzazione di rete.

Risorse per finanziare le reti oncologiche

Il Piano Oncologico Nazionale prevede una strutturazione di tutti i servizi che rispondono alle necessità della complessa gestione oncologica: “dalla prevenzione (primaria, secondaria e terziaria) all’erogazione di servizi, al follow-up, prendendo anche in considerazione tutta una serie di collaterali che ruotano intorno al mondo dell’oncologia e le reti che intersecano la rete oncologica, come la rete di cure palliative”.

Il PON 2023-2027 ha definito quali sono le necessità e quali sono gli interventi da mettere in campo. “Sono state allocate risorse, focalizzate prevalentemente sul finanziare la rete, cioè l’organizzazione necessaria per garantire sostenibilità, rapidità di intervento e assistenza e buoni esiti per il paziente oncologico all’interno della Regione di appartenenza e residenza”.

Gli obiettivi dell’Intergruppo Parlamentare “Nuove Frontiere Terapeutiche nei Tumori della Mammella”

Eliminare le disparità tra le Regioni e tra il Nord e il Sud Italia è anche l’obiettivo dell’Intergruppo Parlamentare dedicato alle Nuove Frontiere Terapeutiche nei Tumori della Mammella, come ci racconta Simona Loizzo, Deputato, Membro della Commissione Cultura e Sanità della Camera, nonché Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Sanità Digitale e Terapie Digitali e dell’Intergruppo Parlamentare dedicato alle Nuove Frontiere Terapeutiche nei Tumori della Mammella.



“Le nostre azioni sono volte a migliorare la gestione del tumore al seno attraverso un approccio multidisciplinare, olistico, che non si limita a considerare soltanto un'area della patologia, ma che prende in considerazione tutti gli aspetti critici attualmente esistenti”, dice Loizzo. “Il tema principale che lega tutti gli ambiti è creare un raccordo tra Nord e Sud, affinché non ci sia più disomogeneità di trattamento. Per questo abbiamo costituito un sottogruppo di lavoro che si occupa di valutare in quantità e qualità tutte le Brest Unit del Paese”.

Il Deputato puntualizza: “è chiaro che in questo contesto seguiamo le indicazioni del Piano Oncologico Nazionale, con l’idea di fortificare le reti territoriali, ma anche di seguire le pazienti da remoto. Con l’Intergruppo sulla Sanità Digitale, infatti, stiamo creando le basi di un lavoro condiviso di assistenza da remoto per le pazienti oncologiche, non solo per quanto riguarda l'aspetto terapeutico, con la possibilità, per le donne, di assumere farmaci orali a casa, ma anche per la gestione degli effetti collaterali delle terapie convenzionali”.

Ogni aspetto conta: estetica oncologica e “leggerezza”

Insieme al suo gruppo di lavoro, Loizzo vuole porre attenzione alle pazienti, nella loro complessità e unicità, da tutti i punti di vista, anche quello estetico. “Una parte del nostro operato si concentra sull’estetica e ha come target la cute e la perdita dei capelli. Abbiamo chiesto al Ministero dell'Università e della Ricerca di abilitare una nuova figura, l’operatore di estetica oncologica, a cui si arriverà con un master specifico in oncologia”.
L’intergruppo parteciperà anche al Festival del Cinema di Venezia, al Festival del Cinema di Roma e alla Fashion Week con le pazienti, “perché la malattia deve essere affrontata con convinzione terapeutica ma anche con leggerezza”, dice Loizzo.

Tutte le Regioni possono migliorare

L’attenzione dell’intergruppo si concentra in particolare sui contesti socio-economici più svantaggiati, che pregiudicano l’aspettativa di vita delle pazienti, per migliorare le criticità nelle reti oncologiche regionali. “In questo caso non si tratta solo del gap tra Nord e Sud: tutte le regioni possono migliorare”, nota Loizzo.

Come mostra l’analisi Agenas, alcune Regioni devono implementare una reale rete oncologica regionale che funzioni e si occupi di gestire la domanda sanitaria di un determinato territorio, in alcuni casi anche quelle Regioni che sono considerate eccellenze solo grazie ai risultati di singoli centri.
“A settembre partirà un progetto della Consensus Innovation in Breast Cancer, volto a fortificare le soluzioni terapeutiche per la riduzione del gap tra Nord e Sud”, continua Loizzo e porta un esempio: “Non possiamo accettare che lo screening coinvolga in alcune Regioni il 70% delle donne mentre in quelle meridionali si limita al 40%. Dobbiamo far aumentare l’aderenza anche ricorrendo a mezzi di comunicazione non convenzionali, come gruppi Whatsapp, lo SPID e il reclutamento da remoto”.

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