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Lunedì 13 MAGGIO 2024
Farmacisti. Unaftisp, Mnlf e Culpi: “No all’assistente farmacista e al numero chiuso all’Università”

Per Unaftisp “invece di diluire la professione, dovremmo concentrarci su politiche che promuovano il riconoscimento e il valore del ruolo del farmacista”. Anche Mnlf e Cupli sollecitano, piuttosto, proposte per “rendere l’esercizio della professione libero, di dare una retribuzione in linea con le responsabilità e i carichi di lavoro e un’opportunità reale di carriera”. E annunciano: “Siamo pronti a scendere in piazza”.

Il numero chiuso e gli assistenti farmacisti non sono le soluzioni giuste contro la carenza di farmacisti in Italia. Ne sono convinti Unaftisp (Unione dei farmacisti titolari di sola parafarmacia), Mnlf (Movimento nazionale liberi farmacisti) e Culpi (Confederazione Unitaria Libere Parafarmacie Italiane).

Queste proposte, dichiara Unaftisp in una nota, “sembrano essere un tentativo superficiale di risolvere un problema profondo e complesso con soluzioni che mancano il bersaglio. Giocare sul numero chiuso nelle Facoltà di Farmacia potrebbe sembrare un passo avanti, ma senza una revisione completa delle politiche e delle condizioni di lavoro nel settore, rischia di essere inefficace. Inoltre, l'introduzione di figure intermedie come l'assistente al farmacista potrebbe ulteriormente erodere il ruolo e il prestigio dei farmacisti senza affrontare le vere cause della carenza di personale”.

Per Unaftisp, “invece di diluire la professione, dovremmo concentrarci su politiche che promuovano il riconoscimento e il valore del ruolo del farmacista. Solo attraverso una maggiore autonomia professionale e responsabilità, insieme a un riconoscimento adeguato delle competenze e delle qualifiche, possiamo creare un ambiente in cui i giovani farmacisti possano coltivare carriere significative e appaganti. Se continuiamo a seguire le politiche di chiusura elitaria finora adottate, la professione del farmacista finirà, soprattutto per i giovani che intraprendono questa carriera con speranze e ambizioni, solo per trovarsi ad affrontare una mancanza drammatica di prospettive. È un'ingiustizia che mina il futuro di intere generazioni di laureati in farmacia, costretti a confrontarsi con paghe basse e opportunità di carriera limitate”, prosegue l’Unione dei farmacisti titolari di sola parafarmacia. “L'Europa, al contrario, ci offre esempi di come una visione più aperta e progressista della professione possa portare a risultati positivi. È ora che l'Italia segua questa strada, abbandonando le soluzioni superficiali e abbracciando una visione più ambiziosa e inclusiva per il futuro dei farmacisti e della salute pubblica”.

Per Unaftisp “è evidente che ci sia bisogno di un approccio più radicale e mirato per affrontare questa crisi. Come già succede nelle farmacie europee, dobbiamo concentrarci su politiche che promuovano una migliore valorizzazione della professione farmaceutica, una maggiore autonomia professionale garantita dalla liberalizzazione dell’accesso alla titolarità e condizioni di lavoro per i dipendenti più soddisfacenti anche dal punto di vista remunerativo”.

Si dicono “pronti a scendere in piazza” il Mnlf e Culpi, secondo i quali la proposta di istituire l’Assistente del Farmacista “rappresenta l’ennesimo errore, forse capitale, che le istituzioni professionali compiono”.

“Invece – argomentano in una nota congiunta - di rendere l’esercizio della professione libero, come avviene nella modernissima Germania (sin dal 1953), invece di dare una retribuzione in linea con le responsabilità e i carichi di lavoro a cui il farmacista dipendente è sottoposto, invece di dare un’opportunità reale di carriera, si cerca “allegramente” di aggirare le problematiche, proponendo una figura che finirà sostanzialmente per svolgere il ruolo che oggi svolge il farmacista senza averne i titoli. Come già avviene in numerose farmacie, ove personale non laureato distribuisce al banco farmaci di tutti i tipi, ovvero legalizzare l’illegale”.

Un errore anche proporre il numero chiuso nazionale nelle facoltà di farmacia, per le due associazioni, che chiedono, “in vista del prossimo rinnovo degli Ordini provinciali, che i candidati facciano pubblica “abiura” di tale proposta che metterebbe la parola fine alla professione. Il silenzio sarà considerato assenso”.

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