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Venerdì 10 SETTEMBRE 2010
Sperimentazione animale: le ragioni del sì e quelle del no

Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri, e Michela Kuan, biologa LAV, partendo da un giudizio sulla direttiva europea approvata l’altro ieri dal Parlamento  europeo  in merito alla sperimentazione animale illustrano le loro posizioni, rispettivamente favorevole e contraria, all’utilizzo degli animali per fini scientifici.

L’Europarlamento ha approvato ieri la nuova direttiva sulla sperimentazione animale allo scopo di attuare una protezione più estesa delle cavie. Regole che però l’Italia ha accolto con una certa freddezza, a partire dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini, secondo la quale “l’obiettivo da raggiungere è l’esclusione dell’utilizzo di animali per la sperimentazione nel caso questo comporti sofferenza per gli stessi. Mi è pertanto personalmente difficile commentare positivamente una normativa che considero ancora sostanzialmente poco incisiva”. Posizione in parte condivisa dal presidente di Farmindustria, Sergio Dompé, secondo il quale la direttiva rappresenta comunque “un punto di equilibrio che concilia benessere degli animali e progresso della ricerca per ridurne l'impiego e per assicurarne il benessere nei casi in cui lo stesso utilizzo sia ancora irrinunciabile”.
Ma sarà mai possibile, per la scienza, rinunciare alla sperimentazione sugli animali? Quotidiano Sanità l’ha chiesto a Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri, e Michela Kuan, biologa LAV (Lega anti vivisezione).

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“LA NOSTRA LEGGE È PIÙ AVANZATA RISPETTO ALLA DIRETTIVA UE”
Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri

Dottor Garattini, qual’è il suo giudizio sulla direttiva approvata ieri dal Parlamento Europeo sulla vivisezione?
Smettiamola di chiamarla vivisezione perchè la parola suscita orrore già per suo conto. In realtà la legge è sulla sperimentazione animale, altrimenti continuiamo a dare l’idea della vivisezione animale che è una barbarie di un’epoca completamente passata.

Fatta questa precisazione, qual’è il suo giudizio?
La direttiva migliora la precedente sotto molto aspetti. Dobbiamo però anche dire che è una direttiva che non trova l’Italia impreparata, la nostra legge sotto diversi punti è molto più avanzata rispetto alla direttiva approvata ieri.

Secondo lei, in base alla sua esperienza di uomo di scienza, la sperimentazione animale è realmente indispensabile o si possono ottenere risultati anche con altri sistemi?
La sperimentazione è ancora oggi la strada valida se si vogliono ottenere dei nuovi farmaci. Quindi sotto quest’aspetto è una necessità. Gli oppositori dicono che gli animali sono molto diversi dall’uomo e infatti noi li chiamiamo modelli sperimentali. Poi però invocano tecniche alternative che sono degli studi in vitro e che evidentemente sono ancora più lontane dall’uomo, perchè la complessità di un’animale anche “minore” come il ratto o il topo è molto più vicina all’uomo di quanto non lo siano le cellule in provetta. Quindi c’è una contraddittorietà in questa richiesta.
Poi bisogna dire che i metodi alternativi sono inesistenti e che la legge obbliga la sperimentazione animale per la realizzazione di nuovi farmaci.
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“DATI OGGETTIVI DIMOSTRANO CHE IL TRASFERIMENTO DALL’ANIMALE ALL’UOMO SPESSO È PERICOLOSO”.
Michela Kuan, biologa, responsabile nazionale LAV settore Vivisezione

Dottoressa Kuan, come valuta la direttiva approvata dal Parlamento Europeo che disciplina la sperimentazione animale?
Nel complesso mi sento di essere prudente nell’esprimere un giudizio. Dobbiamo tener conto di più di 20 anni di ricerca passati rispetto al testo del 1986, poi dobbiamo prendere in considerazione l’avanzamento scientifico e il riconoscimento dei metodi alternativi di ricerca e il ruolo dell’opinione pubblica e la presa di coscienza dell’opinione pubblica, che si è schierata contro la sperimentazione animale, ma anche l’ambiente scientifico, che ha riconosciuto nel modello animale un modello non sufficientemente predittivo per l’uomo. Ecco, considerato tutto questo ci si aspettava che la direttiva vincolasse maggiormente il ricorso animale e supportasse e implementasse il più possibile i metodi alternativi.

Ma voi siete sicuri che la vivisezione possa essere cancellata ottenendo in questo modo gli stessi risultati che si hanno oggi con la sperimentazione?
Purtroppo con la direttiva UE non era all'ordine del giorno l'abolizione della sperimentazione animale. La Commissione Europea e i Governi nazionali non lo hanno purtroppo voluto e non hanno preso in considerazione la richiesta delle associazioni animaliste, compresa la petizione della LAV per la quale avevamo consegnato 150 mila firme al Sottosegretario alla Salute Francesca Martini. Come associazione la LAV e io come biologa, sostengo che il modello di riferimento, quello animale, non può essere predittivo per la nostra specie e anzi, è altamente pericoloso. Non parliamo solo di etica nei confronti degli animali, punto che va assolutamente preso in considerazione perché non è eticamente accettabile che la nostra specie tratti gli animali infliggendo loro violenze fisiche e psicologiche. Esiste anche un altro motivo che normalmente non viene neanche preso in considerazione: specie che hanno anatomie, fisiologie, comportamenti ma anche evoluzioni diverse dall'uomo non possono essere modello di riferimento per noi. Ci sono dei dati oggettivi che dimostrano come il trasferimento dall'animale all'uomo spesso è fuorviante se non pericoloso.
 

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