quotidianosanità.it
Diagnostica per immagini estremamente accurata e tecniche chirurgiche mininvasive di ultima generazione hanno rivoluzionato il mondo dell’oculistica e, di conseguenza, la qualità di vita dei pazienti. L’intervento per la rimozione della cataratta, è uno degli esempi più emblematici di questo cambiamento: i pazienti che si sottopongono a tale operazione, grazie all’impianto di cristallini artificiali hanno la possibilità di correggere sia i difetti di visione ‘da lontano’, che ‘da vicino’. “In altre parole, possono guidare la macchina, guardare la televisione, usare il computer o il telefonino, leggere un libro o il giornale, senza ricorrere agli occhiali. Eppure, nonostante la loro comprovata efficacia, nel nostro SSN queste tecnologie digitali sono adottate solamente per il 4% del necessario”, spiega Matteo Piovella, Presidente della SOI, alla vigilia del 102° Congresso della Società Oftalmologica Italiana, in programma il 24 e 25 novembre a Roma, presso il Centro Congressi Rome Cavalieri Hilton. La diagnostica L’accuratezza dei risultati ottenuti con la chirurgia di ultima generazione è tale anche nell’ambito della diagnostica: “Le visite oculistiche, che oggi si avvalgono di diverse strumentazioni, consentono di individuare precocemente malattie complesse e le cure sono diventate talmente efficaci da aver fatto aumentare la richiesta di prestazioni specialistiche di dieci volte in dieci anni. Tuttavia, al lievitare della domanda non è corrisposto un adeguamento dell’offerta, soprattutto nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale”, aggiunge il presidente della SOI. L’attesa media per una visita oculistica convenzionata con il SSN è di 12 mesi, per un intervento di cataratta, che con 650mila interventi ogni anno in Italia rappresenta l’84% del volume di attività di un reparto di oculistica ospedaliero, si aspettano anche due anni. “La carenza di specialisti è senza dubbio tra le principali criticità da affrontare per risolvere l’annoso problema delle liste di attesa: i medici oculisti impiegati nel SSN sono solo 1.500, un numero in continuo calo - sottolinea Piovella - date le difficili condizioni di lavoro. Sommando anche gli specialisti che lavorano nel privato arriviamo ad un totale di 7mila in tutto il territorio nazionale”. Perché le liste di attesa sono sempre più lunghe Ma non è tutto: l’attesa non finisce qui. “Gli esami oggi indispensabili negli anni 70 non esistevano, per cui il modello organizzativo non ne prevede l’effettuazione contestualmente alla visita. Nel nostro sistema sanitario nazionale le prestazioni di oculistica, dalle visite agli esami diagnostici sono offerti separatamente. In altre parole, un paziente che avrà atteso sei mesi per sottoporsi ad una visita specialistica, alla fine dovrà aspettare un tempo altrettanto lungo, se non oltre, per fare l’esame che l’oculista gli avrà prescritto per avere una diagnosi più chiara”, commenta il Presidente della SOI. E con i risultati alla mano, ecco che lo stesso paziente dovrà prenotare una nuova visita con lo specialista. Senza intoppi avrà la sua diagnosi e quindi l’adeguata terapia non prima di 18 mesi. “Ecco spiegato perché molti rinunciano a curarsi e sono in aumento per questo i casi di perdita della vista. SOI indica entro il 2030 il raddoppio in Italia delle persone cieche”, aggiunge Piovella. La diagnosi la fa solo il medico oculista Invertire la rotta è necessario e urgente, soprattutto se si considera che i cittadini sono sempre più spinti a cercare delle alternative, laddove il SSN non offra i servizi richiesti e non si abbia la possibilità di pagare una prestazione di tasca propria. “Non di rado - spiega Piovella - figure non sanitarie, come ottici e optometristi offrono attività proprie del medico oculista, non avendone le competenze, né la capacità. La loro formazione è di tipo commerciale, sicuramente non sanitaria, e quindi devono limitarsi alla vendita di occhiali. I pazienti devono tener presente che solo i medici oculisti hanno per legge una copertura assicurativa adeguata in grado di garantire il giusto risarcimento, laddove il giudice dovesse accertare la presenza di errore o imperizia”. Come risolvere le criticità Adeguare l’organizzazione del SSN al progresso scientifico dell’oculistica, così come di tutte le altre specialità mediche è, dunque, il primo passo da compiere. “Tuttavia, fin quando l’oculistica verrà considerata una specialità elettiva, dunque non salvavita, sarà difficile prevedere uno stanziamento di fondi pubblici consono alle esigenze. Nel frattempo, una prima ed immediata soluzione potrebbe essere la previsione di compartecipazione alla spesa del SSN da parte dei cittadini che se lo possono permettere e sono tanti. In questo modo daremmo la possibilità a tutti di accedere ai trattamenti oggi a disposizione, compresi quelli di ultima generazione, come il cristallino o le terapie per l’occhio secco evaporativo, patologia per la quale fino a un anno fa - conclude Piovella - non si aveva a disposizione alcuna terapia farmacologica efficace. Naturalmente anche tramite SSN”. Isabella Faggiano
stampa | chiudi
Giovedì 23 NOVEMBRE 2023
Oculistica: con le nuove tecnologie le richieste di prestazioni specialistiche sono decuplicate in 10 anni, ma il Ssn non tiene il passo
Piovella: “L’attesa media per una visita oculistica convenzionata con il SSN è di 12 mesi, per un intervento di cataratta si aspettano anche due anni. La carenza di specialisti è tra le principali criticità da affrontare per risolvere il problema delle liste di attesa: nel SSN sono impiegati solo 1.500 oculisti su un totale di 7mila”
© RIPRODUZIONE RISERVATA