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Giovedì 30 NOVEMBRE 2023
Fisioterapista di comunità. Facciamo chiarezza sulla delibera dell'Asl Toscana Centro



Gentile Direttore,
ho letto con grande interesse il recente articolo in cui Elisabetta Caredda riporta la posizione della Dottoressa Bonaiuti sulla sentenza del Consiglio di Stato a proposito del progetto Fisioterapista di Comunità.

Provo a riassumere i punti salienti:
Il primo elemento che viene affrontato è “il rischio di creare una grande confusione per chi non è interno alla disciplina medica”, insinuando che il presidente OFI interprovinciale Firenze Arezzo Lucca Massa Carrara Pistoia e Prato abbia inteso mettere sullo stesso piano il medico fisiatra con il fisioterapista.

Ritengo che si tratti di un’interpretazione arbitraria che distorce quanto scritto nel progetto aziendale, dato che questa visione non è mai stata proposta, né nella delibera né durante i confronti successivi alla sentenza, almeno da parte dei fisioterapisti.

Si sottolinea inoltre che per “un modello di gestione dei pazienti cronici […], non basta la presenza del solo fisioterapista” “per affrontare correttamente il problema della riabilitazione territoriale” e che “il fisiatra come figura professionale altamente qualificato è l’esperto che ha la competenza e la legittimazione per effettuare una valutazione medico-specialistica completa preventiva e diagnostica approfondita del paziente”.

L’articolo continua sollevando la questione dell’appropriatezza, dichiarando che “ai programmatori sanitari miopi [questo concetto] non è noto”, ricordando che la partecipazione attiva del fisiatra alla presa in carico riabilitativa dei pazienti è dunque un passaggio critico che assicura che i pazienti ricevano le cure migliori e in sicurezza.

Si continua dunque a fare riferimento alle attività di riabilitazione quando il termine riabilitazione non compare MAI nella delibera, semplicemente perché il progetto non prevede attività di riabilitazione con redazione di progetto riabilitativo.

Una lettura attenta, e scevra da pregiudizi non costruttivi, del progetto sarebbe stata sufficiente a comprendere che il modello per le attività di riabilitazione in Asl Toscana Centro non è mai stato messo in discussione e che i “programmatori sanitari” non sono stati così miopi, ma probabilmente hanno scritto la delibera con più attenzione di quanta ne sia stata impiegata nel leggerla. Aggiungo che definire di serie B le attività coordinate e concordate dai medici di medicina generale e/o da medici specialisti non fisiatri, seppur NON di riabilitazione, potrebbe sembrare poco rispettoso nei confronti di professionisti che hanno studiato per gli stessi 10 anni.

L’augurio che possiamo farci è che, se veramente vogliamo mettere le persone al centro, dobbiamo ragionare sui loro bisogni e sulla possibilità di differenziare le risposte e gli interventi, mettendo da parte gli interessi di categoria senza che nessuno perda la propria identità professionale.

Sandra Moretti
Direttrice Dipartimento delle Professioni Tecnico Sanitarie, della Riabilitazione e della Prevenzione
ASL Toscana Centro

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