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Mercoledì 28 NOVEMBRE 2012
Epatiti. In calo tra gli italiani ma aumentano tra gli stranieri. Presto un Piano nazionale
In Italia circa 1 milione le persone con HCV e 500 mila con HBV. Ma le infezioni potrebbero aumentare, anche a causa di piercing e tatuaggi fatti in condizioni sanitarie non adeguate. Il Piano arriverà nel 2013, ma il ministero ha già pronte le 5 linee di indirizzo: epidemiologia, prevenzione, formazione/informazione, accesso alle cure, qualità di vita dei pazienti.
"Forse non lo sai, ma i sintomi raramente si manifestano. L'epatite virale non fa discriminazioni di sesso, età, razza, occupazione o cultura. Se la conosci, la puoi prevenire e affrontare. Non lasciare che possa vincere. Informati. Parlane con il tuo medico".
Questo il messaggio della campagna radiofonica di sensibilizzazione che sarà lanciata dal ministero della Salute in occasione della II Giornata mondiale per la lotta all’epatite virale (World Hepatitis Day 2012), che si celebra in Italia il 29 novembre.
La Giornata ha l’obiettivo di fare il punto sulle epatiti e sul loro profilo epidemiologico a livello nazionale e mondiale, ma anche quello di porre la riflessione e il confronto tra diversi interlocutori sulle possibili strategie da adottare per il futuro. Perché le epatiti B e C rappresentano anche nel nostro Paese un rilevante problema di sanità pubblica:
• per la loro frequenza
• per l’alta percentuale di casi clinicamente non manifesti, che rappresentano un'importante fonte di contagio
• per l’elevata percentuale di cronicizzazione dell’infezione, che può portare a danni epatici più severi, quale la cirrosi e il carcinoma epatocellulare
• per l’elevato numero di morti ad esse correlabili
• per il rilevante impatto sociale dell’infezione, a causa degli innegabili danni psicologici e alla vita di relazione
• per gli ingenti costi, diretti e indiretti, della malattia.
In Italia le infezioni sono in diminuzione, ma non mancano segnali preoccupanti, in particolare legati alla forte incidenza tra le popolazioni straniere residenti in Italia. Un allarme che rischia di farsi sempre più consistente, con l’aumento dei flussi migratori nel nostro Paese. Per questo non si deve abbassare la guardia, ma anzi, agire per prevenire. Ecco perché lo scorso luglio il ministro della Salute ha deciso di istituire un gruppo di lavoro sulle epatiti, incaricato di elaborare un Piano nazionale epatiti per fermare le infenzioni.
Il Piano sarà pronto nel 2013, e prima di diventare operativo sarà sottoposto al parere dell’Istituto superiore di Sanità e al vaglio della Conferenza Stato Regioni. Le sue 5 linee di indirizzo, già delineate dal gruppo di lavoro, sono però state anticipate oggi nel corso di una conferenza stampa convocata in occasione della Giornata contro le epatiti che si celebra domani e del lancio della relativa campagna radiofonica di sensibilizzazione.
“Intervenire è importante, per non fermare, ma anzi favorire, il trend in diminuzione delle infezioni che abbiamo registrato negli ultimi anni”, ha spiegato il direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Giuseppe Ruocco, spiegando che grazie alla vaccinazione contro l’Epatite B, introdotta nel 1991, l’incidenza in Italia è scesa dal 12 ogni 100 mila abitanti all’1,3. Calo anche per l’incidenza di Epatite C, passata dal 5 del 1985 allo 0,2 del 2010.
In tutto, secondo i dati presentati da Ruocco, in Italia ci sarebbero oltre 1 milione di persone con epatite C e oltre 500 mila con epatite B. I casi di cirrosi epatica arriverebbero a 330 mila. Ma i numeri potrebbero essere destinati a crescere. Non solo, ha spiegato il direttore generale della Prevenzione sanitaria, per il contributo delle popolazioni straniere, ma anche a causa di pratiche sempre più diffuse come quelle del tatuaggio e del piercing, tuttavia non sempre effettuate con adeguati criteri di igiene e sicurezza. “Inoltre – ha sottolineato Ruocco – sono in aumento i soggetti che dimostrano resistenza alle terapie”. Rischi maggiori anche per i tossicodipendenti, per i familiari di persone con infezione e per gli operatori sanitari.
In che modo il ministero intende intervenire? “C’è ancora molto lavoro da fare per arrivare alla stesura definitiva del piano, ma siamo già in grado di illustrare le 5 linee di indirizzo che ne costituiscono lo scheletro”, ha spiegato Ruocco.
La prima riguarda l’epidemiologia e punta in particolare a rafforzare il sistema di sorveglianza e monitoraggio dei casi.
La secondo riguarda la prevenzione e prevede, tra le altre cose, progetti pilota di screening a livello regionale, soprattutto per quanto concerne l’epatite C, e un lavoro di sensibilizzazione per aumentare l’adesione alla vaccinazione contro l’epatite B.
La terza linea di indirizzo riguarda la conoscenza e l’attività di formazione e informazione, tra i cittadini ma anche tra i medici e gli operatori sanitari.
La quarta si concentra sull’accesso alle cure e prevede la definizione di Linee guida per i percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali, l’istituzione di un Registro nazionale Epatiti e la realizzazione di una rete di centri specializzati.
La quindi linea di indirizzo, infine, riguarderà la qualità di vita dei pazienti e si concentrerà sull’assistenza domiciliare, sul counselling per i malati e i familiari, sulla valutazione dell’impatto della malattia sulla vita sociale, lavorativa ed economica, ma anche la possibilità di revisione della normativa in materia sociale e di lavoro per favorire l’aderenza e la continuità terapeutica da parte dei pazienti.
Un lavoro impegnativo, ma che porterà importanti benefici al Paese e al Ssn, “sia in termini di salute che di risparmi economici”, ha affermato Ruocco spiegando che, considerati solo i farmaci, l’Epatite C costa ogni anno 120 milioni di euro e l’epatite B 122 milioni di euro. A questi si aggiungerebbero i costi per gli esami, per i ricoveri, per i trapianti eventualmente necessari in alcuni pazienti, oltre che i costi in termini sociali e di giornate di lavoro perse.
Ma il Piano nazionale non sarà l’unica novità per il prossimo anno. “Sarà infatti lanciata una campagna radiofonica in diverse lingue, proprio per sensibilizzare e alzare l’attenzione tra la popolazione straniera residente in Italia”, ha spiegato Maria Linetti, della Direzione della comunicazione del ministero della Salute, sottolineando l’importanza di una campagna che tenga alta l’attenzione su una malattia che è quasi sempre asintomatica. “I cittadini devono sapere che il rischio c’è, anche se non si percepisce, e rivolgersi al medico per ricevere informazioni, fare il test e assumere gli stili di vita più adeguati a prevenire l’infezione”.
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