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Martedì 20 FEBBRAIO 2024
Sardegna. Laboratori di analisi in rivolta sulle nuove tariffe

Tinti (OdB Sardegna): “Rifacendosi al 2017 con calcoli di costi in quell’anno inferiore, il nuovo tariffario taglia i rimborsi delle prestazioni ambulatoriali attuali fino al 70% per i laboratori di analisi cliniche convenzionati col Ssn, rispetto addirittura alle tariffe già obsolete di 28 anni fa (del 1996). Si rischia di costringere le strutture sanitarie a rinunciare all’accreditamento e far pagare le prestazioni ai pazienti. La Regione intervenga”.

I laboratori di analisi e le strutture di specialistica ambulatoriale in rivolta in tutta Italia, insorgono anche in Sardegna contro il nuovo tariffario. Dal 1° aprile il nuovo tariffario sull’aggiornamento dei LEA, che il ministero della Salute intende attuare, taglia i rimborsi delle prestazioni ambulatoriali attuali fino al 70% per i laboratori di analisi cliniche convenzionati col SSN. A parlare della delicata problematica a Quotidiano Sanità è il Presidente dell’Ordine dei biologi della Sardegna, Enrico Tinti, coordinatore sul territorio dei laboratori Federlab.

“Il decreto del ministero della Salute, di concerto con il MEF – spiega il biologo -, pubblicato nella G.U. del 4 agosto 2023 e relativo alle tariffe dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), attua il DPCM del 12 gennaio 2017 ed aggiorna le tariffe delle prestazioni di specialistica ambulatoriale (analisi del sangue, visite mediche, esami radiologici, ecc.) e dell’assistenza protesica che erano fermi, rispettivamente, al 1996 e al 1999, includendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed eliminando quelle ormai obsolete”.

“Si tratta di un documento che era molto atteso proprio perché va ad aggiornare le tipologie di prestazioni – approfondisce il Presidente dell’OdB Sardegna -. Qual’è allora il problema? Il problema sta nelle tariffe di riferimento per ciascuna prestazione perché calcolate sulla base dei costi del lontano 2017, anno in cui le spese di gestione delle strutture sanitarie erano significativamente più ridotte. La proposta del nuovo nomenclatore per i laboratori risulta dunque insostenibile dal punto di vista economico”.

“I laboratori di specialistica ambulatoriale, in questo modo, entreranno infatti in sofferenza, potrebbero arrivare a sentirsi costretti a rinunciare all’accreditamento con il SSN e dover addossare per intero i costi delle prestazioni ai pazienti. I rimborsi previsti dal decreto per le attività di laboratorio non coprono nemmeno i costi fissi delle stesse prestazioni. Ciò si ripercuoterà sulle liste di attesa delle strutture pubbliche che saranno messe a dura prova: in Sardegna attualmente le strutture convenzionate erogano oltre il 60% delle prestazioni ambulatoriali, ed il costo per la Regione, da esse rappresentato, è soltanto il 2,5% della spesa sanitaria”.

“Nel periodo che abbiamo attraversato di emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19, chi ben ricorda, sa bene quanto importante è stata la presenza dell’attività accreditata che i laboratori di analisi hanno potuto offrire a numerosissimi pazienti, facendo respirare le strutture degli ospedali pubblici. Non è che si può pensare drasticamente di ‘polverizzare’ le strutture private convenzionate con un colpo di spugna, sostituendole dai presidi pubblici che già sono fin troppo in affanno”.

“Il nuovo tariffario che il ministero della Salute intende attuare a partire dal 1° aprile 2024 taglia i rimborsi delle prestazioni ambulatoriali attuali fino al 70% per i laboratori di analisi cliniche convenzionati col SSN, rispetto addirittura alle tariffe già obsolete di 28 anni fa (del 1996). Se la Regione Sardegna non propone un tariffario alternativo in grado di coprire i costi di produzione, come già stanno proponendo altre Regioni, come l’Emilia-Romagna, la Toscana e la Lombardia, le strutture di laboratorio dell’isola potrebbero decidere sin da subito di sospendere l'accreditamento e passare direttamente al regime privatistico dei pagamenti, con ciò che ne consegue” – conclude Tinti.

Elisabetta Caredda

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