quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 30 NOVEMBRE 2023
Su Hiv e Aids molti risultati raggiunti ma ancora c’è tanta strada da fare



Gentile Direttore,
in occasione della Giornata Mondiale contro l'AIDS credo sia giusto celebrare i successi ottenuti nel contrasto all’infezione, ma è altrettanto importante dirigere l'attenzione verso aspetti meno visibili e approfondire argomenti che meritano una riflessione più attenta.

I dati dell’ultima indagine dell’Istituto Superiore di Sanità – Centro Operativo Aids – mostrano che nel 2022, l'Italia ha registrato 1.888 nuove diagnosi di infezione da HIV, corrispondenti a un'incidenza di 3,2 nuove diagnosi per 100.000 residenti. Sebbene l'incidenza delle nuove diagnosi abbia mostrato una tendenza al ribasso dal 2012, si osserva un leggero aumento negli ultimi due anni post-COVID-19. In confronto con la media stimata dei Paesi dell'Europa occidentale e dell'Unione Europea, l'Italia si colloca al di sotto, registrando 5,1 casi per 100.000 residenti in entrambe le aree.

L'analisi per fasce d'età evidenzia che la maggior incidenza di nuove diagnosi si registra nel gruppo 30-39 anni, segnando un cambiamento rispetto agli anni precedenti in cui la fascia 25-29 anni era più colpita. La trasmissione sessuale, con maschi che fanno sesso con maschi (MSM), maschi eterosessuali e femmine eterosessuali in ordine decrescente, rappresenta la modalità prevalente di contagio. Il numero di nuove diagnosi in stranieri è costante dal 2016.

Ciò che però appare particolarmente preoccupante è l'incremento delle diagnosi tardive nel 2022, ovvero le persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da HIV (con bassi CD4 o in AIDS); infatti 2/3 degli eterosessuali maschi e più della metà delle eterosessuali femmine sono stati diagnosticati con CD4 <350 cell/µL. Ritengo sia importante sottolineare questa tendenza per non perdere di vista il ruolo fondamentale di una sempre maggiore diffusione dei test. Quasi il 50% delle nuove diagnosi avviene dopo la manifestazione di sintomi o patologie correlate all'HIV e il fatto che questa percentuale sia in aumento rispetto agli anni precedenti indica la necessità di intensificare gli sforzi di sensibilizzazione e screening, mirati non solo a far emergere il sommerso ma anche a ridurre il numero di "late presenters".

D’altro canto, occorre tener presente che oggi l'efficacia della terapia antiretrovirale ha fatto sì che l’infezione non sia più sinonimo di un destino segnato, naturalmente a patto che l’accesso alle cure sia garantito e che queste siano continue. Ricerca e sperimentazione hanno portato allo sviluppo di terapie innovative che, se correttamente assunte, agiscono efficacemente in ambito clinico, portando così a una condizione di cronicizzazione. Ne consegue la necessità di gestire una popolazione crescente di persone che invecchiano e invecchieranno con l’HIV, anche in una prospettiva di genere, tenendo conto delle possibili comorbidità – cioè la presenza contemporanea di più patologie – per le quali è necessario un approccio olistico che parta da una presa in carico plurispecialistica.

Con Fondazione The Bridge, che ho l’onore di presiedere, stiamo lavorando su diversi aspetti connessi a questa fondamentale premessa attraverso il coinvolgimento di stakeholder di diversa provenienza, sia a livello nazionale con il progetto Coalition HIV e con la rete che approfondisce le comorbidità oncologiche tra le persone che vivono con HIV, sia internazionale, nell’ambito dell’iniziativa europea HIV Outcomes.

Innanzitutto, dalla discussione nata in seno a tali autorevoli gruppi di lavoro è emersa l’opinione condivisa che per far fronte a queste nuove esigenze appare prioritaria in tutte le Regioni italiane l’adozione dei PDTA - Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali – in HIV. I PDTA sono infatti strumenti di gestione e programmazione clinico-organizzativa che definiscono la migliore sequenza di azioni clinico-assistenziali rivolte ai pazienti, che oggi però, in ambito HIV sono utilizzati in modo disomogeneo a livello regionale, con una conseguente e pericolosa frammentazione del servizio che ricade soprattutto sul corretto accesso alle cure del paziente. In tal senso, l’obiettivo è individuare un modello unitario a livello nazionale, da presentare in Conferenza Stato Regioni, che possa fungere da ausilio per l’elaborazione dei PDTA regionali e per la loro implementazione sui territori.

Un altro tema che ancora oggi dimostra la sua rilevanza è quello dello stigma, che purtroppo è ancora troppo presente nella nostra società e continua a condizionare in maniera sostanziale la vita delle persone con HIV. Da una nostra recente ricerca – su un campione di 915 dipendenti di 32 ospedali in città medie, grandi e metropoli di 10 Regioni italiane – è emerso un forte fabbisogno formativo da parte degli operatori sanitari ospedalieri, sia rispetto al grado di conoscenza dei temi connessi all’HIV, sia allo stigma. La stessa tipologia di indagine sulle RSA è risultata addirittura infruttuosa a causa dell’insufficiente numero di operatori disposti a rispondere al questionario, il che la dice lunga – anche se non è possibile provarlo – su quanto queste strutture ritengano fondamentale affrontare questi temi. Dalla survey emerge anche che il tema dell’U=U (se l’HIV non è rilevabile, non è trasmissibile) non sembra essere ancora diffuso a sufficienza e c’è la necessità che venga più largamente riconosciuto, dal momento che la paura del contagio sta alla base di molto, se non della totalità, dello stigma a cui le persone con HIV sono soggette.

Naturalmente, ho qui citato solo alcuni dei principali temi sui cui è necessario un confronto costruttivo tra tutti i soggetti interessati – decisori, società scientifiche, associazioni di pazienti e aziende che operano in questo ambito – e come Fondazione The Bridge confermiamo il nostro impegno per mantenere alta l’attenzione su aspetti che hanno implicazioni ampie e complesse nella nostra società e richiedono soluzioni condivise che tengano conto dell’attuale evoluzione del contesto scientifico e sociale.

Rosaria Iardino
Presidente Fondazione The Bridge

© RIPRODUZIONE RISERVATA