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Martedì 13 FEBBRAIO 2024
Ccnl. Grasselli (Fvm): “Dare risposte nuove a problemi irrisolti, a cominciare dal riconoscimento del valore del lavoro”

In una lettera inviata a Governo e Regioni, il Presidente del sindacato invita ad avviare e chiudere un Ccnl 2022-2024 del personale sanitario, entro la sua scadenza, quindi nel 2024. ”Il Ssn sta entrando in una fase di crisi vertiginosa, si regge sulla professionalità del suo personale. Perso questo patrimonio nessun paese col nostro debito pubblico e la nostra evasione fiscale sarà più in grado di ricostruirlo”

“Il caro vita costerà una perdita di potere d’acquisto di oltre il 6 per cento sul valore delle busta paga. Per il personale della sanità questo significa che i loro contratti, l’ultimo quello dei medici e dei dirigenti sanitari per il triennio 2019-2021 sottoscritto a fine gennaio dopo un decennio di blocco finito nel 2019, sono gravati da una ulteriore perdita di potere d’acquisto. Non c’è ragione più semplice e comprensibile per spiegare la fuga del personale sanitario verso offerte private più flessibili, meno stressanti e più remunerate. Non c’è giustificazione che tenga per non aprire la nuova stagione contrattuale per il personale sanitario”.

Così il Presidente Fmv Aldo Grasselli che in una lettera indirizzata ai Ministri del Mef Giorgetti, della PA Zangrillo, della Salute Schillaci, al Presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga, chiede di avviare nuove politiche sanitarie che correggano le debolezze e rilancino il Ssn. Li invita quindi ad ”avviare e chiudere - per la prima volta dopo decenni - un Ccnl 2022-2024 del personale sanitario, entro la sua scadenza, quindi nel 2024“.

“Sta la nuovo Governo – ha scritto – dare risposte nuove ai problemi irrisolti, a cominciare dal riconoscimento del valore del lavoro di chi la sanità la realizza per tutti, ogni giorno e senza sosta”.

Di seguito la lettera:

“L’analisi del Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta nel suo articolato intervento al recente Assiom Forex di Genova dice a chiare lettere che il lavoro deve essere pagato meglio: “Con pressioni inflazionistiche che volgono al ribasso e profitti delle imprese elevati, un qualche recupero del potere d’acquisto dei salari dopo le perdite subite è fisiologico e potrà sostenere i consumi e la ripresa”.

Quella che segnaliamo alle SSLL è, quindi, un’esortazione che non può riguardare solo il lavoro dipendente privato ma che invita il Governo a dare risposte alla sofferenza del pubblico impiego e in particolare del settore critico del personale del Servizio sanitario nazionale, di concerto con le Regioni e Province autonome che lo impiegano nelle loro strutture.

Se sarà vero che “il 2024 sarà il primo anno, dopo tre di erosione, in cui la crescita delle buste paga supererà quella dei prezzi”, è pur vero che “durante la super inflazione l’impoverimento delle retribuzioni italiane, già ferma da decenni, è stato tra i più gravi delle economie avanzate”. Sono parole del Governatore.

A conti fatti, quindi, il caro vita costerà una perdita di potere d’acquisto di oltre il 6 per cento sul valore delle busta paga.

Per il personale della sanità questo significa che i loro contratti, l’ultimo quello dei medici e dei dirigenti sanitari per il triennio 2019-2021 sottoscritto a fine gennaio dopo un decennio di blocco finito nel 2019, sono gravati da una ulteriore perdita di potere d’acquisto.

Non c’è ragione più semplice e comprensibile per spiegare la fuga del personale sanitario verso offerte private più flessibili, meno stressanti e più remunerate.

Non c’è giustificazione che tenga per non aprire la nuova stagione contrattuale per il personale sanitario come preannunciato dal Ministro Zangrillo, ma i mesi passano e il via non è ancora stato dato.

Non c’è giustificazione alcuna a non trovare risorse accessorie, di integrazione alla rivalutazione basilare dei contratti, per finanziare e aumentare per via legislativa l’indennità di specificità medica e sanitaria dei dirigenti e analogamente del personale del comparto sanità quale riconoscimento del valore che il servizio dato e il mercato ormai le riconoscono.

Il Servizio sanitario nazionale sta entrando in una fase di crisi vertiginosa, esso si regge sulla professionalità del suo personale e sulla organizzazione e integrazione complessiva di molteplici funzioni essenziali alla realizzazione dei LEA. Perso questo patrimonio nessun paese col nostro debito pubblico e la nostra evasione fiscale sarà più in grado di ricostruirlo.

Perso il SSN in Italia si tornerà al mercato della salute cui fu messo fine nel 1978 con la legge 833, avremo una sanità diversificata in base al reddito, diversificata da regione a regione, da polizza a polizza. Ma questo, sinché non sarà colpevolmente e scelleratamente modificata anche per quanto concerne il diritto alla salute, è in palese conflitto con l’art. 32 della Costituzione.

Il destino del SSN, un pilastro di equità, solidarietà e giustizia sociale è nelle mani dei destinatari di questa elementare ma ineludibile richiesta.

Sta alle SSLL avviare nuove politiche sanitarie che correggano le debolezze e rilancino il SSN.

Sta ai Ministri e agli Amministratori regionali avviare e chiudere - per la prima volta dopo decenni - un Contratto collettivo, quello del triennio 2022-2024 del personale sanitario, entro la sua scadenza, quindi nel 2024.

Sta al nuovo Governo dare risposte nuove ai problemi irrisolti, a cominciare dal riconoscimento del valore del lavoro di chi la sanità la realizza per tutti, ogni giorno e senza sosta.

Ricordando che nella pubblica amministrazione non esiste probabilmente alcun altro settore in cui tutte le esigenze urgenti hanno una risposta pronta, una risposta che compensa altre funzioni articolate in modalità non continuativa, tali da lasciare scoperte le ore della notte e delle festività.

Nella pubblica amministrazione non esiste alcuna altro settore in cui il singolo dipendente o dirigente sia esposto personalmente alle rimostranze di inefficienza sistemica da parte degli utenti-pazienti, lo dimostra il livello parossistico del contenzioso legale e delle aggressioni.

In nessun altro settore della pubblica amministrazione probabilmente il personale può lamentare di avvertire una condizione di sfruttamento che porta alla fuga migliaia di dipendenti, medici e sanitari, schiacciati dallo stress e dal superlavoro.

A queste condizioni si può rimediare con solo due misure urgenti: assumere personale in misura adeguata per ridistribuire opportunamente i carichi di lavoro e ristabilire condizioni di serenità operativa funzionale alla natura del servizio, e poi riconoscere stipendi commisurati alla specificità del lavoro in sanità, che merita di recuperare potere d’acquisto per le famiglie di un settore che conta 135.000 dirigenti medici e sanitari e oltre 600.000 figure professionali del comparto insostituibili”.

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