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Giovedì 22 FEBBRAIO 2024
Autonomia differenziata. Schillaci: “Non mette in discussione l'unitarietà del diritto alla tutela della salute”

Così il Ministro della Salute rispondendo ad un’interrogazione del Pd sul divario Nord-Sud. “Vi posso garantire che non mancano gli sforzi per assicurare una piena attuazione dei LEA, indipendentemente dalla riforma sull'autonomia differenziata. Mi chiedo però se coloro che muovono le accuse di privatizzazione o di misure inconsistenti non siano gli stessi che invece di lavorare per l'abbattimento dei tetti di spesa per assumere personale hanno preferito negli anni precedenti che proliferassero le cooperative dei medici a gettone”

“L'autonomia differenziata non mette in discussione l'unitarietà del diritto alla tutela della salute, ai sensi dell'articolo 32 della Costituzione, come diritto e prerogativa di cittadinanza, così come declinato attraverso i LEA, ma rappresenta un potenziamento della facoltà delle Regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei LEA, secondo le condizioni previste nell'articolo 116 della Costituzione. I LEA costituiscono in questa materia esplicazione della funzione di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione”. Così il Ministro della Salute, Orazio Schillaci rispondendo ad un’interrogazione sul divario Nord-Sud.

La risposta del Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio gli interroganti per aver segnalato le preoccupazioni correlate all'attuazione del principio di autonomia differenziata.

In via prioritaria e in estrema sintesi però osservo che l'Italia non ha mai finanziato il Servizio sanitario nazionale con più del 7 per cento del PIL, con la sola eccezione del periodo del Covid. Non è possibile effettuare comparazioni tra i diversi Paesi utilizzando questo indicatore, che chiaramente dipende molto dalla ricchezza prodotta e non permette di apprezzare la dinamica del valore assoluto delle ingenti risorse messe a disposizione.

Il sistema sanitario nazionale ha una matrice universalistica e, come chiarito dall'OMS, in uno studio del 2009, ripreso recentemente dall'ufficio valutazione di impatto del Senato nel giugno scorso, i sistemi universalistici consumano il 3-4 per cento in meno di risorse per raggiungere pari livelli di salute. Questo impone attenzione quando si fanno questi confronti internazionali.

Il Ministero della salute è impegnato in via prioritaria a restituire ai cittadini un equo accesso alle cure per l'uniforme fruizione in tutto il territorio nazionale dei LEA da parte di tutti i cittadini della Nazione; cosa che negli anni passati non è sempre stata pienamente garantita. Questo obiettivo strategico viene conseguito rinforzando da un punto di vista della dotazione finanziaria il nostro sistema, ma anche adeguando il modello di governo del rapporto fra Stato e Regioni. Per questo, come già anticipato, adotteremo un modello di programmazione sanitaria centrato sullo strumento del piano sanitario nazionale, che testimonia la volontà di passare da una governance pattizia (in questo caso lo strumento è stato il patto per la salute) ad una reale governance condivisa in cui Stato e Regioni si prendono responsabilità davvero condivise verso tutti i cittadini.

Il piano sanitario nazionale non è un esercizio di stile, intende segnare un cambio di passo nelle relazioni tra livello centrale e regionale. Il cambiamento è reso possibile anche dalla capacità di utilizzare dati sempre più integrabili grazie all'investimento tecnologico dell'ecosistema dei dati sanitari. Questo permetterà di comprendere veramente il fabbisogno di salute, con un modello nazionale di classificazione e stratificazione dei bisogni, il relativo fabbisogno finanziario e di valutare le reali performance dei sistemi regionali, potendo così garantire il rispetto dei LEA.

L'autonomia differenziata non mette in discussione l'unitarietà del diritto alla tutela della salute, ai sensi dell'articolo 32 della Costituzione, come diritto e prerogativa di cittadinanza, così come declinato attraverso i LEA, ma rappresenta un potenziamento della facoltà delle Regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei LEA, secondo le condizioni previste nell'articolo 116 della Costituzione. I LEA costituiscono in questa materia esplicazione della funzione di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione.

Secondo quanto previsto nell'articolo 1 dello schema di disegno di legge in materia di autonomia differenziata, versione 2 febbraio 2023, i LEA in sanità indicano una soglia costituzionalmente necessaria e costituiscono il nucleo invalicabile per rendere effettivi tali diritti e per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra Stato e autonomie territoriali e per favorire un'equa ed efficiente allocazione delle risorse e il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti i diritti civili e sociali.

