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Giovedì 29 NOVEMBRE 2012
USA. Arriva la prima pelle artificiale capace di guarire da un taglio
A metà tra il metallo e la plastica, il nuovo tessuto sintetico è sensibile alla pressione ed è capace di rigenerarsi da solo. Può emulare la sensazione tattile e ‘guarire’ da una ferita, proprio come la pelle normale. L’unica cosa che manca perché sia identico al derma è la sua elasticità.
Se c’è qualcuno che conosce tutte le proprietà straordinarie della pelle umana, quelli sono sicuramente gli scienziati che negli ultimi anni hanno tentato di farne una copia sintetica. E che sembrano oggi essere vicini all’obiettivo. Si tratta di un team della Stanford University, che stanno da anni cercando di riprodurre un tessuto sensibile, capace di inviare informazioni su pressione e temperatura e capace di autoripararsi, e creare una barriera che lo preservi dall’ambiente circostante. In uno studio su Nature Nanotechnology gli scienziati hanno per ora dimostrato di aver prodotto un materiale capace di percepire leggere variazioni di pressione e soprattutto di curarsi da solo in caso di danno o taglio. Che però per ora è troppo poco flessibile per assomigliare alla vera pelle.
Erano diversi i problemi che avevano i tessuti prodotti fino ad oggi: alcuni di questi necessitavano di alte temperature per innescare il meccanismo di riparazione, altri potevano farlo a temperatura ambiente ma dopo averlo fatto una volta cambiavano struttura meccanica o chimica e non potevano più autocurarsi. Ma soprattutto, nessuno dei materiali ottenuti era capace di condurre elettricità, che invece è una proprietà cruciale per avere una buona “pelle sintetica”.
Il tessuto plastico-metallico creato da questi scienziati, invece, sarebbe capace di unire tutte le caratteristiche cercate: da una parte quella autorigenerante di un polimero plastico, dall’altra la conduttività dei metalli.
Per ottenere questo risultato il team ha aggiunto delle piccole particelle di nickel ad una plastica formata da lunghe catene di molecole tenute insieme da legami idrogeno, che sono proprio quelli che permettono al materiale di recuperare la propria struttura a seguito di tagli e danni. Inoltre, in questo modo le caratteristiche di isolante del polimero sono annullate: in un certo senso il metallo permette alla pelle sintetica di riprodurre il ruolo delle terminazioni nervose, grazie alla sua sensibilità alle variazioni di potenziale elettrico. Il tessuto diventa così “sensibile al tatto”: quando viene toccato subisce una variazione di pressione che cambia la distanza e la resistenza elettrica tra le particelle di nickel, e proprio questa variazione potrebbe essere sfruttata per emulare la sensazione tattile, che si prova ad esempio a seguito di una stretta di mano.
Ma soprattutto sono state le prestazioni di autorigenerazione del nuovo materiale a metà tra plastica e nickel a risultare sorprendenti: se il polimero veniva tagliato con un bisturi, e in seguito i lembi venivano riavvicinati, in pochi secondi si assisteva a un recupero del 75% della resistenza e della conducibilità elettrica di partenza. Ma c'è di più: nel giro di mezz'ora il nuovo materiale recuperava una funzionalità del 100%, e lo stesso anche dopo 50 “ferite” di questo tipo.
Un risultato incredibile anche se lo si mette a confronto con la pelle umana. “Un taglio sul derma ci mette giorni a guarire, mentre questo materiale impiega appena 30 minuti”, ha spiegato Benjamin Chee-Keong Tee, primo autore dello studio.
L’unico problema che rimane a questa nuova pelle artificiale è che non è abbastanza flessibile. In altre parole, l’elasticità dell’epidermide umana è ancora ben lontana. Tuttavia, gli scienziati sono ottimisti: “Questo materiale potrebbe diventare presto quello di elezione per le protesi”, ha continuato lo scienziato. “Ma oltre a questo potrebbe essere usato per costruire degli strumenti elettronici che non prevedono manutenzione costosa o difficile”.
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