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L’Hiv rialza la testa, nei due anni post-Covid dopo oltre un decennio di trend in costante discesa, si registra un nuovo aumento dell’incidenza: 1.888 nuovi casi segnalati nel 2022, +32% rispetto al 2020. Un incidenza comunque inferiore rispetto alla media degli Stati dell’Unione Europea (3,2 vs 5,1 nuovi casi per 100mila). È questa l’istantanea scattata dall’aggiornamento della sorveglianza nazionale delle nuove diagnosi di infezione da HIV e dei casi di Aids al 31 dicembre 2022, curato dall’Iss e pubblicato in vista della Giornata Mondiale dell’1 dicembre. Lazio, Toscana, Abruzzo e Campania sono le regioni dove si sono registrate le incidenze più alte. L’84% dei casi scoperti è ascrivibile a rapporti sessuali (43% eterosessuali, 41% MSM), prevalentemente maschi (79%). L’età mediana era di 43 anni per i maschi e 41 per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 30-39 anni (7,3 nuovi casi ogni 100mila residenti tra i 30 e i 39 anni) e 25-29 (6,5 nuovi casi ogni 100mila tra i 25-29 anni); in queste fasce di età l’incidenza nei maschi è 3-4 volte superiore a quella delle femmine. È inoltre in continuo aumento la quota di nuove diagnosi in persone con più di 50 anni: passata dal 20% del 2015 al 31% del 2022. Oltre la metà (58%) delle persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2022 erano in fase avanzata di malattia, cioè con una situazione immunitaria seriamente compromessa o addirittura già in Aids, in cui l’infezione è rimasta misconosciuta per anni. Inevitabili i riflessi sull’efficacia della terapia antiretrovirale, sottolinea l’Iss, che risulta inferiore in caso di diagnosi tardiva, e sulla probabilità di trasmettere involontariamente l’HIV non usando le protezioni adeguate. Negli over 50 la quota di diagnosi tardive arriva all’80%. È invece diminuito 2016 al 2020 il numero di nuove diagnosi negli stranieri, anche si registra un lieve aumento negli ultimi due anni post pandemia. Diminuisce l’attitudine a fare il test HIV in seguito ad un contatto sessuale non protetto, mentre aumentano i test eseguiti perché già presenti sintomi legati all’HIV. Il 24,3% ha effettuato i test dopo comportamenti sessuali a rischio, l’8,9% per controlli di routine o iniziative di screening a seguito di campagne informative, il 4,5% per accertamenti per altra patologia. Aids conclamata. Dall’inizio dell’epidemia (1982) a oggi sono stati segnalati 72.556 casi di AIDS, di cui 47.408 deceduti entro il 2020. Nel 2022 sono state notificate 403 nuove diagnosi di AIDS con un’indicenza di 0,7 casi per 100mila residenti; si è osservato un leggero aumento dei casi negli ultimi due anni post Covid 19. Nelle persone che non hanno effettuato trattamenti antiretrovirali pre-AIDS, la polmonite da Pneumocystis jirovecii è la più comune patologia di esordio (21,9% nel 2022) ed è quella che ha subito il calo più evidente nell’ultimo ventennio. Dato preoccupante, nel 2022, il 75,4% delle persone diagnosticate con Aids non aveva ricevuto una terapia antiretrovirale prima della diagnosi. La proporzione di persone con nuova diagnosi di Aids che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere HIV positiva nel semestre precedente la diagnosi di AIDS è rimasta stabile nel 2022 (83,7%) rispetto al 2021 (83,9%). Stabile infine il numero di decessi in persone con Aids: 528 dal 2014 e nel 2020.
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Giovedì 30 NOVEMBRE 2023
Hiv. Incidenza in crescita negli ultimi due anni, ma sotto la media Ue. Un terzo delle diagnosi negli over 50. I dati Iss
La quota di nuove diagnosi in persone con più di 50 anni è in continuo aumento (dal 20% del 2015 al 31% del 2022), con diagnosi tardive nell’80% dei casi. Diminuisce inoltre l’attitudine a fare il test HIV in seguito ad un contatto sessuale non protetto. I dati pubblicati in vista della Giornata Mondiale dell’1 dicembre. IL REPORT
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