In quest'ambito il Ministero della salute è fortemente impegnato nell'implementazione e nell'aggiornamento del contenuto delle prestazioni comprese nei LEA e nel rafforzamento dei relativi strumenti di governance.

Ho pieno rispetto delle valutazioni Svimez, che da molti anni fotografano una innegabile situazione di difficoltà delle Regioni del Sud, vi posso garantire che non mancano gli sforzi per assicurare una piena attuazione dei LEA, indipendentemente dalla riforma sull'autonomia differenziata. Mi chiedo però se coloro che muovono le accuse di privatizzazione o di misure inconsistenti non siano gli stessi che invece di lavorare per l'abbattimento dei tetti di spesa per assumere personale hanno preferito negli anni precedenti che proliferassero le cooperative dei medici a gettone.

Io rivendico a questo Governo lo stop ai medici del gettone e il blocco dei tagli di questo Governo. Lo stanziamento di risorse per gli aumenti dei rinnovi contrattuali è un altro punto. Potevamo fare di più? Ovviamente sì, stiamo lavorando per farlo. Lasciate però che le ovvietà di alcuni opinionisti, perché la visione su cui avete dubbi si realizza con la riorganizzazione delle strutture, con l'abolizione dei tetti di spesa, con lo scudo penale, con gli aumenti salariali, con gli incentivi per gli specializzandi, solo come alcuni esempi.

La replica di Fina (Pd). Signor Presidente, senatrici, senatori, Ministro, la verità è che di fronte all'oggettività dei numeri rispondete con argomentazioni di comodo, nonostante in gioco ci sia la salute delle persone, il diritto a vivere e ad essere curati di milioni di italiani ed italiane.

Signor Ministro, la fondazione GIMBE usa parole inequivocabili. Il nostro Servizio sanitario nazionale è ormai segnato da inaccettabili diseguaglianze regionali e con l'attuazione delle maggiori autonomie in sanità si legittimerà normativamente la frattura strutturale Nord-Sud. A questo non rispondete. E a chi ha dubbi sulle vostre responsabilità, dopo un anno e mezzo di Governo, suggerisco di toglierseli osservando cosa accade ad esempio in Abruzzo, dove governate da cinque anni. Lei stesso ha detto che ci deve essere corresponsabilità tra Governo nazionale e regionale; mentre parliamo, proprio adesso, centinaia di persone esasperate hanno occupato la ASL dell'Aquila contro lo sfascio della sanità pubblica. La Regione ha perso moltissimi reparti di eccellenza e paga 108 milioni di mobilità passiva, cioè in migliaia sono costretti a farsi curare in altre Regioni alle quali gli abruzzesi pagano i servizi e il personale, mentre i propri servizi e il proprio personale languono. Nei nostri ospedali mancano i più banali ma fondamentali presidi sanitari: gli elettrodi per elettrocardiogrammi, i deflussori per flebo e addirittura i guanti monouso.

Ancora, i pronto soccorso sono in continua emergenza, gli operatori sanitari esausti, le liste d'attesa sono ormai infinite e costringono gli utenti a rivolgersi ai privati, oppure ad abbandonare le cure: lo fanno il 7 per cento dei cittadini e delle cittadine, evidentemente ormai di serie B, C o Z. Il personale assolutamente insufficiente e sempre più spinto ad abbandonare la nostra Regione verso sanità ben più accoglienti, è anche una chiara conseguenza del blocco dei tetti di spesa che non avete voluto affrontare e superare. Lei li ha citati: ricorderà che era il 2009, Governo Berlusconi, Giorgia Meloni ministro.

Assolutamente carente è l'edilizia sanitaria, con continui annunci, nuove strutture che comunque sarebbero inutili, senza nuovo personale. Ma questo il romano Marsilio lo sa, visto che oltre a tornare ogni sera a casa sua, a Roma, si è guardato bene dal farsi curare e a far curare i suoi cari nella sanità che lui stesso amministra. E sa anche che l'autonomia differenziata per l'Abruzzo significa almeno 400 milioni di euro di trasferimenti in meno, che saranno tolti ancora nella sanità.

È giusto che lo sappiano tutti i cittadini e i cittadini nel Mezzogiorno: questo è quello che vi aspetta, soprattutto dopo la cura dei patrioti secessionisti, per poi magari dirci: l'operazione è riuscita? Il paziente è morto. Ma noi ve lo impediremo.

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