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Gentile direttore, Sul fatto che il Governo non faccia la sua parte sul finanziamento e sulla politica del personale in sanità lo dicono e lo dimostrano in tanti a partire dagli stessi sindacati che hanno organizzato lo sciopero, ma mi riservo un piccolo spazio per sottolineare e, se potessi, urlare che il prezzo ingiusto di disorganizzazione e servizi che le Regioni fanno pagare ai cittadini ha molto a che vedere con questo Governo e con il suo Ministro della Salute. Governo e Ministro che debbono sapere che le Regioni sono prevalentemente governate (purtroppo a mio parere) dal centro-destra come una rapida scorsa all’elenco dei loro Presidenti mette in evidenza. Governo e Ministro debbono poi sapere che è loro compito sia monitorare l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) da parte delle Regioni che di vigilare perché le scelte sbagliate di queste non incidano su questi livelli. In altre parole “disorganizzazione e disservizi” non sono una faccenda privata tra cittadini e operatori da una parte e Regioni dall’altra. Sono una faccenda che riguarda molto sia il Ministro che il Governo. Quando leggo nel sito del Ministero della salute che “Stato, Regioni, Aziende e Comuni, nei rispettivi ambiti di competenze, devono collaborare tra di loro, con l’obiettivo di assicurare condizioni e garanzie di salute uniformi su tutto il territorio nazionale e livelli delle prestazioni sanitarie accettabili e appropriate per tutti i cittadini” , do per scontato che tra le competenze dello Stato e quindi del Ministero ci sia quella di “controllo” della azione regionale in tema di salute. Ma questa funzione di controllo al Ministero della Salute non piace, come si ricava anche dalla Direttiva generale per l’attività amministrativa e la gestione – Anno 2023 che lo riguarda. Ho preso come indicatore il punto 2.4.2 “Monitoraggio dell’attuazione della riqualificazione della rete ospedaliera” che è tutto centrato sulla funzione di indirizzo del Ministero in cui è prevista ad esempio la revisione del DM 70, ma non c’è il benchè minimo accenno alla funzione di controllo. Nella Direttiva del 2021 questo punto era molto più sviluppato ed il cuore delle azioni ministeriali previste aveva al centro proprio l’azione di controllo sulla applicazione del DM 70 nelle Regioni. Purtroppo la funzione di controllo (che dilettantescamente considero quella funzione intrinsecamente legata alle altre due funzioni di indirizzo e monitoraggio che da sole non avrebbero senso) quanto più piace al Ministero della Economia e delle Finanze, che non molla ad esempio sul tetto di spesa del personale, tanto meno piace al Ministero della Salute che anzi vi sta abdicando. E pensare che il Ministero ha sia i dati che gli strumenti. Lasciati da parte gli indicatori del Nuovo Sistema di Garanzia, che non servono davvero a niente tanto sono inadeguati (parere mio), le elaborazioni dell’Agenas sia attraverso il suo portale statistico che attraverso il Programma Nazionale Esiti forniscono informazioni utili sui risultati delle politiche regionali. E’ attraverso questi dati che si potrebbe ricavare segnali su come le scelte di una Giunta influiscano su quella disorganizzazione e su quei disservizi che il Ministro denuncia quasi fosse un compito dei Sindacati segnalarli e correggerli. Ma le nuove Giunte sono tutte di centro-destra per cui capisco perché cadano nel vuoto i miei ossessivi richiami qui su Qs e in qualunque altra sede a me accessibile sui danni inferti alla sanità pubblica delle Marche dalla nuova Giunta che piace tanto alla Presidente Meloni. Il Ministero avrebbe oltre ai dati anche degli strumenti “forti” come l’approvazione dei programmi di edilizia sanitaria delle Regioni, ma se controlli e verifiche vengono fatti al riguardo le maglie sono talmente larghe da far passare quelli di Regioni, come le Marche ancora una volta, che in questi programmi disattendono completamente il DM 70 (vedi sopra) e arrivano a prevedere sale operatorie e posti letto di terapia intensiva post-operatoria in presidi ospedalieri di area disagiata. Purtroppo la sanità populista dell’attuale Governo ostenta rigore al livello centrale dove la preoccupazione sono i conti, ma lasciala la briglia sciolta sulle scelte alle Regioni dove la preoccupazione sono i voti. Risultato: quella disorganizzazione e quei disservizi al livello regionale che il Ministro lamenta. Ma il Ministro ha un vantaggio: dovrebbe avere vita facile a cercarle combatterli visto che stanno prevalentemente dentro la stessa casa politica del suo Governo. Se vuole nella stanza delle Marche lo accompagno io. Claudio Maria Maffei
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Giovedì 07 DICEMBRE 2023
Sono d’accordo col Ministro a metà
tra le tante (troppe?) dichiarazioni rilasciate ieri dal Ministro della Salute in relazione allo sciopero di infermieri e medici mi ha colpito in modo particolare quella a proposito della voglia, secondo lui presunta, del governo di affossare la sanità pubblica: “Affermare che intendiamo depotenziarla è ideologia pura. Mi trovi una sola norma a dimostrazione di questo assunto. Piuttosto focalizziamo il problema non sui fondi ma su come vengono spesi, sugli sprechi. Sono troppe le Regioni che impongono ai cittadini un prezzo ingiusto di disorganizzazione e disservizi”. La teoria del Ministro è che il governo fa la sua parte, ma le Regioni no. Ancora una volta faccio ricorso alla citazione della mitica frase del calciatore che si diceva completamente d’accordo col mister a metà. Leggendo quella frase di ieri del Ministro mi dichiaro d’accordo con lui a metà: ha ragione quando se la prende con le Regioni e sbaglia quando dice che il Governo invece fa la sua parte.
Coordinatore Tavolo Salute Pd Marche
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