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L'approvazione dello scudo penale è il "primo vero segnale di coraggio" ricevuto dagli operatori sanitari da parte del governo Meloni. Mentre sulla possibilità di mantenimento in servizio dei dirigenti medici e sanitari fino a 72 anni il bicchiere si può definire "mezzo pieno". Questo il bilancio tracciato a Quotidiano Sanità dal segretario dell'Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, riguardo le modifiche per la sanità apportate al decreto milleproroghe durante i lavori in commissione. Segretario è soddisfatto per l'estensione dello scudo penale per gli operatori sanitari a tutto il 2024? Il via libera, però, è arrivato anche sulla possibilità di pensionamento dei medici a 72 anni da voi contestata. Portare a 72 anni l'età pensionabile potrà effettivamente contribuire a far fronte al problema delle carenze di personale? Giovanni Rodriquez
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Mercoledì 14 FEBBRAIO 2024
Milleproroghe. “Scudo penale è vittoria dignità professionale”. Intervista a Di Silverio (Anaao)
E sulla possibilità di mantenimento in servizio fino a 72 anni: “Una misura che sarebbe stato meglio non approvare. Ma il bicchiere è mezzo pieno. Sono state accolte le nostre richieste: chi deciderà di restare in servizio non potrà né mantenere né ricoprire in futuro ruoli apicali. Su questo siamo stati gli unici a portare avanti questa battaglia di giustizia e trasparenza. Restano ad ogni molto molti dubbi sulla legittimità di far rientrare in servizio chi oggi è già in pensione"
L’approvazione dell'estensione dello scudo penale per gli operatori sanitari rappresenta un significativo passo avanti che mira a garantire la massima tutela dei pazienti e a sostenere, nel contempo, il ruolo cruciale svolto dai professionisti sanitari. Era una nostra priorità e dunque non possiamo che esprimere soddisfazione per il primo vero segnale di coraggio che riceviamo da questo governo su un tema 'ostico'. Ci tengo a ringraziare il ministro della Salute Orazio Schillaci e tutti i parlamentari che si sono battuti per l'approvazione di questa misura, a cominciare da Annarita Patriarca. Per noi questa non è una vittoria del sindacato ma una vittoria per la dignità professionale e la sicurezza delle cure. Rigettiamo ogni tipo di strumentalizzazione politica e presa di distanza su questo e vorremmo che, per una volta, tutti riconoscessero questa come una vittoria professionale. L'auspicio è che sia la prima tappa di un percorso che garantisca ai cittadini equità di accesso alle prestazioni sanitarie e ai professionisti la serenità nello svolgere il proprio lavoro.
Sarebbe stato meglio non approvare questa misura. C'è però da dire che negli emendamenti riformulati approvati, rispetto alle prime stesure, sono state accolto le nostre richieste. Questi contengono infatti diversi 'paletti' e fanno sì che si vada ad evitare quel rischio di blocco delle carriere che sarebbe andato a configurarsi come una vera e propria misura ad personam. Con l'attuale formulazione chi deciderà di restare in servizio non potrà né mantenere né ricoprire in futuro ruoli apicali. Su questo siamo stati unici a portare avanti questa battaglia di giustizia e trasparenza. Restano ad ogni molto molti dubbi sulla legittimità di far rientrare in servizio chi oggi è già in pensione
Se parliamo di numeri, gli aventi diritto a richiedere il mantenimento in servizio sono poco più di mille a livello nazionale. Quanti di questi decideranno di restare a lavoro dovendo abbandonare l'attuale ruolo apicale? Credo davvero pochi. Una misura che inciderà poco o nulla sul tema della carenze.
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